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La riflessione del presidente dell'OPI Francesco Falli a fine mandato In evidenza

Un bilancio su questi anni di presidenza, la gestione del periodo pandemico, la motivazione dei professionisti e il grande assente, il nuovo ospedale.

Con la riforma ordinistica del 2018, scandita dalla legge numero 3 di quell'anno, la durata dei Direttivi degli Ordini professionali è passata da tre a quattro anni: a breve terminerà il mandato dell'OPI spezzino, l'Ordine provinciale che gestisce gli Albi professionali degli infermieri e degli infermieri pediatrici.

A fine mandato desidero, come presidente uscente, ringraziare tutti coloro che, all'interno del gruppo professionale e come consulenti esterni hanno permesso l'attività e, nel saluto, ricordo che, usando tutte le possibilità concesse agli Ordini (limitate: ad esempio, in materia di rinnovi contrattuali questi enti sono del tutto estranei) l'OPI spezzino è stato ad oggi l'unico, in Italia, a costruire un Dossier Formativo di Gruppo (DFG) , cosa che ha permesso ai duemila iscritti un importante aiuto sul debito formativo obbligatorio, pari a trenta crediti ECM per il triennio 2023-2025 (programma di Educazione Continua in Medicina, legge 229 /99).

Oltre alla formazione accreditata, sempre gratuita ed effettuata anche in piena pandemia, con l'acquisto di una piattaforma informatica per la formazione a distanza, l'OPI spezzino ha promosso la formazione specialistica di alcuni suoi iscritti in Master di 1° livello, con borse di studio messe a bando in questi quattro anni; ed ha lavorato molto sul contrasto alle aggressioni ai sanitari (la categoria più colpita, dati del Ministero Salute, è quella degli infermieri), con iniziative di varia natura che hanno contribuito alla riattivazione del punto di Polizia di Stato al vecchio S. Andrea: qui corre l'obbligo di ricordare, fra gli altri, due donne delle nostre istituzioni che hanno molto aiutato su questo fronte: Maria Luisa Inversini, Prefetto; e Lilia Fredella, Questore (oggi al Ministero degli Interni).

Nel chiudere il mandato di quattro anni, va citato il grande assente del nostro territorio: il nuovo ospedale, presentato ai cittadini sin dal 16 febbraio 1990 dall'allora Sindaco della Spezia Bruno Montefiori, e mai iniziato.

Gli Ordini professionali, contrariamente a quanto a volte viene creduto, non sono previsti per i soli professionisti che li compongono ma, ad esempio con il contrasto all'abusivismo, operano anche per tutelare i cittadini.

La Sanità pubblica in Italia è in affanno, e lo vediamo attraverso dati importanti, a partire dalla generale riduzione del numero dei posti letto, per arrivare al problema (pesante) delle liste d'attesa, infine alla grave crisi dei Pronto Soccorsi, intasati in particolare nei fine settimana, in assenza di una reale alternativa anche per patologie molto minime.

Nello Spezzino, si aggiunge la questione della struttura ospedaliera vera e propria, urgentissima: perché i cittadini di questo territorio hanno bisogno di una struttura moderna, che non sia sottoposta a continue e affannate revisioni : oggi l'ospedale spezzino è costituito da palazzine che hanno vissuto oltre un secolo, sfruttate ogni giorno al massimo delle loro capacità, perfino bombardate negli anni della Seconda Guerra Mondiale: si può dire senza tema di smentita che queste costruzioni ''hanno fatto il loro tempo'', in senso reale e metaforico.

Inoltre, il progetto che aveva i suoi valori di riferimento (architettonici, sanitari, strutturali) all' inizio del Ventesimo secolo, oggi li ha inevitabilmente perduti: si pensi all'architettura ''a padiglioni'', all'epoca attualissima, ma che è oggi decisamente ormai superata, non fosse altro per le difficoltà di collegamento fra un ''palazzo e l'altro'' di quelli che compongono il S. Andrea.

Difficoltà logistiche, organizzative, di spicciola e banale quotidianità: ad esempio quanti sono, ogni giorno dell'anno, i servizi resi da ambulanze appositamente noleggiate per i trasporti interni, e naturalmente, di quanto aumentano i tempi di intervento diagnostico e terapeutico, e di consulenza specialistica su pazienti costretti a essere trasportati da un letto ad un ambulatorio, ad un servizio, e quindi di nuovo nel loro letto, o costretti ad attendere i movimenti del personale sanitario, anch'esso in spostamento da un padiglione all'altro?

