Nei giorni scorsi il Pronto Soccorso spezzino ha visto il frequente disagio di molti utenti in attesa; al riguardo alcune dichiarazioni di esponenti sindacali ci invitano a fare un punto sulla situazione che non si fermi alla sola richiesta di assunzioni che, sinceramente, in questo caso non sembra essere la priorità, in quanto le ''code'' al Pronto Soccorso non si sviluppano per carenza di personale, ma per questioni acute che precedono, e seguono, l'arrivo alla struttura, e che non sembrano trovare soluzione.
Le assunzioni dei sanitari sono sempre una nota positiva, e ovviamente siamo sempre favorevoli: ma in Pronto Soccorso i problemi risultano essere altri, a partire da quello di una scarsa disponibilità dei posti letti nei presidi spezzini.
Se ogni giorno stazionano in Pronto Soccorso molti utenti in attesa di ricovero, già destinati a reparti che non possono accoglierli, è evidente che i posti letto a disposizione non sono abbastanza.
I tagli dei posti letto risultati dallo spostamento di neurologia e medicina, avvenuti nello scorso dicembre, e per i quali anche il nostro Ordine aveva immaginato conseguenze, unitamente alla rapida chiusura del Punto di Assistenza alla Dimissione (PAD, o ''discharge room'' ), una breve esperienza interessante a Sarzana, non hanno ovviamente aiutato.
Inoltre, è evidente la assenza di alternativa che le strutture territoriali, implementate dal DL 77 non sembrano ancora essere in grado di assicurare, nonostante siano state rinforzate con molto personale (in particolare con infermieri), se è vero che i dati vedono -per l'anno 2023- il PS spezzino con + 5877 accessi e quello di Sarzana con + 3617 richieste di prestazioni.
I numeri non sono mai una opinione ma, appunto, dati di fatto.
Una ulteriore causa di attriti e di difficoltà organizzativa, logistica, relazionale è lo stazionare in Pronto Soccorso di casi molto gravi insieme a casi di bassa complessità, o addirittura con utenti che non dovrebbero neppure recarsi in questa struttura (definiti ''accessi impropri'').
Sono proprio le lunghe attese (inevitabili) di questa fetta di utenza che spesso causano la insorgenza di fenomeni di aggressione, una ulteriore emergenza che naturalmente non porta soluzione, ma anzi rende la situazione ancora più complessa per tutti.
Ancora una volta, qui insistiamo sul bisogno di nuove organizzazioni e di nuove strategie per alleggerire il più possibile l'affluenza alle strutture di emergenza, ormai decisamente ingolfate in molte realtà nazionali e , nel nostro scenario, sicuramente colpite anche dalla architettonica molto penalizzante per tutti, operatori, soccorritori, utenza.
Chiudiamo ricordando il difficile e complesso lavoro degli operatori che sono riconosciuti ogni giorno come professionali e competenti: proprio in queste ore ci ha scritto in sede un collega di origini spezzine, Massimo G., che oggi lavora in Lombardia e che, dopo un passaggio al Pronto spezzino per una urgenza riguardante una familiare, ci ha testimoniato il grande apprezzamento per l'impegno e per l'attenzione dimostrata da tutto il personale, medico e infermieristico, nei confronti della congiunta.