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Spezzini Fuori Porto n. 20: Simone Ragnetti, nel mondo del lusso e della moda In evidenza

 di Laura Orsenigo - Uno spezzino in giro per il mondo. Con qualche idea su come rilanciare Spezia, partendo dalle sue caratteristiche che la rendono… un “brand” unico.


Da quanto tempo ha lasciato Spezia?
Dal 1996, quando ho iniziato l’Università a Firenze.

Che scuola frequentava?
L’Istituto Da Passano, corso di Ragioneria sperimentale.

Dove ha vissuto?
Con la mia famiglia vivevamo a Valdellora, poi a Montepertico.

Quali sono i suoi “luoghi del cuore” spezzini?
Anche se sono passati davvero moltissimi anni, ricordo le giornate estive trascorse insieme ai miei parenti alla Baia Blu, dove si restava fino a sera per cenare sulla spiaggia. Ci sono tornato qualche anno fa e mi ha messo un po' di tristezza vedere che la spiaggia quasi non esiste più e che ormai è solo un insieme di bagnanti rumorosi e a volte incivili. A me al tempo sembrava un luogo sconfinato e idilliaco.

Cosa le manca di Spezia?

Se devo essere sincero… nulla. Amo le grandi città e particolarmente quelle in cui ho scelto di vivere: Milano, Firenze e Berlino.

Ora dove vive? E di cosa si occupa?

Attualmente vivo a Milano, ma viaggio moltissimo sia per lavoro che per piacere. Sono responsabile del Visual Merchandising per Furla, ma ho un lungo trascorso nel mondo del lusso, da Gucci, a Tom Ford, a Ferragamo... Sostanzialmente definisco i criteri che i negozi nel mondo dovrebbero seguire per esporre il prodotto nelle vetrine e all'interno del punto vendita al fine di incrementare le vendite.

Se dovesse trasferire le sue competenze nell’immaginare un modo per Spezia di proporsi e “mettersi in vetrina” su cosa secondo lei dovrebbe puntare? Quali aspetti andrebbero valorizzati di più?

Credo che Spezia debba smettere di pensare di essere solo un punto di partenza per raggiungere le indubbie bellezze che la circondano e porsi come una destinazione turistica essa stessa. La città ha diverse attrattive architettoniche e la stessa posizione geografica, incastonata tra le Alpi e il mare, la rende affascinante. In più dovrebbe anche rivalutare la sua “cultura” culinaria, fatta di cibi semplici ma gustosi e che non hanno mai mancato di appagare i palati degli amici "forestieri" a cui li ho fatti provare. Una piccola idea: perché non approfittare della stagione turistica per creare una sorta di "festival della cucina spezzina", un luogo all'aperto dove poter gustare i nostri cibi tipici, aperto la sera per accogliere i turisti e gli spezzini di ritorno dal mare che hanno voglia di mangiare qualcosa in un luogo informale e dove possano provare diverse pietanze a costi ragionevoli?

Suo padre Gino, grande scrittore e giornalista (è stato fra l’altro direttore di questo giornale per anni), è un vero appassionato della storia spezzina: anche lei condivide lo stesso amore?

Sono lontano dalla Spezia da tantissimi anni e ci torno raramente, per cui per me è ormai solo il posto dove vive la mia famiglia. Lasciai La Spezia quando ero molto giovane, quindi tutte le esperienze che mi hanno fatto innamorare di un luogo particolare le ho vissute altrove: i miei luoghi del cuore sono sparsi per il mondo.

E quali sono?

I luoghi che più mi hanno conquistato sono stati senza dubbio Lisbona, la Scozia, Berlino, l'India, la Cambogia e il Giappone. Ognuno di essi, anche se per motivi diversi, è un luogo che non posso dimenticare e nel quale vorrei tornare spesso. Lisbona, per il suo fascino inconsapevole e per la cultura variegata della città di frontiera; la Scozia, per gli spazi sconfinati dove regna un silenzio assordante; Berlino, per la storia difficile e intensa che vi si respira in contrapposizione con il suo senso di rinascita; l'India, per i colori, l'architettura di un passato glorioso e i forti contrasti; la Cambogia, per l'umiltà della sua gente e i suoi profumi; il Giappone per la sua delicata bellezza. Del resto, un viaggio del quale restano solo panni sporchi in valigia non vale la pena di essere vissuto.

 

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