Un poco di pensiero laterale. Parlando di economia, di sviluppo, di pianificazione del territorio, di scelte amministrative, abbiamo però voluto dare uno sguardo diverso. Diverso dalla logica economica. E allora da spettatori forse passivi di un palcoscenico che a volte ci appare troppo lontano, sul palcoscenico abbiamo voluto salirci. E non metaforicamente. Di qui l’esigenza di ascoltare anche chi vive e opera la sua vita professionale da un particolare punto di osservazione: la cultura, nello specifico il teatro, e che ha fatto della “parola” uno strumento artistico componendo, leggendo, interpretando.
E così abbiamo chiesto a Roberto Alinghieri un intervento sulla discussione lanciata dal nostro giornale sul “futuro presente” della nostra città, su quel futuro che non possiamo aspettare ma che dobbiamo impegnarci, tutti insieme, a cominciare a immaginare e poi progettare e soprattutto costruire adesso, qui e ora.
Roberto Alinghieri, 57 anni, attore (il 9 luglio è ospite di Decameron, “un racconto italiano in tempo di peste”, al Teatro Romano di Fiesole) ma anche autore (con il suo testo “Pinocchio di Bergerac” ha vinto la Rassegna nazionale Teatro di Parola) e regista, diplomato ala Scuola di recitazione dello Stabile di Genova 35 anni fa, numerosi premi in carriera, definito “un simpatico incrocio tra Hemingway e Orson Wells”, ha anche vissuto qui a Spezia un’esperienza di gestione culturale come presidente dell’istituzione per i servizi culturali del Comune da fine 2013 al marzo 2015; attualmente è anche uno dei 14 membri del Consiglio di Indirizzo della Fondazione Carispezia. A lui abbiamo chiesto di “leggerci” quello che potrebbe essere un “copione” del futuro della nostra città, visto... dall’alto di un palcoscenico.
G.d.S. Il prossimo 28 agosto saranno passati 151 anni da quando il generale e architetto Domenico Chiodo inaugurò l’Arsenale Militare della nostra città. Da quel giorno cambiò radicalmente la natura e il destino di Spezia e degli spezzini. Quella che sembrava destinata a diventare una “splendida perla sul mar”, una città turistica e a vocazione terziaria, si trasformò prima in una città militare, basata sul parastato e successivamente in una città industriale legata alla difesa.
Poi, negli anni Sessanta del secolo scorso, in maniera quasi casuale, si ricominciò piano piano a riconsiderare la natura turistica della nostra terra. Il risultato oggi? Una città “mesciüa” dove si mischiano panorami mozzafiato e oasi di una bellezza straordinaria agli insediamenti industriali e portuali, dove le attività cantieristiche di eccellenza hanno fatto fatica a conquistarsi un giusto spazio.
Insomma, ma che razza di città è oggi Spezia e la sua provincia?
Roberto Alinghieri. Spezia e la sua provincia sono luoghi dall'enorme fascino e dalle smisurate potenzialità, dalle infinite bellezze, eccetera eccetera: cose vere, verissime, ma dette, ridette, e ridette ancora... che io mi annoio solo a ripetere questi concetti. La verità più profonda è che, se non ci diamo una mossa, se non ci convinciamo rapidamente, profondamente e definitivamente della nostra eccezionalità, rimarremo indietro, perderemo ancora un giro per il salto di qualità che abbiamo, veramente, la possibilità di fare. Noi spezzini meno giovani non ci siamo riusciti, viviamo dentro un gambero, anche i più illuminati.
G.d.S. Proviamo a immaginare il futuro adesso. Quello che vedranno i nostri figli e i nostri nipoti. Quale città gli stiamo preparando? O meglio, quale città tu pensi che valga la pena di preparare loro?
R.A. Il percorso costiero da Levanto a Bocca di Magra è molto più lungo di quello dell'intera costiera amalfitana. Sfido chiunque a dire che sia meno bello.
