I gruppi consiliari della Regione riceveranno domattina i comitati e le associazioni impegnate nel contrastare il progetto di biodigestore a Saliceti. L’audizione è scaturita da un impegno assunto con i movimenti da tutti i consiglieri regionali spezzini di ogni schieramento nel corso degli incontri delle scorse settimane.
Associazioni e comitati vanno in Regione col viatico della forte partecipazione di cittadini al corteo di sabato scorso, organizzato dal Comitato santostefanese No Biodigestore Saliceti col sostegno del Comitato Sarzana, che botta!, Acqua Bene Comune, Cittadinananza Attiva, Da porta Nord alla Brina, Legambiente, Italia Nostra.
Da agosto comitati e associazioni hanno avviato un dialogo con tutte le forze politiche spezzine nella convinzione che, se oggi la nostra provincia rischia di diventare la pattumiera di tutto il Levante genovese, le responsabilità debbano essere equamente condivise. A Saliceti c’è già in funzione un impianto per il trattamento dei rifiuti indifferenziati che a pieno regime tratterà 30 mila tonnellate l’anno di rifiuti spezzini e 76 mila tonnellate di rifiuti genovesi. Fu progettato e approvato prima della giunta Toti.
L’appello a tutte le forze politiche spezzine è di non aggiungere un altro impianto destinato a trattare più rifiuti organici genovesi che spezzini. Per giunta mettendo a rischio il nostro patrimonio di acqua potabile per il quale il rischio deve essere zero. Il nostro territorio ha già dato.
I comitati andranno in Regione a ribadire che non dicono no a un impianto che chiuda il ciclo dei rifiuti, che per loro l’opzione zero (nessun impianto) non è mai esistita. Ma l’alternativa non è la discarica, strumentalmente paventata dall’assessore Giampedrone, ma un impianto di dimensioni più ridotte, previsto dal Piano d’ambito dei rifiuti a Boscalino soltanto un anno fa.
L’opzione zero l’hanno adottata nel Tigullio, dove non sono previsti impianti. Le minacce di discariche Giampedrone le deve andare a fare là. Qui si chiede un impianto adeguato alle esigenze del nostro territorio che produce 30 mila tonnellate di organico l’anno, non novantamila. Comitati e associazioni insomma fanno una protesta “istituzionale”: chiedono di rispettare i Piani, come ad esempio il Piano territoriale di coordinamento che definisce Saliceti zona di criticità EE (Estremamente Elevata) per la presenza di falda acquifera superficiale.
Né i movimenti vogliono cadere nel teatrino della polemica politica dello scaricabarile delle responsabilità. Chiedono a tutti i partiti di assumere atti amministrativi per bloccare il progetto. E inoltrano una richiesta di audizione al presidente della Regione Giovanni Toti, che dopo la manifestazione di sabato ha affermato che i cittadini vanno ascoltati.
Comitati e associazioni per il No al biodigestore a Saliceti