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L'OPI: "Le violenze contro gli operatori sanitari non si fermano più" In evidenza

A farne le spese sono soprattutto le infermiere.

Ieri a Genova una "paziente" (non molto, a giudicare dall'accaduto) ha aggredito tre infermieri al pronto soccorso dell'ospedale Galliera, pretendendo di non attendere oltre, dopo l'attribuzione di un codice colore "non urgente". Diciamo che la signora ha serenamente ignorato il senso della Giornata di oggi, il 12 marzo, cioè la Giornata di "educazione" contro la violenza nei confronti dei sanitari: sentiti i colleghi genovesi, abbiamo appreso che il motivo che aveva portato la signora in pronto soccorso era veramente molto modesto, in termini di ''bisogno'' e quindi, inevitabilmente, le altre persone presenti avevano una priorità di accesso, rispetto alla sua situazione.

Nel 2023 l' ONSEPS (Osservatorio nazionale del Ministero Salute sulle aggressioni) ha raccolto i dati completi, provenienti da quasi tutta Italia, nelle realtà pubbliche e private: i numeri sono importanti, si tratta di decine di migliaia di episodi.

Il fenomeno quindi è decisamente grave e perfino crescente, nonostante una aumentata attenzione generale, e nonostante molti sanitari aggrediti, insultati o colpiti, scelgano di non segnalare neppure l'accaduto: altrimenti oggi avremmo numeri ancora più elevati.

Certamente la Sanità non è sempre puntuale, e ce lo dimostrano le lunghe liste di attesa, ed i servizi in contrazione, qua e là nel Paese; con situazioni che colpiscono i cittadini e li rendono sempre più fragili, ed esposti al rischio di una mancata risposta alle esigenze di Salute: un diritto che l'art 32 della nostra Costituzione prevede e sancisce con netta chiarezza.

E, ancora, ce lo conferma un territorio che ancora non sa intercettare, per molti motivi, tutte quelle richieste di prestazioni improprie che poi finiscono - appunto- ad intasare i PS e le degenze, in mancanza di alternative, e che invece dovrebbero essere effettuate al di fuori delle strutture ospedaliere (come prevedono molte leggi, l'ultima la 77 del 2020) .

Ma la risposta ai limiti del SSN NON può essere colpire chi sta lavorando che, nella stragrande maggioranza dei casi, è infermiere, e donna: sono infatti le infermiere le professioniste sanitarie più coinvolte nelle segnalazioni di avvenuta aggressione in Italia, ed anche i dati liguri sono in sintonia con quelli nazionali.

Per questo, serve sicuramente riportare la offerta di salute ai migliori livelli possibili, ma anche agire per contrastare il fenomeno con più opzioni, dal ritorno dei posti di Polizia in ospedale (come è avvenuto alla Spezia nel 2023), al ''rinforzo'' dei settori più critici in termini organizzativi e di dotazioni, nel tentativo di creare le migliori condizioni possibili, a vantaggio di tutti.


Consiglio Direttivo Ordine delle professioni Infermieristiche La Spezia

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