Dopo la bocciatura europea dei biocombustibili, per non essere condannati dalla storia e dal clima, perché scientificamente arretrati, occorre investire in una tecnica di smaltimento dei rifiuti organici in impianti di compostaggio aerobico, che veramente chiudono il ciclo dei rifiuti con modestissimi impatti negativi sul clima. E con costi di costruzione e di gestione assai inferiori rispetto ai biodigestori. Se ne avvantaggiano Comuni e cittadini per più basse tariffe di conferimento. Non parliamo quindi solo di ambiente. Parliamo di crude cifre, dei nostri portafogli.
Per costruire un impianto di compostaggio il costo medio in Italia è di 350 euro a tonnellata di capacità. Alla nostra provincia è sufficiente un impianto inferiore alle 30 mila tonnellate. Con 10 milioni e mezzo ci potremmo togliere il pensiero. E potremmo ridurre la TARI.
Per il biodigestore di Saliceti è previsto un investimento di 57 milioni di euro per 60.000 tonnellate di organico. Cioè realizzarlo ci costa 950 euro a tonnellata. E’ fuori mercato anche tra i biodigestori che si costruiscono in Italia (Massa, Civitavecchia, Cremona, Reggio Emilia), i cui costi d’investimento si aggirano attorno ai 400-500 euro/ton. Perché Saliceti costa il doppio? Nessuno ce lo ha mai spiegato e nessun politico lo ha mai chiesto a Iren.
Forse perché aveva detto la verità l’amministratore delegato di Iren Ambiente Eugenio Bertolini al Secolo XIX? “A Saliceti costruiremo un impianto da 120.000 tonnellate”. Fantapolitica? Ci viene alla mente un altro caso in Liguria. Cairo Montenotte in provincia di Savona. C’era un biodigestore Ferrania da 40 mila tonnellate. Creava problemi. Lo ha acquistato Iren. Con un’AIA (Autorizzazione integrata ambientale, procedura più semplificata del PAUR) la capacità è stata raddoppiata. Al servizio di Genova, ovviamente. E’ quello che chiamiamo colonialismo dei rifiuti. I nostri politici sanno dare un’altra definizione? Se il costo esorbitante di Saliceti dovesse nascondere lo stesso “giochino”, i conti economici tornerebbero, ma tutti i conti ambientali raddoppierebbero, ovviamente a danno della comunità spezzina. I nostri comuni di ogni colore politico possono alzare la testa?
Col compostaggio con soli 10 milioni chiudiamo il ciclo dei rifiuti. Il compostaggio è assai più conveniente anche per i costi di conferimento dell’umido a carico dei Comuni (cioè dei cittadini): 75 euro a tonnellata. Per conferire l’organico al biodigestore di Saliceti il costo previsto è di 105 euro/ton. C’è una sentenza della Corte di Giustizia europea, ottenuta dal Comune di Lerici, che può darci una mano. Fissa alcuni interessanti principi.
E’ troppo pretendere che i nostri comuni si dotino di uno o più impianti di compostaggio per chiudere il “nostro” ciclo dei rifiuti? E’ troppo chiedere che i ricchi comuni del Tigullio e del Golfo Paradiso si dotino finalmente di loro impianti invece di vivere felici, protetti dalla politica coloniale di Toti e Giampedrone? I loro sindaci hanno ottenuto la cancellazione dai piani d’area e regionale il biodigestore di Isolona di Orero “perché rischiava di inquinare il Rio di Orero”. Toti e Giampedrone ci spieghino: il Magra si può inquinare senza battere ciglio e il Rio Orero no? Figli e figliastri e i figliastri siamo sempre noi. I nostri sindaci, Peracchini in testa, non hanno voce? Noi continuiamo la nostra battaglia.
No Biodigestore Saliceti
Comitato Sarzana, che botta!
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Cittadinanzattiva
Italia Nostra