Nessuna fibra di amianto nell’aria di Marola. È questo il risultato della campagna di monitoraggio condotta da Arpal presso il complesso scolastico del borgo, per 6 giorni consecutivi, dal 27 aprile al 2 maggio, dopo un primo tentativo andato a vuoto a causa dello smog che aveva inquinato i campioni.
L’avvio delle misurazioni era stato deliberato dal consiglio comunale a fine gennaio, con una mozione approvata all’unanimità, in seguito alla burrasca che aveva colpito violentemente la città il 29 ottobre 2018.
Quel giorno il forte vento aveva danneggiato le coperture in amianto di alcuni capannoni dell’arsenale, a pochi metri in linea d’aria dalla scuola di Marola, e subito era montata la preoccupazione dei residenti per il possibile rilascio nell’aria di fibre cancerogene.
Ieri, venerdì 18 ottobre, a quasi un anno di distanza, nella commissione comunale garanzia e controllo l’assessore all’ambiente Kristopher Casati ha illustrato i risultati del monitoraggio, che non ha rilevato alcuna fibra di amianto nell’aria di Marola nel periodo preso in esame.
Arpal in più ha condotto anche un’analisi della qualità dell’aria, i cui risultati definitivi non sono ancora disponibili, ma che comunque, da un esame preliminare, “non presentano particolari criticità” riguardo ai dati di tutti gli inquinanti.
Resta comunque un’incognita l’intervento di bonifica dei capannoni, altro punto previsto dalla mozione approvata a inizio anno: l’ex ministro della Difesa Elisabetta Trenta, in risposta a un’interrogazione della parlamentare spezzina Manuela Gagliardi, l’aveva garantito insieme a un protocollo d’intesa tra Comune, Marina Militare, Asl e Arpal per il monitoraggio degli interventi di bonifica da effettuare in arsenale.
Nel frattempo, con il governo Conte bis, lo scranno della Difesa è passato a Lorenzo Guerini del Pd, e delle assicurazioni di Trenta non si è avuta più notizia. Nelle scorse settimane, il 2 e il 17 ottobre, la deputata Gagliardi ha sollecitato una risposta sul piano di interventi, che ad oggi non è ancora arrivata.
Il parlamentare dei 5 Stelle Roberto Traversi, in più, a maggio aveva annunciato che due capannoni sarebbero stati bonificati a inizio 2020 e un terzo nel 2021, con un costo complessivo di circa 700 mila euro (nell’immagine sotto la mappatura dei capannoni con copertura in amianto, evidenziati in giallo, nell’arsenale lato Marola). Ora resta da capire se gli stanziamenti e il relativo cronoprogramma sono confermati o meno.
“Ci sono alcuni elementi positivi e altri che ci preoccupano – ha spiegato ieri in commissione William Domenichini, referente del comitato “Murati Vivi” di Marola – Il fatto che il monitoraggio abbia certificato che non ci sono fibre di amianto nell’aria ci tranquillizza. Ma l'elemento che più ci sta a cuore è quello delle bonifiche: sarebbe opportuno avere una documentazione che attesta che i finanziamenti della bonifica dei capannoni sono stati stanziati”.
Domenichini ha anche messo in guardia da una possibile bonifica nella forma della verniciatura e dell’incapsulamento dell’eternit, esclusa però dall’assessore Casati: “Pensare che la soluzione sia verniciare le lastre di amianto è un filo sopra la presa per i fondelli, con il prossimo fortunale saremmo punto a capo. Per noi bonifica significa rimozione totale di un materiale dichiarato illegale dal 1992: operazioni di incapsulamento o monitoraggio non ci garantiscono alcuna sicurezza”.
Un invito a un’iniziativa diretta del Comune è arrivato dai consiglieri Massimo Baldino Caratozzolo, Luigi Liguori e Guido Melley: “Suggerisco all’amministrazione di prendere un’iniziativa diretta – ha detto Melley – Il sindaco e l’assessore possono contattare l’ammiraglio Giorgio Lazio e proporre un tavolo per tradurre questa disponibilità in fatti concreti. Il mio auspicio è che incontri come quello di oggi diventino la normalità, senza che l’amministrazione debba essere ogni volta incalzata da noi consiglieri”.
“Chiedo che l’amministrazione si faccia carico in prima persona di questo percorso – ha aggiunto Baldino – Avremmo preferito che il Comune garantisse quel percorso di trasparenza e partecipazione nei confronti dei marolini previsto dalla mozione. Ora mi auguro che si possa tornare a lavorare con quel clima positiva che aveva portato all’unanimità in consiglio comunale”.
Proprio la partecipazione resta la nota dolente per i residenti di Marola, come sottolineato in conclusione da Domenichini: “La convocazione di questa commissione ci è parsa inusuale: ci attendevamo che il percorso intrapreso nella commissione ambiente trovasse un prosieguo. Non abbiamo ottenuto molta trasparenza, tanto che i dati di Arpal li abbiamo ottenuti soltanto facendo una richiesta di accesso agli atti. Credo che sarebbe stato opportuno confrontarsi e discutere nella sede che avevamo concordato, la commissione ambiente”.