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Patronati, anche da Spezia un grido contro Renzi: "Non sa nemmeno cosa facciamo"

600 contatti giornalieri, 15 enti con 27 sportelli e 48 operatori, 4500 domande per la disoccupazione presentate dal primo gennaio ad oggi, 94% di domande all'INPS in via telematica presentate tramite la loro mediazione. E tutto gratis per gli utenti finali, i cittadini. Sono i numeri che raccontano in sintesi la galassia dei Patronati in provincia della Spezia.

I Patronati sono un pezzo storico (attivi dal 1945) e fondamentale del welfare italiano che, grazie a qualche riga all'interno del decreto sblocca Italia del governo, dal 1 gennaio 2015 rischia di scomparire. 150 milioni di taglio, il 35% dell'importo annuale, e il dimezzamento dell'imposta dello 0,226 % sulla parte dei contributi previdenziali dovuti nella busta paga dei lavoratori, tutto in nome della spending review. Risultato: sindacati, e responsabili Patronati, su tutte le furie e sul piede di guerra. Ne hanno parlato questa mattina in Camera del Lavoro i segretari generali Lorenzo Cimino, CGIL, Antonio Carro, CISL e Nadia Maggiani, UIL; insieme a Beniamino Argenti, Inca Cgil, Francesco Passalacqua, Presidente Acli, Cinzia Boscaglia responsabile patronato Ital Uil Liguria, Maria Iiriti responsabile provinciale Ital Uil La Spezia, Alberto Semplici responsabile patronato Acli e Carlo Pucci, responsabile Inas Cisl.
Un coro unanime di sdegno: "Il governo Renzi taglia soldi che sono pagati da lavoratori e non dice come saranno utilizzate queste risorse. Ci sarà un effetto drammatico per i cittadini che si rivolgono ai nostri uffici ai quali sarà negato il diritto di usufruire gratuitamente di servizi che lo Stato non è in grado di dare. Sono le fasce più deboli della popolazione, che dal primo gennaio si dovranno rivolgere a strutture private, commercialisti o altro, o addirittura resteranno esclusi dai loro diritti fondamentali."

I patronati storicamente forniscono un servizio personalizzato caso per caso e gratis per tutte le procedure previdenziali e da qualche anno anche per quelle relative all'immigrazione. Una pratica di supplenza dello Stato che fa risparmiare ai conti pubblici quasi 700 milioni di euro ogni anno. Dal 2010 INPS e Inpdap hanno esternalizzato, di fatto, i servizi con la digitalizzazione e i patronati sono diventati ancora più essenziali. Oggi, solo il 6% della popolazione usa il PIN per poter accedere alle pratiche on line, basti pensare che nel 2013 14 milioni di italiani si sono rivolti ai patronati alla ricerca di un'intermediazione.

"Renzi non sa neanche cosa facciamo e come funziona la macchina burocratica dell'INPS- hanno ribadito i dirigenti sindacali e dei patronati- Noi ci troviamo a fare domande di ASPI anche ad insegnanti di informatica. Non hanno neanche il coraggio di chiuderci: paradossalmente, non potremmo entrare sul mercato facendo pagare le pratiche neanche volendo, siamo enti senza scopo di lucro. I Patronati sono il fiore all'occhiello del welfare, con servizi efficienti, moderni, qualificati. Questa manovra, figlia di un'ideologia che vuole chiudere tutti i livelli di intermediazione tra cittadini e Stato, serve solo a negare funzioni di sussidiarietà e di risposte a diritti socio assistenziali previste dalla Costituzione." Pensiamo solo a cosa potrebbe accadere da gennaio per le pratiche relative al lavoro con la mancanza dell'assistenza dei patronati e con i centri per l'impiego bloccati dal default delle provincie: caos totale.

Nei prossimi giorni, CGIL, CISL, UIL e ACLI hanno messo in cantiere una serie di iniziative unitarie per far sì che il provvedimento sia stralciato dalla manovra del governo. Per questo, si sono già attivati anche 150 parlamentari che hanno presentato un emendamento contro i tagli. Prossimi appuntamenti: sabato 15 novembre presidi con raccolta di firme a Sarzana in Piazza Luni la mattina e alla Spezia Piazza Cavour la mattina e Piazza Beverini il pomeriggio. Lunedì 24 serrata di tutti i patronati e manifestazione sotto la sede all'Inps ed in Prefettura.

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