Non sono bastati i mesi che abbiamo ancora nella memoria di diverse RSA nelle quali i nostri anziani sono rimasti vittime del Covid19. Inutile rammaricarsi sul momento se quando si amministra non si riesce a prevenire un fenomeno che era già noto.
Di fronte al ritorno del virus, il comune su cui incide la più grande struttura di residenza e riabilitazione per anziani non ha detto, a voce del sindaco, una sola parola sul cluster che si è sviluppato all'interno della struttura stessa negli ultimi dieci giorni. Ora la stessa struttura, gioco forza o forse per decisione già prevista, è divenuta un centro Covid. Tutto questo è incompatibile con quella struttura, che non ha nemmeno la possibilità di aprire le finestre per consentire la giusta areazione, per la quale non si comprende quali siano i dispositivi a disposizione degli operatori sanitari, per la quale non è chiaro in maniera trasparente quanti siano davvero ad oggi gli operatori in servizio per fare fronte alle cure dei ricoveri. Perché non sono stati trasferiti immediatamente i pazienti positivi? Perché in una settimana sì è passati da 1 a 52 positivi? Chi doveva vigilare se non l' ente che solo un mese fa era ancora gestore e tutt'ora vede nel sindaco il responsabile della salute pubblica dei suoi cittadini?
Basta. Avete avuto mesi per decidere come organizzare i servizi, ma con dolore vi dico non lo avete fatto, al plurale comune e Asl5.
Oggi abbiamo un centro Covid dentro una rsa, che è sempre stata fiore all'occhiello delle precedenti amministrazioni.
Peracchini invece di difendere Toti farebbe meglio a pensare al suo cattivo operato: in dieci giorni non una parola su quanto sta accadendo al Mazzini.
Intollerabile. Deve dimettersi se non riesce nemmeno a tutelare la salute dei più deboli.
Federica Pecunia e Dina Nobili
Italia Viva