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Spezzini Fuori Porto n. 18: Alessia Polleschi Cotigny, dalla Spezia a Parigi a caccia di… teste In evidenza

di Laura Orsenigo - Cerca manager, stilisti e creativi per il mondo della moda e del lusso.


Da quanto tempo ha lasciato Spezia?
Nel 2002 mi sono insediata stabilmente a Parigi. Ma da Spezia sono partita nel ‘91 per seguire gli studi. Ho abitato all'estero e a Milano.

Dove ha vissuto a Spezia?

Ho vissuto sempre in centro: i primi anni dell'infanzia in via XX Settembre e dopo al Canaletto. Ho frequentato le elementari in via Napoli, le medie alla Mario Fontana del Canaletto e Ragioneria a Bragarina.

Quali sono i suoi “luoghi del cuore” spezzini?

Nei primi anni ricordo i "giardinetti " e il dopolavoro della Marina dove si andava a giocare dopo la scuola. Negli anni delle medie, il cortile sotto casa, punto di ritrovo dopo i compiti. E poi la piazzetta del Civico e piazza Verdi che sono state per anni il “quartiere generale” della nostra compagnia.

Luoghi che oggi trova molto cambiati?
Certo, molto. Nel cortile sotto casa siamo stati l'ultima generazione a riunirsi: oggi ci sono solo parcheggi e bidoni della spazzatura! I bambini non escono più da soli, non girano in bicicletta, non si ritrovano nei luoghi pubblici. Per non parlare di Piazza Verdi…e non voglio assolutamente alludere ad alcuna polemica sul suo rifacimento. Dico solo che dagli anni ‘90 la piazza, così come via Chiodo, si sono svuotate del passeggio serale. Magari dopo la trasformazione attuale torneranno a essere un po' più animate. Sarebbe bello.

Cosa le manca di Spezia?

Penso che la risposta sia scontata, ma indubbiamente il mare e al tempo stesso la vicinanza alla montagna. Qui a Parigi se vogliamo vedere il mare (o la montagna ) abbiamo molti chilometri da fare. Un'altra cosa che mi manca molto è la dimensione "umana": il potersi incontrare "in città" o come si dice "in giù", senza appuntamento. Il poter passare e suonare a casa di amici e salire per un caffè. Non dover programmare tutto con settimane di anticipo. Andare a lavorare in bicicletta e metterci 10 minuti (io ne faccio 40 tutte le mattine fra metro e tram). A Parigi non si può passare sotto casa e suonare semplicemente perché non ci sono i citofoni! Bisogna avere un codice ... quindi niente sorprese!

Che cosa invece non le manca?
Diciamo che il rovescio della medaglia della città a taglia umana dove tutti conoscono tutti, è forse la troppa confidenza e la chiacchiera facile. Tutti sanno tutto e in giro si vedono sempre le stesse persone. Altra cosa che davvero non mi manca è il mugugno tipico dello spezzino.

Cosa “importerebbe" di parigino a Spezia?
I momenti conviviali ... Il 21 giugno è la festa della musica: chiunque può suonare per strada, concerti improvvisati sono organizzati ovunque, si esce e si fa festa. A maggio "la festa dei vicini": si organizza una serata nel cortile o nell’atrio del palazzo per un aperitivo con i vicini di casa. Il 14 luglio i "bal des pompiers" organizzati nelle caserme. Ecco i parigini non saranno il massimo della simpatia, però sanno godersi la vita.

… e cosa esporterebbe di spezzino a Parigi?
Di spezzino a Parigi porterei qualche specialità gastronomica. Qui da qualche anno c’è la moda dei food-trucks. Ecco ne vedrei bene uno con farinata e mes-ciua.

Di cosa si occupa a Parigi?
Da quasi nove anni lavoro per un cacciatore di teste specializzato nel settore della distribuzione, moda, lusso. Si tratta di cercare i candidati più adatti alle esigenze e alle richieste delle società e dei marchi che si rivolgono a noi. È un lavoro molto particolare e interessante che mi ha fatto conoscere tantissimi italiani di grande valore.

La ricerca più curiosa di cui si è occupata?
Una delle ricerche più particolari è stata trovare degli stilisti di calzature (e i migliori sono italiani) disposti a partire per Sidney per un marchio di laggiù. Oppure cercare direttori di fabbriche tessili o manager per gli uffici acquisti situati in paesi come il Madagascar o il Bangladesh.

Perché ha deciso di lasciare Spezia? Potrebbe tornarci a vivere?
La decisione di Parigi è stata una scelta familiare. Ma già dai tempi della scuola sentivo il bisogno di una dimensione più internazionale. Di un'apertura sul mondo. Il bisogno di parlare altre lingue. Sì, potrei sicuramente tornare a vivere a Spezia, anzi è il mio desiderio. Perchè Parigi non è "un Paese per vecchi"…

 

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