L’Italia è una delle nazioni con la più variegata quantità di lingue differenti al suo interno e o Spezin, l'é er dialeto de A Spèza e da se provinsa. Presenta tante varianti: Spezin der gorfo, Spezin daa Val di vaa e Spezin dee Çinque Tære.
Il dialetto spezzino va oltre l'eliminazione delle doppie. Alcuni termini, come accade in molti dialetti liguri, sono derivanti e più vicini al francese, allo spagnolo e al portoghese.
Pur distinguendosi sia dal genovese che dai dialetti della vicina Lunigiana, ha comunque importanti punti di contatto con entrambi. Particolare per la sua cantilena, e per una propria fonologia, che risente dell'influenza toscana ed emiliana. Un recente studio dell'Accademia Lunigianese di Scienze Giovanni Capellini ha evidenziato la matrice quasi esclusivamente lunigianese del dialetto spezzino.
Il dialetto fa parte del bagaglio culturale che ognuno di noi porta sulle spalle ed è un segno che ci fa dire di appartenere ad un certo luogo.
Rappresenta la nostra etichetta e le nostre radici. Il dialetto riesce a rendere l’idea prima ancora di ridurla in termini precisi.
Amare il dialetto, usarlo nel nostro quotidiano, insegnarlo ai nostri figli, significa amare noi stessi, significa essere possessori di una grande eredità: l’eredità della nostra storia.
Oggi, purtroppo, il dialetto è sempre meno utilizzato. Per non perdere la nostra identità, quindi, quali potrebbero essere le soluzioni? A tal proposito la Redazione della Gazzetta della Spezia ha chiesto a Pier Giorgio Cavallini (Traduttore e Dialettologo, specializzato nello studio delle aree di transizione tra dialetti liguri e lunigianesi) - Cosa si potrebbe fare per tramandare e divulgare il nostro dialetto?
“Quello che si può - e si dovrebbe - fare è coinvolgere i giovani, fuori da schemi convenzionali e didattici, ma semplicemente interessandoli, incuriosendoli e coinvolgendoli in attività pratiche, anche sfruttando quel poco che ancora rimane del dialetto a livello parlato anche presso le giovani generazioni, sotto forma d'espressioni idiomatiche e relitti lessicali che sono confluite nella variante locale dell'italiano (espressioni tipo cos' te vè, belin, me frè, me pae, andemo, deh, o semo!, mes-ciüa, fainà, solo per citarne alcune).”
E voi, quali iniziative pensate possano contribuire a non dimenticare il nostro dialetto?