Ma dobbiamo investire nelle infrastrutture. Inventare infrastrutture, collegamenti. Siamo nel 2020, facciamo qualcosa di avveniristico: questo è il momento giusto! Peggio di così i trasporti regionali (e di conseguenza tutti i trasporti, nazionali ed internazionali) non possono andare. Mettere toppe non è più di moda neppure sui jeans, per non parlare di quelle sui gomiti dei maglioni... Abbiamo il terrore di ogni novità di ogni colore. Diventiamo direttamente bisnonni dei nostri figli.
G.d.S. Cerca di trasformare questo “sogno” ideale in un progetto concreto su cui lavorare fin da subito. Cosa c’è o cosa ci sarebbe da fare per “scaricare a terra” questa idea?
R.A. Subito coinvolgere i giovani, orgoglio (sano), visione, viaggi obbligatori: il Comune (con l'aiuto dei privati, certo) dovrebbe regalare ai giovani cinquanta viaggi all'anno, venticinque agli studenti più meritevoli e venticinque a estrazione: a New York, Parigi, Londra, Berlino, Mosca, Pechino, in India, in Brasile e altro. E ovviamente in tutta Italia. In Italia suggerisco viaggi gratis in città simili alla nostra per propensione turistica e dimensione.
Qualcosa in questo senso si muove già: l'alternanza scuola-lavoro assomiglia un poco a questa idea. La Fondazione Carispezia si è fatta carico di alcuni progetti simili. Ma i ragazzi hanno bisogno di essere sostenuti molto di più: hanno bisogno di fare esperienza fuori da Spezia e, tornando, di condividerla. Ogni anno, al ritorno dai loro viaggi, in appositi forum pubblici, i cinquanta "esploratori" racconteranno le idee acquisite e creeranno, nel giro di poco tempo, un enorme bagaglio di esperienza collettiva. La conoscenza è tutto: è apertura, senso della misura, possibilità di immaginare sogni. Con la conoscenza i giovani faranno crescere la città come una pianta rampicante.
G.d.S. Nelle imprese, ma non solo, di fronte a un progetto si considerano “opportunità e minacce”. A tuo parere, quali sono oggi le opportunità e quali le minacce per provare a realizzare questo progetto?
R.A. Ogni idea è una opportunità. Nel campo teatrale e culturale, da qualche anno, gli Scarti e i Mitilanti stanno lavorando in modo encomiabile. Solo in città non se ne coglie abbastanza la portata nazionale.
Il senso di minaccia è un alibi per ogni cosa, uno scudo di ignavia, le minacce che provengono dai benpensanti e dagli anziani (anziani dentro), consumano i giovani... come candele al vento.
G.d.S. Che... opera Shakespeariana sarebbe Spezia per te: un “sogno di una notte di mezza estate”? E la nostra politica: “molto rumore per nulla” o “la commedia degli equivoci”?
R.A. Nessuna di queste. Parafrasando il Bardo, propongo caso mai "Poco rumore per nulla". La politica gioca di sponda, la politica è oscena: si adegua quasi sempre alle opinioni della maggioranza del momento, è volgare, modesta, distante. Non parlo della nostra città, me ne guardo bene, parlo di quasi tutta la politica, travolta dall'opportunismo e dal qualunquismo. Poi, appena formulato questo concetto, mi accorgo di quanto questo concetto sia, a sua volta, qualunquista. Per cui non sono contento. Di certo bisogna parlare, incontrarsi e provarci. E se serve battersi.
Qui i link ai precedenti interventi de “Il Futuro Adesso”:
N. 1. Intervista a Filippo Lubrano
N. 2. Intervista a Lara Ghiglione
N. 3. Intervista a Enzo Papi
N. 4. Intervista a Gino Ragnetti
N. 5. Intervista a Angelo "Ciccio" Delsanto
N. 6. Intervista all'associazione "Murati Vivi"
N. 7. Intervista al Sindaco Pierluigi Peracchini