Certo se si è arrivati fin qui è perchè nel tempo sono stati fatti troppi e gravi errori: dalle scelte localiste fuori da un quadro di aggregazioni dell'inizio degli anni 2000, alle assunzioni in molti casi fatte senza tenere conto delle figure professionali realmente utili all'azienda, al progressivo e sempre più insostenibile ricorso al debito bancario, all'incapacità di chiudere il ciclo dei rifiuti individuando la discarica di servizio. La direzione politica ed aziendale di questi anni ha dimostrato di essere inadeguata.
La conseguenza di tutto questo è un'azienda in una situazione gravissima e il concreto rischio di ripercussioni occupazionali sia per i dipendenti che per quelli delle cooperative e delle ditte dell'indotto.
A mio parere, per dare un contributo utile, occorrerebbe provare a fare alcune cose: in primo luogo, la dirigenza aziendale dovrebbe predisporre un piano di riorganizzazione che ricollochi i lavoratori in esubero verso servizi in evidente carenza di personale; a questo proposito il confronto con le
organizzazioni sindacali deve essere ripreso nel più breve tempo possibile.
In secondo luogo occorre un piano industriale propriamente detto, soprattutto per quanto riguarda la gestione del ciclo dei rifiuti; senza la individuazione,definitiva e certa, di una discarica di servizio, qualunque prospettiva appare velleitaria.
Infine occorre che sia rapidamente concluso l'iter della legge regionale diregolamentazione degli ATO (Ambiti Territoriali Ottimali) dei rifiuti; la proposta di legge è da alcuni mesi ferma nella commissione competente, probabilmente per la difficoltà di procedere ad un riassetto degli ambiti, attualmente coincidenti con il territorio di ciascuna delle 4 province liguri.
Occorre riprenderne la discussione e procedere ad una riduzione del numero degli ambiti: la dimensione provinciale è troppo limitata, non consente l' attivazione delle necessarie economie di scala e l'ottimale sfruttamento degli impianti; è di tutta evidenza che alla riduzione del numero degli ambiti deve accompagnarsi l'aggregazione fra le aziende dei territori accorpati. Va ricordato, a tal proposito, che Spezia è l'unica provincia ligure che possiede impianti (compostaggio e produzione di Cdr).
In altre parole, occorre costruire una unità di azione tra Comuni, Regione, azienda e sindacati, che persegua efficienza dei servizi, futuro dell'azienda e occupazione; se questo avverrà si potrà cercare di individuare nell'anno a disposizione, oltretutto da posizioni di maggiore forza contrattuale, una
soluzione economicamente equivalente e alternativa alla cessione di Acam Gas e Acam Clienti.
Senza queste premesse la cessione delle due società sarebbe solo la ripetizione degli errori del passato.
Il commissario di Sinistra Ecologia Libertà
Stefano Quaranta