Continua il nostro viaggio nel futuro, un futuro da immaginare, da pianificare, da realizzare. In questa ultima settimana preelettorale ospiteremo le risposte alla nostra inchiesta ad alcuni candidati delle varie liste ai quali abbiamo già mandato le nostre domande. Oggi è la volta di Dina Nobili, consigliera comunale nelle file del PD ma candidata (a sorpresa) per le elezioni regionali nella lista di Italia Viva dopo un brusco e inaspettato passaggio dal Partito Democratico a quello di Matteo Renzi (qui da noi rappresentato da Raffaella Paita che ha accolto a braccia aperte il neoacquisto).
Il passaggio della Nobili è stato così improvviso che ha lasciato strascichi e malumori nelle stanze di via Lunigiana, sede del Pd, dove tanti suoi ex colleghi di partito hanno mal digerito la decisione della consigliera.
Dina Nobili ha 50 anni, lavora come tecnico radiologo nel reparto ASL di medicina nucleare e da 3 anni è nel Consiglio Comunale della nostra città.
G.d.S. Sono passati 151 anni da quando il generale e architetto Domenico Chiodo inaugurò l’Arsenale Militare della nostra città. Da quel giorno cambiò radicalmente la natura e il destino di Spezia e degli spezzini. Quella che sembrava destinata a diventare una “splendida perla sul mar”, una città turistica e a vocazione terziaria, si trasformò prima in una città militare, basata sul parastato e successivamente in una città industriale legata alla difesa. Insomma, ma che razza di città è oggi Spezia e la sua provincia?
Dina Nobili - Oggi Spezia e la sua provincia sono un territorio con enormi potenzialità che negli ultimi anni non sono state assolutamente sfruttate o valorizzate. Peracchini è il Sindaco della decadenza e del degrado della città.
Questa Giunta aveva ereditato un settore in espansione, quello legato alle imprese del turismo, ma non ha centrato in questi tre anni alcun obiettivo di crescita, anzi l’aumento della tassa di soggiorno senza servizi aggiuntivi non ha fatto altro che indebolirlo.
E poi la sporcizia, l’abbandono dei quartieri, l’assenza del decoro. Spezia è anche una città più insicura. La destra, che doveva controllare la città, l’ha invece abbandonata: nessun progetto, nessuna idea, nessun scatto in avanti.
G.d.S. Proviamo a immaginare il futuro adesso. Quello che vedranno i nostri figli e i nostri nipoti. Quale città gli stiamo preparando? O meglio, quale città tu pensi che valga la pena di preparare loro? E quale sarà il tuo impegno in Regione in questo senso?
D.N. I nostri figli avrebbero grandi possibilità in questa città. Spezia negli anni ha visto convivere realtà produttive, artigianali, grandi cantieri navali, industria e da alcuni anni anche il settore del turismo. Ma serve visione per questo territorio, una visione che manca a partire da scelte strategiche come la riconversione delle aree Enel che garantirebbero un nuovo sviluppo economico per la nostra provincia, permettendo così la creazione di nuovi posti di lavoro in chiave più moderna e soprattutto a basso impatto ambientale. Per non parlare poi di quanti potrebbero essere gli investimenti da sfruttare per le aree militari, del polo universitario, del distretto delle tecnologie marine (anche qui frutto di scelte precedenti), per dare vita a quel polo navale che potrebbe essere davvero parte del futuro professionale dei nostri ragazzi.
G.d.S. Cerca di trasformare questo “sogno” ideale in un progetto concreto su cui lavorare fin da subito. Cosa c’è o cosa ci sarebbe da fare per “scaricare a terra” questa idea? Quali obiettivi primari per la nostra provincia proporrai nell’azione della prossima legislatura regionale?
D.N. Il mio impegno sarà rivolto al lavoro e all’attenzione all’ambiente perché la dicotomia tra questi due temi è un concetto superato: si può e si deve investire in nuovi modi di produrre salvaguardando il nostro fragile territorio. Ecco perché sono contro la centrale a turbo gas e il biodigestore. La programmazione dei territori con le loro peculiarità deve essere al centro di una buona politica Regionale per guardare alla nostra provincia a tutto tondo, in maniera globale.
G.d.S. E allora che fare per cercare, qui e ora, di costruire e raggiungere quel futuro che hai immaginato per Spezia, quel futuro-bene-comune per i cittadini che verranno?
D.N. Spezia è una città tenace, che ha saputo convivere con grandi realtà industriali e dare un grosso contributo allo Stato quando ce ne è stato bisogno senza mai risparmiarsi. Oggi ha il diritto di essere vissuta e amministrata come una città del futuro. E per me non c’è futuro senza una sanità eccellente, infrastrutture che garantiscono libertà di movimento a persone e merci, lavoro con dignità dei contratti, un ruolo della famiglia intesa come spina dorsale della nostra società ma garantita da un piano di welfare che assista e che fornisca servizi affinché le persone non si sentano abbandonate da chi governa ma accudite.
C’è bisogno di più lungimiranza nelle scelte strategiche per i nostri territori: una lotta non di parole ma di fatti al dissesto idrogeologico che parte proprio dal completamento delle infrastrutture, fino al ripopolamento delle nostre meravigliose aree interne che possono rappresentare non solo un presidio di salvaguardia ma un “ponte” prezioso di sviluppo economico.
Qui i link ai precedenti interventi de “Il Futuro Adesso”:
N. 1. Intervista a Filippo Lubrano
N. 2. Intervista a Lara Ghiglione
N. 3. Intervista a Enzo Papi
N. 4. Intervista a Gino Ragnetti
N. 5. Intervista a Angelo "Ciccio" Delsanto
N. 6. Intervista all'associazione "Murati Vivi"
N. 7. Intervista al Sindaco Pierluigi Peracchini
N. 8. Intervista a Roberto Alinghieri
N. 9. Intervista a Giorgio Pagano
N.10. Intervista a Pier Aldo Canessa