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Come è nato il presepe? Lo spiega la Professoressa Clara Vigorito in un seminario al Santuario di Gaggiola In evidenza

di Anna Mori – Il seminario ‘La Betlemme di Greccio: S. Francesco e l’invenzione del Presepe’ si terrà presso il Santuario di Gaggiola domenica 11 dicembre alle ore 16.


Il Presepe è una tradizione nata in Italia che è stata poi esportata in tutto il mondo. Si tratta di un simbolo che ha quasi ottocento anni ma che è sempre attuale in quanto ha saputo adattarsi a tutti i cambiamenti occorsi nei secoli, sia nell’ambito artistico che in quello del pensiero e delle tradizioni popolari.


Preparare il presepe è un atto di devozione fatto con estrema cura: dalla raccolta del muschio, alla sistemazione delle statuine, all’aggiunta di nuovi pezzi anno dopo anno.
Ma quando e dove è nato il Presepe? Lo abbiamo chiesto alla Professoressa Clara Vigorito, docente associato di ‘Storia dell’Arte e Fede’ presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose Ligure. La Professoressa Vigorito domenica 11 dicembre alle ore 16 presso il Santuario di Gaggiola terrà il seminario dal titolo ‘La Betlemme di Greccio: S. Francesco e l’invenzione del Presepe’.


“L’idea di proporre questo seminario mi è venuta dopo aver partecipato ad un convegno organizzato dai Frati Francescani che curano la rivista ‘Terra Santa’ in vista delle celebrazioni per San Francesco che si terranno tra il 2023 e il 2025”.


“Nel 1223 San Francesco d’Assisi decise di proporre un momento eucaristico nel giorno di Natale che in qualche modo rievocasse la nascita di Gesù, il luogo prescelto fu una grotta nel paese di Greccio, come ci riporta il suo primo biografo ufficiale Tommaso da Celano, amico convertito e uno dei primi compagni del Santo. San Francesco a Greccio aveva conosciuto un nobile di nome Giovanni ‘di buona fama e di vita anche migliore’: lo chiamò quindici giorni prima della celebrazione e come leggiamo sempre nella biografia di Tommaso da Celano gli disse: ‘Se desideri che celebriamo a Greccio la presente festa del Signore, affrettati a precedermi e prepara diligentemente quanto ti dico. Voglio infatti far memoria del Bambino che è nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come fu posto sul fieno tra il bue e l’asino’”.


“San Francesco, che era un diacono, chiese al sacerdote del luogo di celebrare la S. Messa. Tanti furono i pastori e i contadini del luogo ad accorrere per ascoltare la celebrazione liturgica, tutte figure che in seguito sono state rappresentate con le statuine nei presepi. In quell’occasione San Francesco non propose un Presepe vivente, ma la sola celebrazione: negli animi popolari in quel periodo il ricordo della nascita di Gesù era passato in secondo piano, come se l’avessero lasciato nel dimenticatoio, un bambino addormentato che con questa celebrazione San Francesco ha voluto risvegliare. Tuttavia le fonti chiariscono che non fu messo nella mangiatoia un bambinello, ma il Santo ha voluto sottolineare che la presenza di Cristo era nell’ostia. Tommaso da Celano ci racconta che il ‘nobile Giovanni’ ebbe una visione ‘Vedeva un bambinello che giaceva nella mangiatoia, e vedeva il santo di Dio (San Francesco) avvicinarglisi e destare quel bambino come dal torpore del sonno’”.

 


“Ho pensato di proporre un seminario sul Presepe perché siamo nel periodo di Avvento: citerò tutte le fonti francescane che parlano di Greccio per capire meglio che cosa sia accaduto nel 1223. Analizzerò anche la produzione iconografica evidenziando le discrepanze rispetto alla biografia del Santo di Tommaso da Celano e alle altre fonti francescane, compresa la biografia di San Francesco detta la ‘Legenda Maior’ di San Bonaventura da Bagnoregio comparsa successivamente”.


“La biografia di San Francesco di Tommaso da Celano ha avuto due stesure, la seconda leggermente diversa rispetto alla prima. Per un certo periodo è passata volutamente nel dimenticatoio in favore della biografia di San Bonaventura da Bagnoregio, padre generale dell’ordine, che con la sua ‘Legenda Maior’ voleva sanare i dissidi nati all’interno della comunità sull’interpretazione della regola. Decise quindi di scrivere una biografia che offriva una lettura strutturata e tradizionale della figura di San Francesco, smussando alcuni elementi rivoluzionari, come per esempio quello del Santo che si era accostato ai lebbrosi per vivere con loro, oppure il disprezzo totale per il denaro e la regola di vivere solo di elemosina accettando beni di prima necessità come coperte o cibo ma tutti oggetti umili, predicando un senso povertà quasi esasperato. Questo divenne una difficoltà per alcuni suoi seguaci, quindi San Bonaventura nella sua biografia ricondusse la figura di San Francesco nei canoni con l’idea di mettere d’accordo le anime dell’ordine più rigorose con quelle con un ideale diciamo più morbido. Le due versioni dell’altra biografia scritta da Tommaso da Celano ricompariranno rispettivamente a fine ‘700 e fine ‘800”.


Il primo presepe con i personaggi fu realizzato nel 1283 da Arnolfo di Cambio con statue che rappresentavano solo la Natività e i Re Magi. Tra fine ‘500 e ‘700 saranno gli artisti napoletani a dare al Presepe una nuova connotazione, arricchendolo con scene e personaggi che venivano rappresentati nello svolgimento di attività quotidiane. Si dice che fu San Gaetano da Thiene l’inventore del ‘Presepe Moderno’. Nel 1530 il Santo realizzò nell’’Oratorio di Santa Maria della Stalletta’ – così chiamato perché era stato ricavato proprio da una stalla – un Presepe con figure lignee che erano abbigliate secondo gli usi del tempo. Il merito di San Gaetano fu quindi quello quindi di arricchire la rappresentazione con personaggi che appartenevano sia all’antichità che all’epoca a lui contemporanea, senza però cadere in anacronismi. In questo modo, San Gaetano da Thiene diede vita a quella che sarebbe rimasta una delle principali caratteristiche del Presepe, ovvero la sua ‘atemporalità’.

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