Riceviamo e pubblichiamo l'intervento dell'azzociazione Murati Vivi in risposta all'intervista della Senatrice Stefania Pucciarelli pubblicata ieri.
"Un appuntamento di fondamentale importanza per l'economia del nostro Paese? Eppure nonostante la tendenza alla crescita sia costante negli anni, il costo della difesa nel nostro paese è circa l'1,3% del PIL, mentre la quota di esportazioni è pari a 1,1%, L'industria conciaria quota l'1% di PIL. Com'è possibile definire l'industria bellica come un pilastro della nostra economia?
Ma al netto dell'entusiasmo, chi ha responsabilità di amministrare una parte della Difesa pubblica per conto dei cittadini non può limitarsi all'esaltazione del comparto militare tout-court, senza l'acribia di chi cerca un conforto nelle cifre reali.
Riteniamo disarmante il riferimento al modello economico constante alla Blue economy, tanto da far impallidire Gunter Pauli e chi ha lavorato e lavora a modelli sostenuti da realtà come ZERI (che non è il comune della Lunigiana).
Ci chiediamo se la sottosegretaria Pucciarelli si sia accorta che al Senato, luogo da lei presumibilmente frequentato prima di avere la responsabilità di sedere in via XX settembre, giace un'interrogazione parlamentare della senatrice Nugnes, la quale chiede, sostanzialmente come mai l'economy che si sviluppa nell'Arsenale spezzino sia black e non blue, al netto delle asserzioni grottesche sulla composizione delle emissioni dei fumaioli ormeggiati che sarebbero composti da vapore acqueo.
Se la sottosegretaria Pucciarelli non avesse letto gli atti, per qualche svista o per i troppi impegni, ci chiediamo se non si sia resa conto in che stato di inquinamento e di nocività stia versando l'Arsenale spezzino e le (poche) attività che in esso si svolgono.
In tempi non sospetti abbiamo espresso, per l'ennesima occasione, la nostra disponibilità al confronto, una condizione lasciata ulteriormente inevasa. Quindi chiediamo alla sottosegretaria cosa ci sia di compatibile ambientalmente negli oltre 100mila metri quadri di amianto presente, nelle continue emissioni di scarico dei fumaioli a poche decine di metri dai centri abitati, nella presenza della discarica abusiva del campo in ferro (con tutti i rifiuti tossici che contiene e nella posizione di stretta correlazione tra centri abitati e mare), nei ripetuti sversamenti di carburanti in mare.
L'appeal economico dell'evento SeaFuture è facilmente smascherato nelle stesse parole della sottosegretaria, per la quale è evidente che la questione dello sviluppo dell'industria bellica e del potenziamento militare del paese si basi una visione del tutto politica, "il dominio marittimo", "per contrastare ogni forma di rischio o minaccia al libero uso". La menzogna di ogni riferimento di rispetto dell'ambiente è sotto gli occhi di tutti.
Sarebbe opportuno che chi rappresenta nelle istituzioni repubblicane esprimesse una valutazione che tuteli la salute dei cittadini e non si limiti a far del marketing di basso profilo, dando un contributo alla bonifica dell'arsenale ed al risarcimento delle comunità che da 150 anni hanno visto sottratto dal medesimo la status di cittadini del mare".