Nell’enciclopedia Treccani, la cultura è definita come “l’insieme delle cognizioni intellettuali che, acquisite attraverso lo studio, la lettura, l’esperienza, l’influenza dell’ambiente e rielaborate in modo soggettivo e autonomo, diventano elemento costitutivo della personalità, contribuendo ad arricchire lo spirito, a sviluppare o migliorare le facoltà individuali, specialmente la capacità di giudizio”.
La cultura, quindi, fa bene all’anima, ci gratifica, ci soccorre, ci migliora come esseri umani e come cittadini, in sostanza “paga” e “appaga” lo spirito: questo è un dato ormai universalmente riconosciuto e acquisito. Meno recepito e assimilato è un altro concetto legato alla cultura, quello cioè che essa non è mai fine a se stessa, ma produce lavoro, quindi occupazione e ricchezza per una città. E Dio solo sa se questa nostra città non ne ha bisogno!
Spezia e provincia non sono solo turismo paesaggistico, pur meraviglioso e in pieno sviluppo, ma possono diventare a buon diritto centro di turismo culturale. Abbiamo delle eccellenze, come il Conservatorio di Musica, nel quale studiano giovani provenienti da tutti i continenti, il Museo Navale, con la raccolta di polene più importante al mondo, il Museo Lia, il Camec, il Museo del sigillo, quello etnografico, l’archeologico, che, insieme a tutto il resto, espone le statue stele della Lunigiana, i reperti di Luni (la città era tanto bella, tutta in marmo, che secondo la leggenda i Vichinghi l’avrebbero creduta Roma e per questo saccheggiata), la villa romana del Varignano, i Forti del Golfo, il Castello di San Giorgio, quello di Lerici e quello di Porto Venere, la Fortezza Firmafede di Sarzana, il Borgo rotondo di Varese Ligure, le maschere apotropaiche di Groppo e di tutta la val di Vara, le case torre, la cinta muraria, la ceramica di Andrea Della Robbia nella Chiesa di Santa Maria Assunta, i dipinti dei grandi maestri della pittura spezzina, le sculture di Enrico Carmassi (per esempio i due atleti del campo sportivo Alberto Picco), di Angiolo Del Santo, di Augusto Magli, di Guglielmo Carro, la fontana delle voci di Piazza Brin, che è tra i monumenti segnalati dal FAI ed è opera di Mirko Basaldella, che vi si dedicò dopo aver concluso il suo lavoro al mausoleo delle Fosse Ardeatine e, ancora, i capolavori del Futurismo, come il mosaico del palazzo delle poste, per non parlare, poi, dei bellissimi palazzi Liberty della città, e per restare sempre nel Liberty, un altro capolavoro, il Palco della musica, acquistato presso l’Esposizione Internazionale di Torino del 1866.
Senza contare gli eventi culturali quali mostre, concerti, spettacoli e anche sagre, figlie di quell’ambito della cultura che va sotto il nome di cultura popolare, la quale non è una cultura di serie B, ma l’espressione più genuina del nostro patrimonio tradizionale e della nostra identità.
Spezia non è povera di cultura e di ricordi, è solo la Cenerentola dimenticata dai grandi circuiti politici nazionali, regionali, interregionali e, purtroppo, spesso, e questo è ancora più doloroso, dimenticata, quando non snobbata, anche dalla politica locale. Non è vero che la “cultura non paga”, come alcuni si ostinano anacronisticamente a ripetere. Oggi la cultura paga, basta guardarsi intorno con occhio attento e consapevole e con la volontà di non sottovalutare o disperdere ciò che abbiamo, ma di valorizzarlo e proporlo a chi, turista o studioso, ci viene a trovare.
Per questo è necessario impegnarsi con tutte le proprie forze affinché, anche grazie alla cultura e al suo sviluppo, come il turismo culturale e gli eventi che si possono creare, per i nostri figli e nipoti Spezia diventi veramente la città in cui rimanere, perché non sarà più necessario andare a cercare lavoro altrove. Lo dobbiamo ai nostri ragazzi!
Stefania Giovando e Jessica De Muro
Candidate al Consiglio Comunale della Spezia per il Movimento 5 Stelle