Mercoledì 26 giugno alle ore 21, al Circolo ARCI Canaletto, sarà presentato il libro “Tra utopia e realismo. Appunti sul Sessantotto” (ETS edizioni). L'iniziativa, organizzata dall'Associazione Culturale Mediterraneo e dall'Istituto spezzino per la Storia della Resistenza e dell'Età Contemporanea, sarà introdotta da Patrizia Gallotti e da Nicola Pedretti. Interverranno Giorgio Pagano, curatore del libro, Chiara Dogliotti, dottore di ricerca in Storia Contemporanea, e Luca Basile, ricercatore in Storia delle Dottrine Politiche all’Università di Bari.
Il libro ospita scritti di: Giorgio Pagano, Marcello Flores, Luisa Passerini, Chiara Dogliotti, Giovanni Gozzini, Alessandro Santagata, Alfonso Maurizio Iacono, Massimo Cappitti, Luca Basile, Marcello Montanari, Guido Viale.
Quella al Circolo ARCI Canaletto è la prima presentazione alla Spezia. Il libro è già stato presentato con successo a Sarzana, a “Libri per strada”, dove hanno dialogato Roberto Centi, Giorgio Pagano e Alfonso Maurizio Iacono, docente di filosofia all’Università di Pisa.
Secondo i relatori la democrazia partecipata e la lotta per la giustizia sociale furono i temi di fondo del Sessantotto in tutto il mondo, mentre oggi stanno crescendo l’apatia politica e le diseguaglianze.
Il tema del lavoro allora era centrale, ha detto Iacono, e oggi sembra sparito, ma non è così: “il lavoro è frammentato, solo, atomizzato, ma esiste ancora come lavoro sfruttato”. Anche il tema dell’autoritarismo, ha aggiunto, “resta attualissimo”, perché “c’è qualcosa di simile contro cui lottare, il dispotismo che pervade la democrazia”. “Non possiamo vivere nell’eterno presente, dobbiamo comprendere il passato e tornare a sperare nel futuro – ha concluso – il libro ha la qualità di inserire il Sessantotto in un contesto storico più lungo e di cogliere di esso ciò che è irripetibile e ciò che ci parla ancora”.
La quarta di copertina
Sessant’anni fa, il 30 novembre 1964, iniziò l’occupazione di Sproul Hall, nel campus di Berkeley. Joan Baez intonò Blowin’ in the wind di Bob Dylan («Su quante strade deve camminare un uomo / Prima di essere chiamato tale?»). Mario Savio, leader del Free Speech Movement, tenne un brevissimo discorso agli studenti, basato sul concetto che «la storia non è finita» e che «è possibile una migliore società». Il Sessantotto fu la richiesta di un cambiamento di civiltà all’insegna della fratellanza: l’essere persone nuove e il sentirsi reciprocamente legati. Più che un movimento nato nelle sedi istituzionali della politica, un movimento “morale” che poi scoprì la politica ma non assunse una forma definita. E che volle rispondere alle sfide della secolarizzazione ricercando un nuovo senso della vita, intrecciando in questo tentativo spinte di provenienza marxista, cattolica, libertaria. Fu utopia, ma anche realismo, lotta per conquistare qui e ora una scuola e una fabbrica più libere e democratiche, una radicale riforma del sapere e della cultura, una maggiore giustizia sociale.
In questo libro storici, filosofi e studiosi di diversa provenienza riflettono e discutono ancora sugli anni Sessanta e sul Sessantotto. Forse perché l’utopia concreta di «una migliore società» non può esaurirsi, e la storia può e deve ricominciare. Quegli anni sono ormai molto lontani da noi, ma l’approccio umanistico contro un mondo disumanizzato è più che mai necessario.