Daniela Patrucco, portavoce del Comitato SpeziaViaDalCarbone che ha seguito la vicenda dell'Ilva da Taranto fino alle miniere del Brasile, intervisterà l'autore del libro e co-presidente nazionale dei Verdi sulle conseguenze dell'inquinamento a Taranto, in particolare al quartiere Tamburi a ridosso dell'acciaieria, che impediscono alla popolazione una vita in salute e la sopravvivenza e lo sviluppo delle economie locali alternative a quella siderurgica.
Nel suo libro Bonelli ha tracciato un quadro per molti versi simile a quello della Spezia. Si parlerà della privatizzazione dell'Ilva: di come è stato svenduto un impianto statale che in seguito ha prodotto guadagni inimmaginabili, grazie a un'imprenditoria predatrice e a una politica assente, quando non collusa; dell'eccesso di produzione dell'acciaio, come pure di energia; dell'impatto dell'inquinamento sulla salute (un'incidenza dei tumori tra i bambini (di età 0-14 anni) del +54% e del +21% di mortalità rispetto alla media regionale della Puglia); della contaminazione dei terreni e l'impossibilità di proseguire le attività agricole e dell'allevamento (divieto di pascolo nel raggio di 20 km dal polo siderurgico e abbattimento di oltre 2000 capi d'allevamento); della contaminazione del Mar Piccolo dove una volta c'erano le coltivazioni delle cozze tarantine, famose in tutta Europa (distruzione di tonnellate e tonnellate di cozze perché contaminate dai PCB (policlorobifenili); assenza dei controlli ambientali o loro condizionamento in nome del profitto e del massimo sfruttamento degli impianti; della perizia commissionata dalla procura e del successivo sequestro dell'impianto che tuttavia continua a funzionare e inquinare a suon di decreti legge.
La proiezione di uno starordinario docu-film dal titolo Polmoni d'acciaio darà un'idea del "dietro le quinte" della produzione siderurgica in Italia e in Europa.Ottocento navi provenienti dal Brasile attraccano ogni anno a Taranto, destinate all'Ilva. Siamo nel Maranhão, lo stato del Brasile più ricco di risorse, lo stato del Brasile con la popolazione più povera. Il "dietro le quinte" del minerale di ferro molto simile a quello della produzione di energia con il carbone: le navi provenienti dalla Colombia attraccano al pontile Enel della Spezia. Le miniere di carbone in Colombia continuano ad espandersi. Nuovi impianti portuali sono stati costruiti e altri sono in costruzione. Molte altre concessioni sono state date e ci sono progetti di ulteriore espansione, mentre gli agricoltori e le comunità indigene senzatetto lottano per la loro sopravvivenza, tra le miniere di carbone.
Tutto questo in inglese si dice con una parola, landgrabbing: sottrazione delle terre, delocalizzazione delle popolazioni, sfruttamento intensivo delle risorse, devastazione degli ecosistemi.
Ma le alternative per evitare tutto questo ci sono. Grazie a importanti progetti di conversione realizzati in realtà industriali analoghe a Taranto (Bilbao, il Bacino della Ruhr e l'ex capitale dell'acciaio degli Stati Uniti d'America, Pittsburgh) parleremo di come uscire dal ricatto tra salute e lavoro. Di come, avviando e portando a termine processi di conversione industriale, si possano ridurre i conflitti sociali, aumentando l'occupazione e migliorando sensibilmente il benessere complessivo (ambiente, salute, economia) della popolazione locale.
Sappiamo bene che La Spezia soffre degli stessi problemi di Taranto, che anche se in diversa misura sono comuni a tutte le città industriali che ospitano o hanno ospitato industrie inquinanti, ora Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche. Non è difficile immaginare che in vista della dismissione della centrale a carbone di Enel, Spezia possa avvantaggiarsi delle migliori esperienze di riconversione industriale che Angelo Bonelli ha raccolto nel suo libro e ricollocato a Taranto, adattandole: il Museo Guggenheim a Bilbao, Università e Istituti di ricerca a Pittsburg, il grande parco paesaggistico nella Ruhr.