In tanti lo abbiamo amato, come uomo e come cristiano: perché era l'espressione più alta di essere umano che avessimo mai incontrato. E in tanti lo sentiamo vicino ogni volta che scegliamo di dedicare un po' della nostra vita agli altri. Noi dell'Associazione Culturale Mediterraneo gli siamo grati per come ci ha stimolati a praticare l'accoglienza, a lottare contro le diseguaglianze, a immettere nella società la cultura, intesa come cittadinanza attiva e pensiero critico. Per noi il Gallo vive come combattente evangelico per i diritti sia civili che sociali. Intenso fu anche il suo rapporto con Sarzana. Andrea aveva un legame speciale con Paolino Ranieri, partigiano e poi Sindaco. Insieme raccolsero 5.000 firme per intitolare una piazza di Sarzana a Fabrizio De Andrè. Il don raggiunse Paolino in ospedale mentre se ne stava andando. Alla frase "guarda che non ho mica chiamato il prete", lui rispose "ma io sono venuto da partigiano", mettendosi il fazzoletto rosso al collo. Per noi il Gallo vive, quindi, anche come comunista anarchico e libertario, uomo della speranza e della Resistenza. Ci scrivevamo a notte fonda, conservo tutte le sue e-mail. L'ultima arrivò la notte del 25 aprile del 2013. Malato, volle salire al Sacrario dei Martiri del Turchino. Da lì scrisse: "W la Resistenza, W i partigiani!". E poi il legame con Lerici. Il regista Luigi Faccini gli fece una bella intervista, amichevole ma anche "inquisitoria", che divenne un film dal titolo "Andrea, dicci chi sei". Nel 2003 gli fu assegnato il premio "Gente di strada". Ricordo il difficile rapporto con il mondo cattolico: il prete di Lerici avrebbe voluto celebrare la messa con il don, ma la parte bigotta della parrocchia glielo impedì. Il Gallo, dunque, per noi vive anche come uomo di dottrina, ma di una dottrina che non deve diventare più importante dei più fragili, dei più deboli, degli ultimi. Un anno senza il Gallo, infine, obbliga la sinistra a una riflessione sull'eredità politica che ci ha lasciato. Andrea aveva capacità di pensare i fenomeni della politica. Ho riletto, tutte assieme, le sue e-mail, sono un piccolo pamphlet sulla vicenda recente della sinistra: le speranze del 2011, con le vittorie nei referendum e poi di Doria e Pisapia; la consapevolezza che la sinistra dovesse cambiare, recepire cioè quella primavera; lo sconforto perché non successe nulla, facendo sì che l'indignazione prendesse altre vie. Cito una sua frase simbolica dell'inerzia della sinistra in quella fase: "La Sinistra è 'quasi' fuori dalla storia". Ciò è ancor più vero oggi, quando la sfiducia sembra aver superato ogni argine. Non sappiamo che cosa ci direbbe il Gallo. Ma certamente ci inviterebbe a entrare in rapporto con la vita, con tutto ciò che spera e resiste. A trovare strumenti e soluzioni in cui porre un segno di futuro, anche piccolo, dalla parte degli ultimi. Perché per lui la politica è trasformazione sia personale che sociale, è un insieme inseparabile di grandi e piccoli gesti. La politica è conflitto, è dare alle persone la capacità di autogovernarsi, è autonomia delle persone e autonomia della società. La politica per vincere ha bisogno che crescano le persone e la società, ma non deve metterci le mani sopra, deve rispettarle. Forse il Gallo oggi direbbe ai partiti di sinistra: alzate la bandiera dell'eguaglianza e della giustizia sociale, altrimenti vinceranno i forconi. Come fate a fare politica, direbbe, se state distanti dal dolore sociale? Non ci sono scorciatoie, bisogna tornare agli antichi valori e farli vivere nei tempi nuovi, con umiltà e perseveranza. Se la sinistra vuole rientrare nella storia il lavoro che la aspetta è di lunga lena. (Giorgio Pagano, Presidente dell'Associazione Culturale Mediterraneo).