Monsignor Palletti, come giudica da vescovo, nel contesto di oggi, il ruolo del quotidiano cattolico "Avvenire"?
Ritengo che il servizio svolto da "Avvenire" sia di fondamentale importanza. Sia la forma sia i contenuti del giornale hanno decisamente un taglio alto e nel contempo sono in grado di parlare alla gente comune. Il contesto di oggi certamente "superinformato", e forse spesso frastornato da una molteplicità di notizie, non sempre trova il tempo né la possibilità di fermarsi a valutarle ed a soppesarle con la debita attenzione. A mio avviso, la lettura di un quotidiano come "Avvenire" facilita non poco tutto questo, sia nella oggettività della notizia, sia nella profondità della lettura che di essa ne viene data. Anche se la matrice è ovviamente cattolica, non indulge a forme di lettura confessionali e tanto meno ideologiche: quando necessario, sa leggere l'evento anche nella luce della fede senza stravolgerne però quell'oggettività che permetta, nella corretta laicità, un dialogo costruttivo con ogni lettore.
La pagina "Spezia 7" è da quarant'anni la "voce locale" di "Avvenire", al servizio della diocesi. Come può essere definita, oggi, la "missione" di questo servizio?
?Penso anzitutto che questi quarant'anni siano la prova più evidente di quanto la pagina di "Avvenire", "Spezia 7", abbia avuto e tutt'ora svolga un suo importante servizio. Il compito che le viene settimanalmente affidato va dalla informazione pratica su avvenimenti della vita diocesana alla comunicazione di messaggi, di testi, riguardanti il cammino stesso di fede della Chiesa locale: ritengo che sia un testimone importante, letto da molti con interesse, e non solo sul territorio della nostra diocesi. Certamente dall'inizio ad oggi molte cose sono cambiate. Anche questa pagina ha fatto esperienza di nuovi modi di porre la notizia, di proporsi al lettore, di essere stimolo a una riflessione profonda. Personalmente penso che potrà proporsi sempre più come uno spazio ecclesiale per il cammino della comunità.
Circa quarant'anni fa, oltre a "Spezia 7", nasceva anche Tele Liguria Sud, poi divenuta tv diocesana. Anni dopo era la volta del sito Internet della diocesi. L'apostolato e la pastorale passano dunque attraverso mezzi di comunicazione e sociali, vecchi e nuovi. Come si può definire, su questo punto, il programma di impegno della diocesi?
È significativo come questo quarantennio venga a segnare la vita di due grandi modi di comunicazione: uno cartaceo ed uno televisivo. Ritengo però ancor più importante come tutto ciò sia stato pensato fin dall'inizio come un servizio di informazione non solo verso i credenti ma verso tutto il territorio della nostra diocesi e della provincia della Spezia. Certo, come lei stesso ha messo in evidenza, il lavoro non si è fermato qui. Infatti, in tempi recenti, è stato anche approntato un sito Internet, che al momento è in profonda revisione per renderlo fruibile secondo le attuali sensibilità. Sono strumenti importanti e l'apostolato, la pastorale non possono non tenerne conto. Oggi costituiscono le grandi piazze su cui si possono incontrare migliaia di persone. D'altra parte gli strumenti di comunicazione sono sempre stati tenuti in alta considerazione da parte della Chiesa. Ovviamente ogni tempo ha conosciuto i suoi. Pensiamo ad esempio a tante immagini raffigurate nelle nostre chiese quando l'alfabetizzazione non era ancora avvenuta in modo capillare come oggi. Con quei quadri, con quelle pitture si poteva però comunicare al popolo, fare una catechesi profonda; e così si è realizzato per secoli. L'apostolo Paolo aveva messo come centro del suo programma proprio l'annunzio, la predicazione della parola, della lieta notizia di Cristo crocifisso e risorto. Oggi cambiano le tecnologie ma il dovere dell'annunzio rimane, anzi si fa particolarmente urgente. Lei mi domanda come si può definire su questo punto il programma di impegno della diocesi. Personalmente direi che si può delineare a vari livelli. Viene toccato l'aspetto di tipo finanziario, in quanto vi è un costo reale per queste strutture; di tipo operativo, perché dietro la notizia c'è colui che la va a raccogliere e la sa porgere all'ascoltatore; di tipo tecnico in quanto serve chi si occupa del montaggio o dell'impaginazione. Di conseguenza si delinea un impegno anche dal punto di vista qualitativo e formativo. L'essere letti e ascoltati da molti comporta infatti una grande responsabilità che esige adeguata competenza. Personalmente devo dire che oltre a tutto ciò ho anche trovato grande generosità in coloro che sono impegnati in questo campo: generosità di tempo, di disponibilità e di autentica sensibilità ecclesiale. A tale proposito colgo l'occasione per dare a tutti coloro che per la diocesi lavorano in questo settore il mio più sentito ringraziamento.
