In merito alla questione del nuovo Stabilimento balneare alla Palmaria, le contestazioni nei confronti del Comune di Porto Venere sono secondo noi ben argomentate; quindi attribuire, come fa il Signor Sindaco, la responsabilità dell'approvazione del progetto a chi ha redatto il PUC del 2002 è di fatto una mistificazione. E qui lo dimostriamo.
1. Il Piano Urbanistico Comunale del 2002 prevedeva sì di "dotare la zona di servizi ed attrezzature per la balneazione e la fruizione turistica da collocare nel manufatto esistente da recuperare" ma diceva anche che "dovrà essere garantita la fruizione pubblica libera e dovrà essere consentito l'accesso e la fruizione alla scogliera, alla spiaggia, alla zona boscata e rocciosa di interesse paesistico"; quindi a tutta l'area.
2. Il Piano del Parco, che prevale sul PUC, prevedeva per quell'area di "Potenziare l'offerta turistico-ricreativa, sportiva e culturale del Parco" e di "Garantire l'accesso e la fruizione pubblica e libera della scogliera, della spiaggia e dell'intera area": quindi chiaramente un intervento "modello parco" e che garantisse pur sempre la libera fruizione in tutta l'area.
3. Riguardo le piscine, il Piano del Parco non le prevedeva, mentre il PUC le vincolava alla realizzazione di un P.U.O. (Piano Urbanistico operativo), che avrebbe permesso di approfondire il tema e, se del caso, di sottoporre il Piano ad una procedura di Valutazione Ambientale Strategica.
4. La società proponente Palmaria Experience s.r.l. invece di presentare istanza per l'avvio del P.U.O. ha chiesto un "Permesso di Costruire convenzionato", sfruttando i "Margini di flessibilità" previsti dal PUC; e la Giunta Comunale, invece di approfittare del PUO per approfondire un tema "ereditato" dal vecchio PUC, ha deliberato a favore, compresa la "realizzazione di piscine all'interno del procedimento di rilascio del Permesso di Costruire Convenzionato"; quindi le prime piscine private in Palmaria sono state assentite "aggirando" una procedura prevista dal vecchio PUC (il PUO), che pareva ovviamente cautelativa.
5. Tutta la Conferenza dei Servizi per l'analisi del progetto a cura degli enti interessati (tra cui anche la Soprintendenza) si è svolta all'oscuro dal pubblico, ovvero senza darne la comunicazione dovuta sui siti istituzionali, come prevede la normativa; ci siamo dovuti rivolgere al Difensore Civico che è intervenuto ricordando al Comune di Porto Venere dei propri doveri in merito all'informazione al Pubblico. Ovviamente questo ha nuociuto moltissimo a chi avesse voluto conoscere il procedimento e interloquire con i soggetti coinvolti nella pratica autorizzativa; ci siamo sentiti lesi nel nostro diritto di portatori di interessi pubblici.
6. Infine il Comune ha rinunciato ad esercitare il diritto di prelazione nell'acquisto del rudere della Ex Cava in quanto "non si ravvisano ragioni di pubblico interesse per l'acquisizione dei summenzionati beni immobili da parte del Comune di Porto Venere quale gestore del Parco naturale"; e su questo punto verte un ricorso al TAR di Legambiente perché questa decisione è stata presa non dal Consiglio Comunale, come vorrebbe la norma, ma dalla Giunta Comunale.
Sintetizzando possiamo con un eufemismo dire che questo progetto non è stato certo subito passivamente dall'attuale amministrazione di Porto Venere.
Per Circolo Legambiente La Spezia, il Presidente Stefano Sarti
Per Associazione Posidonia Porto Venere, la Presidente Gabriella Reboa