Il disastro dell’Emilia e la gara d’appalto violata riportano il biodigestore in commissione UE. Il progetto di biodigestore a Saliceti torna all’esame della Commissione petizioni del parlamento europeo. Accadrà nella seduta di mercoledì 24 maggio. Secondo indiscrezioni trapelate dagli ambienti di Bruxelles, sarebbero tre le segnalazioni inviate dopo l’ultima seduta della Commissione europea dai sette firmatari, i sindaci di Santo Stefano Magra, e di Vezzano Ligure e i comitati No Biodigestore Saliceti, Sarzana, che botta!, Acqua Bene Comune e delle associazioni Cittadinanzattiva e Italia Nostra.
La prima segnalazione evidenzia come in Liguria l’applicazione della normativa europea sulla gestione del rischio alluvioni tardi a trovare applicazione. Il contenuto è tornato di estrema attualità per la drammatica alluvione che sta mettendo in ginocchio l’Emilia Romagna e le Marche. L’Autorità del Bacino dell’Appennino Settentrionale, che comprende i versanti ligure e toscano, ha elaborato il Piano di Gestione del Rischio Alluvioni (PGRA) per l’Arno, il Serchio e per il versante toscano del fiume Magra. Il bacino ligure del Magra è ancora sottoposto al vecchio PAI, Piano di assetto idrogeologico, sviluppato in base a una legislazione del secolo scorso, che non tiene conto dei criteri introdotti dalla direttiva europea del 2007 per far fronte agli eventi climatici estremi. Fino a oggi il ricorso dei movimenti ambientalisti alle autorità nazionali si è rivelato vano. Il progetto di biodigestore fa a pugni con quanto si sente dichiarare oggi dai politici per l’Emilia a disastro avvenuto: no al consumo di suolo agricolo, non costruire a ridosso dei fiumi ecc..
A Saliceti si cementificano 40.000 mq di terreno agricolo, il progetto sorge in area di elevata criticità idrogeologica come evidenziato nel Piano rifiuti del 2003, è a ridosso dell’alveo del fiume Magra, è compreso nell’area autostradale che fu interessata dall’alluvione del 2011 con chiusura del casello per il fenomeno di risalita della falda. Insomma un caso da manuale. I vari ministri dell’ambiente se ne sono lavati le mani. Se ne laverà le mani anche l’Europa per poi aprire inchieste, dibattiti, chiacchiere a “babbo morto”? Nella seconda segnalazione viene portata all’attenzione della Commissione UE la gara d’appalto europea del 2016, vinta da Iren, che prevedeva la costruzione di un biodigestore di modeste dimensioni in un ex area industriale, dunque un sito già cementificato, dove insisteva un vecchio inceneritore, prossimo al depuratore degli Stagnoni, che ogni giorno getta in mare tonnellate di acqua depurata ottima per usi industriali. E’ stato cambiato l’oggetto della gara: il biodigestore di Saliceti è tre volte più capiente, consuma acqua di falda.
Il business è molto più consistente. Come ha evidenziato la Corte di Giustizia europea nella sentenza del processo che oppone il comune di Lerici alla Provincia, durante il periodo di vigenza di un contratto, assegnato con gara, non si possono introdurre modifiche sostanziali. Cioè, spiegano i giudici europei, non si possono introdurre “… condizioni che, se fossero state contenute nella procedura d’appalto iniziale, avrebbero consentito l’ammissione di candidati diversi da quelli inizialmente selezionati o l’accettazione di un’offerta diversa da quella inizialmente accettata, oppure avrebbero attirato ulteriori partecipanti alla procedura di aggiudicazione...” Quella della violazione delle normative sugli appalti è un vecchio pallino del Comitato Sarzana, che botta!, che col Comune di Lerici e Santo Stefano aveva segnalato il caso all’Anac.
Dall’Autorità italiana per ora nessun segnale. Ma neppure nessuna archiviazione. La terza segnalazione concerne l’assegnazione dei fondi europei PNRR al progetto Saliceti, sponsorizzato dalla Provincia, con Recos indicata come titolare di un servizio per un comprensorio di 320.000 abitanti, La Spezia e Tigullio. Qui secondo i comitati siamo all’apoteosi: Iren aveva inglobato Acam, ma Acam non serviva il Tigullio. Comprendeva solo i comuni spezzini. Per la Corte di Giustizia europea quando cambiano le condizioni del contratto vanno rifatte le gare. Invece il Ministero dell’ambiente ha attribuito al progetto Saliceti il massimo del finanziamento. I comitati hanno fatto anche l’elenco dei criteri per l’assegnazione dei fondi che vengono violati: DNSH (non arrecare danni significativi all’ambiente) e congruità economica.