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Riforma della scuola, la CGIL scrive agli onorevoli spezzini: “Governo faccia passo indietro” In evidenza

Le segreterie della Camera del Lavoro e della FLC CGIL della Spezia hanno scritto questa lettera sul tema della riforma della scuola del governo agli onorevoli spezzini:

"Egregi Onorevoli è del tutto evidente, a partire dalla grande mobilitazione scaturita a seguito della presentazione del DDL denominato la Buona Scuola, che in questo momento sia più che mai necessario aprirsi al confronto per cercare di pervenire ad una soluzione di riforma della scuola pubblica condivisa e in grado di dare una risposta ai tanti problemi esistenti. La scuola pubblica necessita di maggiori investimenti mirati, non possibile pensare che una riforma così fondamentale per il futuro del nostro Paese possa concretizzarsi a costo zero.

Al contrario, con la manovra finanziaria il Governo ha tagliato 2.020 unità di personale ATA, mentre il Documento di Economia e Finanza prevede una ulteriore riduzione delle spese in istruzione per i prossimi anni, nonostante l'Italia sia già agli ultimi posti fra i paesi OCSE come percentuale di PIL utilizzata per l'istruzione. Continua una politica di tagli lineari sintomo di scarsa attenzione verso il mondo della conoscenza. Per la prima volta, nella storia della Repubblica, alle scuole non è ancora arrivato un euro per il funzionamento e siamo quasi alla fine dell'anno.

Per supplire alla mancanza di risorse genitori e le aziende potranno elargire direttamente contributi ad un istituto scolastico di riferimento. Pensate che questa possa essere la soluzione? Quello che accadrà è che il Liceo nel centro di Milano e l'Istituto professionale nella periferia potranno usufruire di una quantità di risorse diverse, perché sono diverse le condizioni economiche delle famiglie o perché in alcune realtà le aziende non hanno alcun interesse ad investire. In questo modo si creeranno belle ed innovative scuole per i ricchi e scuole fatiscenti per gli altri. La nostra Costituzione dice tutt'altro: per rimuovere gli ostacoli maggiori investimenti dovrebbero essere riservati alle realtà più svantaggiate. Nessun investimento, da parte del Governo, è mirato a combattere il fenomeno della dispersione scolastica, tema che avrebbe dovuto essere tra le priorità, considerando che il nostro Paese continua ad avere un livello di scolarizzazione piuttosto basso anche rispetto alla percentuale di ragazzi che arriva a conseguire il diploma e la Laurea.

Secondo il DDL i dirigenti scolastici potranno chiamare in servizio i docenti che preferiscono attingendo dall'albo territoriale, indipendentemente dal punteggio raggiunto in graduatoria. Questo comporterà che molto difficilmente verrà assunta l'insegnante precaria al quarto mese di gravidanza, il genitore di un ragazzo disabile, o il professore affetto da una qualche patologia, anche se con maggiore esperienza e punteggio dei colleghi. Un punto in contrasto con i principi costituzionali, che garantiscono criteri oggettivi per il reclutamento nel settore pubblico e siamo certi che aprirà ad una notevole e incontrollata quantità di ricorsi legali. Non è poi pensabile che per raggirare le sentenze della Corte Europea ai precari non si possa reiterare il contratto oltre i 35 mesi di servizio. È necessario prevedere un piano pluriennale di assunzioni che garantisca il diritto alla stabilizzazione a tutti i precari abilitati e a quelli che stanno svolgendo servizio nella scuola da anni.

Assolutamente prioritario è anche rinnovare il contratto collettivo nazionale scaduto dal 2009, strumento necessario per garantire il diritto alla formazione del personale e cercare nuove forme organizzative che rispondano meglio alle esigenze dei nostri ragazzi.

Per tutti questi punti, è necessario che il Governo faccia un passo indietro e che, alla luce delle problematiche sopra esposte, si riveda l'intero l'impianto della riforma, senza rinunciare alle assunzioni previste dal DDL che non possono diventare una forma di ricatto per poter approvare anche gli aspetti dannosi e controproducenti.

È necessario che si riapra un dibattito vero e approfondito nel mondo della scuola e che gli esiti vengano portato ad una successiva discussione in Parlamento. La scuola pubblica per il nostro Paese ha un ruolo troppo importante e strategico perché si  approvino frettolosamente provvedimenti che rischiano di crescere il dissenso e rivelarsi controproducenti."

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