La prima storia è di una ragazza di origine africana, sposata da parecchi anni con uno spezzino molto più grande di lei, vittima di vessazioni quotidiane e di continue violenze psicologiche. Il ricatto di non farle avere la cittadinanza e di allontanarla dal figlio avuto con lui, e la mancanza di un'autonomia economica che le permettesse di rivolgersi a un legale, ha fatto sì che la stessa subisse continue e inaccettabili vessazioni. È arrivata in CGIL piangendo e con la difficoltà oggettiva di spiegare la sua storia in una lingua, che nonostante la permanenza in Italia da molti anni, le è ancora poco famigliare a causa della solitudine nella quale è stata costretta a vivere. Le è indicato uno studio legale che l'avrebbe aiutata ad avviare gratuitamente le procedure per la separazione.
Qualche giorno dopo si è rivolta alla Camera del Lavoro una donna, insieme al marito, fatta picchiare da tre uomini su commissione del proprio datore di lavoro, perché "colpevole" di aver richiesto, con insistenza, una retribuzione che le spettava di diritto. La donna è stata messa in contatto con la Questura e consigliata di denunciare subito il fatto.
La terza è una storia di violenza domestica. E' stato indicato alla donna, come del resto alle precedenti, il centro antiviolenza Irene, dove, chi è in queste circostanze, potrà trovare tutte le professionalità capaci di dare supporto, mantenendo l'anonimato.
"Una percentuale minima di donne trova il coraggio di denunciare questi episodi e il problema della violenza sulle donne è in espansione anche nel nostro territorio- dice Lara Ghiglione, segreteria CGIL- La mancata autonomia economica è una delle cause principali che spinge queste donne ad accettare situazioni davvero insopportabili. Come CGIL riteniamo che, di là del necessario e importantissimo ausilio al momento della denuncia, occorra che le istituzioni lavorino maggiormente sul fronte della prevenzione, attraverso progetti di educazione all'affettività nelle scuole, cosa di cui cerchiamo di occuparci anche come organizzazione sindacale, ma in particolar modo sul fronte della promozione dell'occupazione femminile, soprattutto in contesti considerati a rischio. E' necessario garantire adeguati finanziamenti ai centri anti violenza, costretti a ridurre i servizi in tutta Italia a causa dei scellerati tagli perpetrati dal Governo. Le risorse vanno necessariamente trovate e le istituzioni locali devono farsene carico. Solamente in questo modo sarà possibile combattere questo problema sociale che non riguarda solo le donne ma tutta la nostra società perché "la violenza sulle donne è una sconfitta per tutti".