Padre Carlini e il suo grazie dal Brasile
Da anni ricevo notizie da questa pagina "Spezia 7"...Per chi risiede lontano da Spezia, è bello accompagnare ciò che accade nella sua città, la"saudade", la nostalgia di persone e fatti ricorda e torna vicini ricordi nel tempo e nello spazio...Per me che sono partito più di 40 anni fa, per essere un missionario della fede che è sbocciata nella chiesa spezzina è uno dei pochi mezzi, a volte l'unico, di conoscenza del cammino della nostra diocesi in questi anni per un confronto con la ricca esperienza di fede soprattutto dei poveri delle periferie e delle carceri dove da un tempo sto vivendo in questa diocesi brasiliana di Macapá. Vedo tante cose belle che mi fanno respirare il cammino di fede vissuto in luoghi e culture differenti. E per questa gente la tendenza che avverto è quella di rifugiarsi in altre scelte e pensare che il Signore presentato dalla Chiesa, oggi non porti piú nulla di interessante...Per chi prende sul serio il cammino di fede come cammino di figli e di fraternità universale, è una grande angustia... L'essere qui, ben in mezzo alla gente dove il Signore mi ha mandato, è un servizio alla mia chiesa di Spezia...io non sono più di nessuno, io non sono più di un cristiano che si sforza di vivere la sua fede e a fatica, lì in mezzo a voi...io sono qui in mezzo a questa gente per cogliere la faccia del Padre che da lì non si avverte...per riscoprire qui in mezzo a questa gente l' allegria di un carcerato che riicontri una volta uscito dal carcere e che ti dice...' sai era bello quando ci visitavate in carcere e si leggeva il Vangelo; sai io ho provato a non fare più scelte sbagliate, da sette mesi, e mi do bene'...'Ho scoperto che c'era il cammino del male e del bene, nel primo tutto era sbagliato, mi sono deciso di fare il secondo e mi trovo bene davvero...' Con la gente di periferia in parrocchia, che, come dice il Papa Francesco, é un ospedale da campo...ma piano piano la misericordia, e la corresponsabilizzazione ci fanno capire meglio che la Comunione alla Messa domenicale deve trasformarci in comunità di Gesù, Corpo vivo Suo, attenta ai vicini nelle vie e nei ponti, negli allagati...agli ammalati, e così via. Io ringrazio il servizio che la pagina di "Spezia 7" fa a me e spero possa fare a voi in questo scambio fraterno di notizie perché si scopra sempre più ciò che Lui fa, nella presenza del suo amore gratuito dentro e fuori della stessa Chiesa, fermentata e viva perché avvenga il Suo regno!
