Ancora nella primavera scorsa, come diverse altre volte, l’obiettivo “missionario” della “Quaresima di carità” della diocesi aveva al centro le tante attività condotte in Kenya dal religioso passionista padre Claudio Moscatelli. Nativo della parrocchia di Santa Maria di Godano, in alta Val di Vara, padre Claudio, ordinato sacerdote nel 1958, era in Africa orientale sin dal 1978 ed era ormai nei suoi novantadue anni. “Novantadue anni e non sentirli”, avevano titolato in quell’occasione i giornali locali, sottolineando così lo straordinario impegno di apostolato del religioso spezzino. Sono passati circa otto mesi e quell’impegno, ora, è terminato: padre Claudio ha chiuso gli occhi domenica scorsa, con la certezza di aver svolto sino in fondo, e forse anche oltre, il compito che - nel solco della missione passionista, così legata per vari decenni proprio anche alla Val di Vara - aveva intrapreso quasi cinquant’anni or sono.
La figura di padre Moscatelli è destinata a rimanere un mito per le popolazioni di quella parte occidentale del Kenya, che dalle pendici delle miniere di Macalder degrada verso Karungu e il lago Vittoria, nel cuore dell’Africa sub sahariana. Ma può esserlo anche per noi, perché ci aiuta a capire in fondo il senso dell’impegno missionario, ancora vivo ed attuale, nonostante i tempi siano cambiati e, in forme diverse, la nostra stessa Europa sia divenuta terra di missione.
Giunto in Kenya nel 1978, il religioso sestese unì sin da subito l’impegno di evangelizzare con quello della promozione umana delle popolazioni a lui affidate. Ed è stato straordinario come sino a poche settimane or sono, incurante degli anni e grazie anche all’aiuto della sua diocesi di origine - coordinato in particolare dal Centro missionario -, abbia portato avanti, con entusiasmo giovanile, progetti come il “Tailoring and dressmaking” (taglio, cucito e confezione di vestiario) rivolto alle giovani di quei luoghi. Lo scopo era quello di aiutare le ragazze (giovani orfane ma anche persone in situazione di disagio) a seguire i corsi per conseguire il cosiddetto “certificato nazionale”, grazie al quale possono ottenere il lavoro e rendersi autosufficienti in una società dove per molte donne la vita è ancora difficile. Ma davvero incredibile è la quantità di opere realizzata in questi decenni grazie al suo impegno.
Un messaggio di cordoglio, unito alla preghiera, è stato inviato dal vescovo Palletti alla congregazione passionista e alla famiglia Moscatelli. A loro uniamo anche le nostre condoglianze.