Dal 30 luglio stop a parte del pesce fresco sulle tavole dell’Adriatico. Il blocco partirà inizialmente dal versante orientale del Paese, arrivando a coinvolgere direttamente la Liguria a partire dal 3 ottobre. La causa è da imputare all’avvio del fermo pesca che, dalla fine di luglio, porta al blocco delle attività di alcuni attrezzi della flotta italiana lungo Tirreno e Adriatico.
Per quanto riguarda la compagine tirrenica e ligure, dopo un primo blocco nel territorio compreso tra Brindisi, Napoli e Gaeta (dal 5 settembre al 4 ottobre), a partire dal 3 ottobre e fino al 1° novembre partirà il fermo per le barche a strascico da Livorno a Imperia. In aggiunta a ciò, “come lo scorso anno – spiega Coldiretti Impresa Pesca – oltre ai periodi di fermo fissati, i pescherecci dovranno effettuare ulteriori giorni di blocco, che variano a seconda della lunghezza dell’imbarcazione”.
Nel caso del Mar Tirreno e del Mar Ligure, nonostante l’interruzione dell’attività sulle tavole delle regioni interessate, “sarà comunque possibile – spiega Daniela Borriello, responsabile di Coldiretti Impresa Pesca Liguria – trovare sul territorio un prodotto italiano.
Dal pesce azzurro, come le alici e la sarde, al pesce spada ai prodotti della piccola pesca, provenienti dalle altre barche liguri non obbligate al fermo e dall’acquacoltura, cosa che assicura un buon approvvigionamento anche di orate e spigole”. Il consiglio, dunque, è quello di verificare bene le informazioni presenti sulle etichetta dei prodotti di pescherie e supermercati. “Per assicurare reale trasparenza – continua – occorrerebbe però arrivare all’etichettatura obbligatoria dell’origine anche al ristorante”.
“Quest’anno il fermo cade in un momento difficile – spiega Borriello – poiché il blocco dell’attività va a sommarsi al caro carburanti. Il prezzo medio del gasolio per la pesca, infatti, è praticamente raddoppiato rispetto allo scorso anno, costringendo i pescherecci italiani a navigare in perdita, se non addirittura a tagliare le uscite. Tutto ciò, inoltre, finisce necessariamente per favorire le importazioni di pesce straniero”.
A pesare, però, sono anche le scelte dell’Unione Europea, che hanno progressivamente portato a una riduzione dell’attività di pesca a poco più di 120 giorni per un corposo segmento produttivo della flotta peschereccia nazionale. Una cifra pari a un terzo delle giornate annue, che ha di fatto costretto l’attività ittica sotto la soglia della sostenibilità economica. Senza dimenticare, inoltre, gli effetti della siccità, di cui la Liguria e l’Italia intera sono vittime ormai da diverso tempo.
“Resta, poi, il problema che anche quest’anno l’assetto del fermo pesca non risponde ancora né alle esigenze delle aziende né a quelle relative alla sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale” sottolineano il Presidente di Coldiretti Liguria, Gianluca Boeri, e il Delegato Confederale, Bruno Rivarossa, che concludono: “L’obiettivo, in questo frangente, deve essere quello di tutelare, oltre alle risorse ittiche, anche la sostenibilità economica di un settore che, in Liguria come, in generale, in moltissime aree italiane, rappresenta un volano importante anche dal punto di vista turistico”.