Il libro di Dino Grassi “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” è stato presentato con successo di partecipazione anche ad Arcola. Sono intervenuti all’iniziativa, organizzata dall’Associazione Culturale Mediterraneo e dalla Sezione ANPI di Arcola, Giorgio Pagano, curatore dell’opera, e Marzio Artiaco, della segreteria provinciale della FIOM.
Pagano si è soffermato sull’ottantesimo anniversario degli scioperi del 1944:
“Nel biennio 1943-1945 rinacque la classe operaia. Tra le componenti della società che uscivano dalla guerra nessuna poteva offrire una immagine così definita come quella della classe operaia. Nel corso dei due anni, inoltre, nacque e si legittimò il partito operaio, il PCI. Ma anche PSI e DC stabilirono un rapporto con settori della classe operaia. La rinascita della classe agì, inoltre, nella strutturazione del nuovo sindacato, che assunse una dimensione di massa in cui trovarono posto opzioni politiche e sindacali diverse, fino alla scissione del 1948. La ‘Memoria’ di Grassi racconta lo sciopero al Muggiano del 29 luglio 1943, quello dal 7 al 10 gennaio 1944, e quello dal primo al 2 marzo 1944: quest’ultimo, in particolare, emerge come uno ‘spartiacque’.
Il colpo che i nazisti e fascisti subirono fu pesante. La repressione antioperaia era stata drammatica, anche al Muggiano: cinque organizzatori dello sciopero furono deportati a Mauthausen, solamente uno di loro fece ritorno. Il cantiere fu colpito da un altro drammatico rastrellamento, con deportazione di forza lavoro in Germania, il 30 giugno 1944. Ma quella classe che resisteva aveva ormai assunto, nella società e nella politica italiane, una funzione “nazionale” e “unitaria”.
La protesta presentò sulla scena gli attori di una nuova generazione operaia – di lì a poco i protagonisti della Resistenza armata – e delineò i valori della centralità del lavoro e della funzione positiva del conflitto sociale. Se leggiamo i documenti del CLN e dei partiti antifascisti nati o rinati nella Resistenza cogliamo la centralità di questi valori, che furono poi sanciti dalla Costituzione”.
“Oggi – ha concluso Pagano – la classe operaia non è concepita, come allora, come il soggetto predestinato al miglioramento della società. Anche perché non c’è nessun soggetto predeterminato a questo miglioramento. Ma ciò non vuol dire che non esista più la questione sociale, anzi. Le diseguaglianze stanno sempre più aumentando. E senza la spinta di chi ‘sta sotto’, dei più deboli, dei lavoratori di oggi, la società non potrà mai migliorare. La lezione di questo piccolo-grande libro è questa”.
Artiaco ha convenuto:
“La ‘Memoria’ di Grassi ci spiega che le lotte di oggi sono collegate a quelle di ieri molto più di quanto si pensi. Anche oggi si lotta per il salario, l’orario, la sicurezza, la dignità. Il Muggiano è cambiato profondamente. Oggi entrano 4 mila persone al giorno, i dipendenti diretti sono solo 700, il resto è assunto da piccolissime ditte d’appalto. Sono lavoratori per oltre la metà stranieri, con una percentuale di contratti a tempo indeterminato non oltre il 30%. Si taglia in salario, sicurezza, dignità. Grazie all’impegno della FIOM la coscienza di classe dei lavoratori in appalto sta crescendo. Con il nuovo contratto dei metalmeccanici vogliamo far sì che il contratto sia applicato anche ai lavoratori delle ditte di appalto, e che il rappresentante sindacale della sicurezza sia di sito, si occupi cioè anche della sicurezza dei lavoratori delle ditte di appalto. Il nostro faro è la Costituzione, nata dalle lotte degli operai di ottant’anni fa”.