Qualcosa che ha costi economici di rilievo, e comporta sempre grossi disagi ai degenti, oltre ad allungamenti nei tempi diagnostici e terapeutici perché, nelle strutture sanitarie concepite ''a padiglioni'' come è il S. Andrea spezzino, aumentano i tempi di comunicazione fra i reparti e fra le persone che lavorano in queste sedi distanziate; aumenta obbligatoriamente la tempistica di molte procedure rispetto ad una struttura concepita a monoblocco, dove ogni spostamento avviene con ascensori interni.

LA MOTIVAZIONE DEI PROFESSIONISTI

Non è facile lavorare in un ambiente che ogni giorno dimostra tutti i suoi limiti ''fisici''.

Certamente si fa di tutto per restare motivati, attenti alle scadenze della giornata, e alle cose da fare, che sono rivolte alla gestione dei pazienti, sia direttamente che indirettamente.

Ci sono state stagioni invernali ed estive complicate, a livello climatico d'ambiente, per gli ammalati presenti e naturalmente anche per gli operatori; questi sono aspetti che interferiscono con la giornata di lavoro, che la interrompono, la disturbano, entrano nello stato d'animo degli operatori, sviluppano e sostengono meccanismi di forte disagio.

Le ripetute manutenzioni, sempre più frequenti e sempre più necessarie, sono sicuramente utili e preziose, ma insistono – come già ricordato- su strutture davvero datate.

Chi ha provato - ad esempio analogo- a prolungare la vita di mezzi meccanici (auto, moto) ormai inesorabilmente datati, si è accorto che le spese di ''rattoppo'' trasformano il tutto in qualcosa di anti economico.

Qualcosa di simile avviene anche quando si cerca di portare agli standard moderni (anche normativi) qualcosa che è stato progettato negli ultimi anni del XIX secolo, come è il caso del S. Andrea.

Oltre alle questioni tecnico operative, alcuni padiglioni hanno un aspetto esterno (facciate) desolato: anche questo incide sulla visione d'insieme, mentre c'è chi, ogni giorno, cerca di impegnarsi nell'esercizio del proprio mandato, dal direttore di dipartimento all'addetto alle pulizie.

Reparti che si spostano per cause improrogabili da un padiglione all'altro, quando non da un ospedale all'altro; manutenzioni improvvise; ambulatori e strutture che migrano con i loro effetti e le loro dotazioni; tutto rende la quotidianità complessa, molto difficile per chi tenta di seguire le obbligate novità di una logistica sempre più condizionata da fattori esterni, imprevisti ed inevitabili.

Senza dubbio, in attesa di un nuovo ospedale, non è possibile procedere senza manutenzione, e su questo siamo testimoni degli interventi avvenuti.

Ma alcune situazioni architettoniche sono oggi drammaticamente inadeguate: si pensi al pronto soccorso, che resta quello di una città che ha 94mila abitanti (ISTAT, 2017), dato che la colloca al secondo posto fra le città liguri; questo pronto soccorso riceve pazienti da tutta la Provincia, compresi casi dagli altri punti di pronto soccorso, che insistono in strutture sanitarie di minor complessità, e con minor dotazione tecnologica: un luogo incastrato in una sede dove non è possibile disporre nemmeno di un parcheggio per le ambulanze in attesa, per non parlare del disagio di chi si reca al seguito di un paziente e che non sa dove mettere la macchina.

E' quasi curioso ricordare che questo luogo è la parte ''nuova'' dell'ospedale, spostato in questa sede all'inizio degli Anni Settanta: ma oggi, dopo mezzo secolo, sono così cambiate le ''filosofie'' che portano un cittadino in un pronto soccorso che -ogni giorno- la criticità nazionale della gestione di questi ambienti si va a sommare al disagio architettonico, e strutturale, della nostra realtà locale.

La disponibilità di un nuovo ospedale per questo territorio andrà ben oltre i cinque anni di durata della prossima legislazione regionale: Alcide De Gasperi disse che un politico pensa alle prossime elezioni, mentre uno statista pensa alla prossima generazione; l'auspicio è per uno sforzo comune della politica tutta nella stessa direzione; qualcosa che forse fino ad oggi non abbiamo avuto, considerando che essere curati e assistiti è necessità di qualunque persona, al di là della ideologia politica praticata, e del voto espresso.

Grazie, e sinceri auguri di buona salute a tutti.

Francesco Falli

Presidente OPI La Spezia

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