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Dal baratro al sogno: il 2024 dello Spezia e dei suoi protagonisti, l'anno della rinascita In evidenza

di Luca Vaccaro - Dalla paura di retrocedere e sparire dal calcio che conta all'ambizione di tornare in Serie A: i protagonisti di un anno magico e turbolento

Chiedete a un tifoso dello Spezia: "Il 2024 della tua squadra che anno è stato secondo te?". Una montagna russa di emozioni lo assalirà. Talmente tanti momenti riaffioreranno alla testa in così pochi secondi. Dalla paura di sparire dal calcio che conta con una retrocessione in Serie C, all'ambizione di tornare in Serie A. Il tutto nel giro di un turbolento ma entusiasmante anno. 365 giorni di passione, paure, ansie e voglia di casa. Voglia di Picco. Proviamo a rimetterlo in ordine partendo dai protagonisti. Da chi questo percorso lo ha tracciato, sul campo e fuori.

Il 2024 dello Spezia porta un nome e un cognome. Luca D'Angelo è il simbolo della rinascita. Ha raccolto le ceneri di una "squadra" che non aveva più con sé ne corpo ne anima. L’ha trascinata a una salvezza che solo pochi mesi prima sembrava irraggiungibile. Lo ha fatto ricompattando tutti: squadra, tifosi e società. Insomma, la ricetta che ha sempre reso lo Spezia invincibile. Il frutto di questo lavoro si è palesato lo scorso 10 maggio, quando i bianchi hanno battuto un Venezia divenuto piccolo piccolo sotto l'immensità di oltre 10.000 uomini schierati per la battaglia. La scelta di rimanere al timone di questa squadra non era per nulla scontata dopo tale successo. Lui l'ha portata avanti perchè aveva visto oltre. Una visione che, con la potatura di qualche ramo secco e l'aggiunta di qualche piccolo innesto, porterà lo Spezia a iniziare il 2025 al terzo posto in classifica. A cinque punti dalla promozione diretta. Mister Luca D'Angelo: voto 10.

Il Picco è una delle massime rappresentazioni di "dodicesimo uomo in campo". La Curva Ferrovia, il cuore pulsante. L'anima di tutto. Il motore di un moto perpetuo che va avanti di generazione in generazione, oltrepassando concetti di categoria e sconfitta per un solo e unico bene: la maglia bianca. L'apporto non è mai mancato. Sia nelle gioie che nei dolori, sia in casa che in trasferta. Se lo Spezia è tornato, il merito è anche dei suoi tifosi. Logorati dalla paura di vedere la squadra sprofondare, hanno messo da parte le critiche di inizio 2024 (tante anche pesanti e forse eccessive) per rinnovare il giuramento di amore eterno e condurre i propri beniamini alla permanenza nel campionato cadetto. Grazie ai tifosi il nostro nido sarà il loro inferno: voto 9

O capitano, mio capitano. Lo Spezia lo hai dentro. Anzi, lo hai sempre avuto ma, probabilmente, siamo noi a non averti capito. Riavvolgendo il nastro, sei arrivato nel Golfo dei Poeti dalla costola di un tradimento. Vincenzo Italiano alla Fiorentina: clausola pagata e cartellino di un giovane sconosciuto ai più di nome Petko Hristov. Gioca poco, gioca male e a gennaio dell'anno seguente si ritrova in Serie B con il Venezia. Una tappa chiave della rinascita. Fa ritorno allo Spezia nell'estate della retrocessione e si piazza al centro della difesa nel nuovo corso targato mister D'Angelo. Da lì in poi sarà una guida per tutti. Il capitano perfetto di una corazzata diretta verso l'obiettivo. Il capitano dello Spezia Petko Hristov: voto 9

Frutto della rinascita sul campo sono i "gemelli del gol". Gemelli non sono, ma sul prato verde è come se lo fossero. Io per te, tu per me. Assist di Salvatore, gol di Pio: un mantra a cui i tifosi spezzini si sono abituati, un mantra a cui nessuno vuole o può più rinunciare. Dalle copiose critiche a tratti giuste, a tratti un po' ingenerose, alle standing ovation di tutto lo stadio che si alza in piedi per applaudire due figli di Castellammare. Per omaggiare chi ha capito cos'è lo Spezia, chi è la sua gente e si è reso conto di condividere sia la stessa identica passione che il medesimo obiettivo: vedere l'Aquila tornare in pArAdiso. Il Picco è roba da fratelli Esposito: voto 8.5.

