Matteo Taranto, lunedì 26 su Rai2 protagonista di “Non Uccidere” e il 29 reading a Lerici.
Quando ti sei detto “da grande farò l’attore”?
Forse sul palco dell’Oratorio Don Bosco, a Spezia, quando avevo 6 anni. A me toccava la battuta finale di uno sketch comico, solo poche parole, ma ovviamente le più attese, quelle che fanno scoppiare la sala in una risata e in un grande applauso. Ecco l’emozione che ho provato in quel momento me la ricordo ancora e, allora come oggi, penso che sia la sensazione più bella del mondo.
L’Oratorio dei Salesiani è stato uno dei tuoi “luoghi del cuore” spezzini?
Assolutamente sì. Ho vissuto sempre al Canaletto e lì ho la maggior parte dei miei ricordi d’infanzia: i giochi all’oratorio, le partite di pallone tra le colonne delle “case nuove”, i pomeriggi alla Maggiolina, la squadra di basket…
Qualche ricordo particolare?
Ricordo che mentre io giocavo a basket, sul campo da calcio vicino giocava Gianluigi Buffon, mio coetaneo, che ha iniziato la sua carriera proprio nel Canaletto. Ricordo che aveva cominciato come centrocampista ma con risultati non esaltanti e così l’avevano messo in porta. Allora suonava un po’ come una punizione e invece…
Dopo l’“illuminazione” sul palco del Canaletto hai seguito il tuo sogno?
È rimasto solo un sogno per tanti anni, poi alle superiori, al liceo artistico di Carrara è successo che per rimediare una brutta insufficienza in italiano, ho iniziato a seguire il corso di teatro tenuto dalla stessa professoressa e lì è iniziato tutto … Abbiamo portato in scena molti spettacoli, vinto concorsi, e ho capito che avrei fatto di tutto per fare questo lavoro.
E i tuoi genitori cosa ne pensavano?
Erano preoccupati, avevano paura per il mio futuro. Dopo le superiori andai a Genova per iscrivermi all’Università ma prima tentai il provino al Teatro Stabile. Mi presero subito e a quel punto anche i miei genitori capirono che non potevano farmi cambiare idea.
Quali sono state le esperienze più significative nella tua carriera?
Io cerco di scegliere sempre produzioni di qualità; questo vuol dire che non sempre arrivano al grande pubblico, ma mi danno molta soddisfazione. Ad esempio è stato molto bello lavorare cinque anni con Alessandro Gassman in teatro portando in giro uno spettacolo che poi è sfociato nel film Razzabastarda, un film coraggioso, per me un ruolo di grande impegno.
In tv hai partecipato a diverse fiction da “Il Bello delle Donne” a “Montalbano” fino a“Non Uccidere”. Che esperienze sono state?
Sono molto legato a “Il Bello delle Donne” perché è stato il mio “battesimo” televisivo, mentre con Montalbano ho sperimentato la sua potenza mediatica: facevo una piccola parte, ma il giorno dopo sono stato inondato di messaggi! Lunedì 26 giugno andrà invece in onda, su Rai2, l’episodio di “Non Uccidere” in cui sono protagonista. È stata una bella esperienza lavorare a fianco di Miriam Leone che ho potuto apprezzare oltre che per la sua bellezza anche per il suo grande impegno.
A proposito di bellezza: quanto ti ha aiutato nella tua carriera?
In verità credo che in molti casi mi abbia ostacolato! Essere belli può essere un problema in Italia, rischi di non essere considerato credibile. Non a caso molti attori italiani per essere apprezzati si sono “imbruttiti”. Una cosa folle, unicamente italiana: basti pensare a quanti attori bellissimi e stimati ci sono nel cinema americano.
Oggi dove vivi?
Vivo a Roma, ma torno spesso a Spezia. Amo navigare per il Golfo con il mio gozzo,al mattino presto: adoro pescare, che credo sia una metafora della vita.
Hai qualche progetto che ti lega a Spezia?
Sarò giovedì 29 giugno al Castello di Lerici dove leggerò poesie e brani dedicati al Golfo dei Poeti. Una serata aperta a tutti, vi aspetto!
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