?Luigi Carlini, prete e Missionario
Quarant'anni or sono nasceva Spezia sette
Le prime riunioni preparatorie, coordinate dal parroco di San Paolo alla Pianta don Angelo Fontanella, si svolsero nel tardo autunno 1975. Monsignor Siro Silvestri si era insediato solo da poche settimane come nuovo vescovo della Spezia – Sarzana – Brugnato, e tra i primissimi impegni del suo episcopato – che sarebbe proseguito per quindici anni, sino all'inizio del 1990 – aveva posto esitazione quello della stampa cattolica e, in generale, dei mezzi di comunicazione sociale. Da poco più di un anno i cattolici di Spezia e di tutta la Liguria erano "orfani" del "Cittadino", la gloriosa testata quotidiana genovese che aveva dovuto chiudere i battenti per l'insostenibile aumento dei costi di gestione. Al suo posto era iniziata la diffusione di "Avvenire", che però era ancora privo di una pagina diocesana (ce n'era solo una di cronaca quotidiana per l'intera Liguria) e stentava a penetrare nelle parrocchie. Silvestri, che veniva da Foligno, diocesi che disponeva e dispone di un settimanale di tutto rispetto come "La gazzetta di Foligno", era consapevole di come proprio nel campo dei media si sarebbe giocata in buona parte la sfida di quella che sarebbe stata chiamata la "nuova evangelizzazione". Detto fatto, venne formato un gruppo di lavoro composto in gran parte di laici e, dopo gli opportuni contatti organizzativi con la direzione milanese di "Avvenire", nel giro di poche settimane, un tempo davvero breve, tutto era pronto. Il primo numero di "Spezia 7" portò così la data del 7 marzo 1976, prima domenica di Quaresima. Quella mattina una squadra di volontari recapitò ad ogni parrocchia le copie già stabilite di "Avvenire" con il suo inserto diocesano, in tempo per la prima Messa. Iniziava un'avventura che, oggi, giunge al traguardo dei suoi primi quarant'anni. Il mondo e l'Italia sono profondamente cambiati da allora, gli stili di vita di chi legge oggi il giornale sono quasi sempre molto diversi da quelli delle generazioni degli anni Settanta. Ma l'intuizione di Siro Silvestri regge alla prova del tempo e, grazie alla generosità di tanti – costruita per intero sul volontariato – è pronta ad affrontare nuove sfide. Auguri, "Spezia 7", e grazie una volta di più, carissimo "don Siro" !
I vescovi, i sacerdoti e i laici che hanno dato vita alla pagina Spezia sette
La pagina diocesana «Spezia 7» iniziò la sua pubblicazione, quale inserto di "Avvenire", domenica 7 marzo 1976. L'aveva voluto, come spieghiamo in un altro articolo, l'allora vescovo Siro Silvestri. I suoi successori, nell'ordine Giulio Sanguineti, Bassano Staffieri, Francesco Moraglia e Luigi Ernesto Palletti, l'hanno accompagnata negli anni con il loro sostegno ed il loro incoraggiamento, superando sempre tutte le difficoltà. All'inizio i responsabili della redazione erano don Angelo Fontanella e Luigi Massa, quest'ultimo già capo redattore provinciale del "Cittadino". Con loro c'erano Egidio Banti, Gian Luca Castellini e Guido Ghersi, ai quali si aggiunse poi il canonico don Giuseppe Savoca. Segretaria di redazione fu per diversi anni l'instancabile Francesca Fiore Faggioni. Molti laici nel tempo hanno prestato la loro collaborazione, tra i più recenti ricordiamo Carlo, Pier Giorgio e Francesco Bellotti, Valerio Cremolini, Gabriella Mignani e suor Maria Grazia Storace. Non va poi dimenticata la generosa collaborazione dei parroci, perno fondamentale per la diffusione della pagina nelle loro comunità. Non ultimo sono da ricordare tutti coloro che in tutti questi anni, partendo spesso a notte ancora fonda ed affrontando freddo e intemperie, hanno sempre permesso alle parrocchie, anche a quelle più lontane, di ricevere "Avvenire", puntualmente, ogni domenica.
