Il dialetto fa parte del bagaglio culturale che ognuno di noi porta sulle spalle ed è un segno che ci fa dire di appartenere ad un certo luogo. Rappresenta le nostre radici.
Ma è ancora così? E' evidente che il dialetto è sempre meno utilizzato, ma viene comunque, in qualche modo, tramandato?
Lo abbiamo chiesto a voi lettori, facendovi questa domanda sulla nostra pagina Facebook: "Nella tua famiglia è stato tramandato il dialetto?"
Ha prevalso il SI' con il 61,9% dei voti, a fronte del 38,1% dei partecipanti che ha risposto NO.
A comporre la percentuale del SI', però, sono prevalentamente persone più mature, mentre tra quelle più giovani ci si orienta principalmente sul NO.
Trova quindi conferma quella che era la supposizione iniziale, ovvero che il dialetto si vada progressivamente perdendo e che, perchè non sparisca del tutto, è necessario incuriosire i giovani, magari utilizzando la risorsa più preziosa che abbiamo, ovvero i nonni.
“Quello che si dovrebbe fare - ci aveva detto pochi giorni fa Pier Giorgio Cavallini (Traduttore e Dialettologo, specializzato nello studio delle aree di transizione tra dialetti liguri e lunigianesi) - è coinvolgere i giovani, fuori da schemi convenzionali e didattici, ma semplicemente interessandoli, incuriosendoli e coinvolgendoli in attività pratiche, anche sfruttando quel poco che ancora rimane del dialetto a livello parlato anche presso le giovani generazioni, sotto forma d'espressioni idiomatiche e relitti lessicali che sono confluite nella variante locale dell'italiano (espressioni tipo cos' te vè, belin, me frè, me pae, andemo, deh, o semo!, mes-ciüa, fainà, solo per citarne alcune).”
Alla luce di tutto questo rilanciamo la nostra proposta, e aspettiamo in merito i vostri commenti: vi piacerebbe se fosse organizzato un corso di Spezzino rivolto in particolare alle nuove generazioni, che abbia come insegnanti i nonni?