Non ci si prenda in giro. D'Angelo ha tracciato la rotta ma, qualcuno, in una situazione di estrema difficoltà, è stato bravo a fare le nozze coi fichi secchi e il lavoro va riconosciuto. "Vuoi venire a giocare con noi? Siamo penultimi in classifica a 17 punti, contestati una settimana si e l'altra pure e abbiamo pochi soldi disponibili". Chi mai avrebbe accettato. Come si può sposare un progetto fatto di cocci rotti, tenuto insieme dal nulla. Eppure Di Serio, Falcinelli, Nagy, il ritorno del figliol prodigo Vignali. Nulla di eccezionale, solo quanto basta per arrivare alla salvezza. Alla salvezza del popolo bianco e della sua storia recente. Tante critiche prese senza mai fare un passo indietro, consci che quella era l'ultima possibilità e non c'erano margini di errore. Poi un nuovo capitolo in estate: la fine dei lavori di pulizia per chiudere definitivamente i conti con il passato, i conti con una Serie A che non può più tornare voltando le spalle, ma solo guardando avanti verso nuovi orizzonti. Un'operazione minuziosa ma perfettamente riuscita, con un minimo comune denominatore: la sostenibilità. I tre moschettieri della dirigenza Stefano Melissano, Andrea Gazzoli e Niccolò Peri, obiettivo raggiunto: voto 8.

"Cosa vuoi fare da grande? Voglio giocare nello Spezia". Il sogno di ogni bambino che ama il calcio è vestire la maglia della squadra della propria città. Se del cuore pulsante della squadra, ossia i suoi tifosi, hai fatto parte, tutto risulta più facile. L'anima di chi scende tutte le domeniche sul terreno di gioco come se fosse ancora parte del tifo. Di chi da il calcio d'inizio canticchiando i cori più conosciuti, perchè fanno parte di lui. La colonia spezzina in maglia bianca è la più grande risorsa. E' un'iniezione di carica e adrenalina prima di ogni partita. E' "garra" da Picco pura. I fanti Vignali, Cassata e Candelari: voto 8. P.S. in questo disegno c'è anche chi nel 2024 ha svoltato la sua carriera, ma non ha ancora avuto la riconoscenza di firmare un pezzo di carta per restare legato alla sua gente ancora qualche mese. Caro Bertola, questo ti fa perdere qualche punto. Voto: 7.5

Ora chiudete gli occhi e ripensate a come si presentava il Picco solo pochi anni fa. Brutto, sporco, disordinato, ma questi per noi spezzini erano e sono sempre stati grandi complimenti. C'è da dire che, però, riguardandolo oggi, l'emozione diviene tanta. Ripensi a quando papà ti portava in Curva sulle spalle, ti sedevi sui gradoni umidi e freddi. Tentavi invano di recuperare un pallone maldestramente calciato da qualche giocatore durante i tiri di riscaldamento, che puntualmente si infrangeva contro una rete brutta e fastidiosa. Ora riapri gli occhi e vedi un sogno. Anzi, il sogno americano che è divenuto realtà. La famiglia Platek non avrà mai capito fino in fondo il significato che si cela dietro la parola Spezia. Non avrà mai l'idea di calcio che abbiamo noi. Difficilmente farà chiarezza sul futuro di un club in vendita e del perchè l'investimento non sia più imprenditorialmente perseguibile. Qualcosa che resterà per sempre, però, nel 2024 lo hanno (quasi) portato a termine. "Papà, papà, abbiamo la casa più bella del mondo". Famiglia Platek: voto 7.

 

 

 

 

 

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