Il cammino della festa di Lerici
La storia ormai quarantennale di "Spezia 7" è fatta, come tutte le storie che si rispettino, di continuità e di cambiamenti. I cambiamenti sono, ad esempio, quelli portati dalle innovazioni tecnologiche. La prima redazione, sistemata alla meglio in un angolo della sede di Azione cattolica, lavorava con una vecchia e "gloriosa" macchina da scrivere "Lexicon", attenti tutti ad usare sempre la carta copiatrice per evitare che qualche articolo andasse perduto (a volte è davvero accaduto). Ogni mercoledì sera, perché quelli erano i tempi "obbligati", qualcuno doveva raggiungere gli uffici postali e, se, come spesso, si era in ritardo, il procaccia postale di turno alla stazione, per consegnare la busta fuorisacco per Milano. Fax, computer, internet erano di là da venire ... Così, quando appunto capitava che il fuorisacco andasse perduto, altra strada non c'era, se si voleva che la pagina uscisse, che quella di dettare tutto, articolo per articolo, e scandendo bene le sillabe, ai dimafonisti di "Avvenire". Davvero un'altra epoca ! Ma questi cambiamenti hanno attraversato tanta gioiosa e generosa continuità. Il volontariato assoluto di tutti i collaboratori, ad esempio. E poi, a fianco di questa storia quarantennale, un altro quarantennio, già ricordato lo scorso anno: quella della "festa di Avvenire" a Lerici, "inventata" da un parroco straordinario, don Franco Ricciardi, e proseguita ogni anno, in un crescendo straordinario di iniziative, di rapporti umani, di vera evangelizzazione. L'estate lericina, sin dagli anni Settanta, è così anche l'estate di "Avvenire", e "Spezia 7" da sempre si può ben affiancare alle pagine nazionali nel raccontarne gli eventi e i personaggi. In apparenza il rapporto diretto potrebbe non apparire: ma in tanti sappiamo che proprio la festa di Lerici ha aiutato, e non poco, la pagina diocesana a sopravvivere per così tanto tempo e ad affrontare sfide nuove. Con la preghiera, con l'azione, con l'amicizia. Ricordare don Ricciardi e i tanti collaboratori della festa vuol dire dunque davvero dare atto di una storia che è storia di persone, e anche di fede, vera ed autentica. ?(E.B.)
Da "punto notizie" ad archivio storico
"La pagina di "Spezia 7" raggiunge un traguardo grandioso e forse unico fra le diocesi italiane": ce lo dice, col sorriso sulle labbra ma anche con emozione, suor Maria Grazia Storace, delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Suor Maria Grazia, oggi direttrice del Ciofs spezzino, il centro di formazione delle suore salesiane, è stata sin dagli anni Settanta un vero perno della commissione diocesana per le comunicazioni sociali. La lettura dell'immagine, i cineforum, i libri sono stati i campi privilegiati della sua azione, ma non ha mai dimenticato "Avvenire". E non solo per inviare puntuali e significativi comunicati: «Il Ciofs – ci dice – deve solo ringraziare. Ma io, nella pagina e nel magistero dei vescovi che le sta alle spalle, ho sempre trovato una fortissima sintonia con i principi di don Bosco. Per tutti noi "Spezia 7" non è solo lo strumento di un sempre efficace "punto notizia", ma ormai una documentazione da vero archivio storico della diocesi. E così, quando ogni domenica la leggiamo, ci sentiamo davvero di casa...»
Ringraziamento
La redazione della pagina diocesana di "Avvenire", "Spezia sette", in occasione del quarantesimo della sua prima uscita, ringrazia tutte le lettrici e tutti i lettori per l'attenzione e per la fedeltà mostrate in questi anni, con l'augurio di mantenere ancora a lungo tale reciproco rapporto di amicizia e di collaborazione. Senza il rapporto continuo e costante con loro, anzitutto con i vescovi che si sono succeduti sulla cattedra diocesana, e poi con i sacerdoti, i diaconi, le religiose, i religiosi e le persone laiche, una esperienza così lunga e preziosa non sarebbe stata possibile neppure per un tempo limitato. Invece, siamo all'inizio del quinto decennio di vita. Sono cambiate le tecnologie, sono cambiate le persone, ma "Spezia 7" continua il suo cammino. Grazie di cuore a tutti...