Aumenta la preoccupazione nella nostra comunità professionale per i casi di Covid, in crescita; i reparti di Sarzana sono prossimi alla saturazione e, anche se non si tratta in tutti i casi di malati complessi, come è noto aumenta notevolmente l'impegno assistenziale, non fosse altro per le necessarie procedure di vestizione, svestizione, contenimento dei contatti non indispensabili, con modalità organizzative maggiormente complesse che coinvolgono tutti i professionisti, infermieri e coordinatori in prima battuta.
In pratica, e ci dispiace moltissimo rimarcarlo, si evidenzia quanto da questo nostro ente ricordato in un comunicato stampa del 9 luglio scorso, in un momento non sospetto, quando abbiamo spiegato che in presenza di un ipotetico aumento dei casi (e noi francamente non pensavamo a questa stagione, ma all'autunno, e alla inevitabile confusione con le sindromi influenzali) avremmo toccato uno ''stress del sistema''.
La nostra ipotesi si è malauguratamente realizzata mesi prima, e oggi siamo di fronte a una criticità piuttosto marcata.
Oggi si ragiona soprattutto, e ci sembra inutile - perché non serve assolutamente a nulla e a nessuno, men che meno agli infermieri bardati e coperti nelle degenze- di polemiche sulla natura, le cause, le modalità di ripresa dei contagi, in una Provincia che fino a tre settimane fa era la meno colpita della nostra Regione: non pare essere questa la priorità.
Leggiamo dalla rassegna stampa che le altre ASL offrono aiuto in termini di personale ed anche in termini di accoglienza dei pazienti, e forse sarebbe il caso di accettare questa seconda ipotesi perché i reparti dedicati stanno saturandosi: è certamente buona la notizia, di ieri, dell'apertura del Falcomatà per i positivi dimessi; mentre forse non è chiaro che il personale sanitario ad oggi in servizio (pur aumentato dallo scorso marzo) non può bastare ad assicurare tutto il carico necessario, in particolare con i vertiginosi aumenti delle attività dei Distretti (le attività dei GSAT sono in crescita esponenziale) e delle degenze dedicate.
In questi contesti noi ci rendiamo perfettamente conto, perché non viviamo su Marte, come sia obbligatorio tentare di dare una risposta a tutte le richieste, con le liste di attesa che naturalmente risentono del periodo di lockdown; ed altrettanto avviene per le attività di determinati servizi: ma se il personale è ''100'' e le richieste sono ''130'', ci saranno ''30'' richieste inevase; ci pare un concetto di una disarmante logica e più che mai oggi serve una lettura ragionata del momento critico, sostenendo le realtà in maggiore affanno e quelle strategicamente più utili al momento, attraverso una revisione delle attività che devono essere erogate, distinguendo fra quelle indispensabili, quelle necessarie, e quelle che possono essere dilazionate.
Nel frattempo è auspicabile, come detto, lavorare in sinergia nella sanità regionale, e crediamo davvero molto utile raccogliere le offerte di aiuto arrivate dalle altre ASL: sempre dalle altre ASL liguri, in particolare dalla 4 (Chiavari) sarebbe bene ricevere il prima possibile gli infermieri che, in base alle recenti deliberazioni aziendali, sono attesi dalla nostra Azienda in base a pregressi accordi.
Anche perché, e questo forse non è chiaro a tutti, fino alla fine del prossimo Novembre non ci saranno nuovi infermieri laureati, e le offerte di assunzione nelle forme già previste dall'emergenza sin dallo scorso Marzo (interinali, collaborazione continuativa, partita IVA) non vengono ormai più raccolte da nessuno.