Luci e ombre emergono dai dati Istat sull'occupazione. Se l'aumento di 16.000 unità rispetto allo scorso anno (da 626mila a 642mila) è senza dubbio motivo di soddisfazione, coì come l'incremento del numero di donne occupate, dal territorio continuano ad arrivare segnali che sarebbe sbagliato ignorare. Il primo è relativo a tre settori strategici per l'economia regionale come commercio, alberghi e ristoranti, che hanno registrato una flessione di duemila posti di lavoro: sono passati da 149mila a 147mila. Se nel caso dell'edilizia, purtroppo, si tratta di un calo ampiamente previsto (l'incertezza sui bonus ha colpito pesantemente le aziende del settore, e le prospettive sono tutt'altro che rosee), il fatto che il turismo – a dispetto dei numeri relativi alle presenze – non riesca a incrementare il numero di occupati è un campanello d'allarme molto grave.
"La sensazione – dice Luca Maestripieri, segretario generale CISL Liguria – è che in Liguria continui a crescere il lavoro precario, spesso improvvisato, a danno dei contratti stabili. Una tendenza che, se nei giorni della pandemia era in qualche modo giustificata dalle incertezze sul futuro, oggi si configura più come speculazione che come reale esigenza. Dobbiamo incontrare subito la Regione per creare posti di lavoro stabili e di qualità, che non si dissolvano dalla sera alla mattina. Il confronto con la Regione deve dare queste risposte e disegnare il perimetro di un patto per il lavoro buono in Liguria".