Sala consiliare gremita, a Lerici, per il ricordo di Giacomo Matteotti nel centenario della sua uccisione per mano fascista, il 10 giugno 2024. All’iniziativa, organizzata dalla sezione ANPI di Lerici, dal Circolo ARCI Borgata Marinara, dalla Cooperativa 1° Maggio, dalla Società Marittima di Mutuo Soccorso, dall’Associazione Culturale Mediterraneo e dal Circolo Pertini, sono intervenuti Giorgio Pagano, presidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo e co-presidente del Comitato provinciale Unitario della Resistenza, e lo storico Giovanni Scirocco, docente all’Università di Bergamo, che ha tenuto una conferenza sul tema “Matteotti. L’ultimo discorso”.
“La vita e la morte di Matteotti – ha detto Pagano – sono la risposta a chi dice: ‘condanniamo le leggi razziali del 1938, l’ingresso in guerra accanto a Hitler nel 1940, ma salviamo la fase precedente del fascismo, il fascismo buono’: il fascismo buono non è mai esistito, la violenza come sistema è connaturata al fascismo ed è nel suo dna originario, fin dal 1919. Possiamo, dobbiamo avere idee diverse, perché il conflitto è il sale della democrazia – ha proseguito – ma dobbiamo riconoscerci tutti nei principi della Costituzione antifascista. La rottura con il fascismo si chiama antifascismo: sono due principi inconciliabili. Ecco perché dobbiamo essere inflessibili contro i rigurgiti neofascisti”.
Scirocco ha esaminato l’ultimo discorso di Matteotti in Parlamento, il 30 maggio 1924. Il deputato socialista “denunciò, attraverso la nuda e cruda esposizione dei fatti, il clima di violenza in cui si era svolta la campagna elettorale, anche con la partecipazione della milizia fascista istituita l’anno prima, e una serie di irregolarità avvenute durante il voto (in molti seggi i rappresentanti di lista erano solo fascisti o del ‘listone’ nazionale), chiedendo il rinvio della convalida dell’elezione.”
La parte finale del discorso di Matteotti è stata letta da Beppe Mecconi:
“Voi dichiarate ogni giorno di volere ristabilire l’autorità dello Stato e della legge. Fatelo, se siete ancora in tempo; altrimenti voi sì, veramente, rovinate quella che è l’intima essenza, la ragione morale della Nazione. Non continuate più oltre a tenere la Nazione divisa in padroni e sudditi, poiché questo sistema certamente provoca la licenza e la rivolta. Se invece la libertà è data, ci possono essere errori, eccessi momentanei, ma il popolo italiano, come ogni altro, ha dimostrato di saperseli correggere da sé medesimo. Noi deploriamo invece che si voglia dimostrare che solo il nostro popolo nel mondo non sa reggersi da sé e deve essere governato con la forza. Ma il nostro popolo stava risollevandosi ed educandosi, anche con l’opera nostra. Voi volete ricacciarci indietro. Noi difendiamo la libera sovranità del popolo italiano al quale mandiamo il più alto saluto e crediamo di rivendicarne la dignità”.
Scirocco si è infine soffermato su Matteotti come “grande personalità della politica italiana, sempre impegnata per la difesa della dignità del lavoro, per il diritto all’istruzione, per la pace”. Era un politico “che studiava e approfondiva ogni problema e che si batteva per attuare i suoi principi ricercando sempre la partecipazione popolare”. Un modo di fare politica “che ci parla ancora perché è proprio quello che è mancato in questi anni”.
E’ seguita un’ampia discussione che ha toccato molteplici aspetti: la vigilanza contro i pericoli autoritari, la critica alla riforma della Costituzione, la necessità di tornare a una politica che rappresenti il mondo del lavoro e si basi sulla partecipazione democratica dei cittadini.