Davanti alla Prefettura saranno manifestate le richieste pressanti di tutte le imprese e di tutti i lavoratori del commercio, dell'artigianato, del turismo e dei servizi, cioè la parte più vitale del nostro sistema produttivo e che nella nostra provincia Paese costituiscono quasi 12mila aziende su un totale di 18mila e che danno lavoro al 64 per cento degli occupati. Sono numeri che oltre a misurare la quantità contengono l'impegno, il sacrificio, la resistenza di migliaia di persone e di famiglie giunte al limite dopo aver fatto tutto il possibile, anche adempiendo alla loro primaria funzione sociale, ma con sostegni che si sono gradualmente ridotti allo zero mentre sono aumentati, come se nulla fosse cambiato, oneri sproporzionati alle mutate condizioni di impresa.
La mobilitazione delle imprese e dell'economia dei territori è la dimostrazione che si è arrivati più che a un punto di svolta ad un punto di non ritorno perché sugli imprenditori grava non solo la recessione che è comunque un fatto economico ma anche e soprattutto il fardello di tasse record, il credito latitante, una burocrazia opprimente e una politica inconcludente.
E' una mobilitazione che coinvolge tutti e che richiede la capacità politica di passare dal rigore necessario alla necessità della crescita. È già la seconda in questo 2013...
E chi è abituato all'impegno quotidiano dell'azienda e del lavoro è concreto nelle richieste riassunte in pochi punti chiari, essenziali e ora vitali non solo per le imprese ma anche per le nostre comunità.
Premesso che non è consentito che aumenti la spesa pubblica, come se nulla fosse cambiato, quando ogni altro parametro è in forte diminuzione e si dimostra incapacità nel coniugare esigenze di crescita ed equità, le priorità per tornare a crescere contenute nel documento di Rete Imprese Italia sono:
1 - progressiva riduzione della pressione fiscale scongiurando intanto l'aumento dell'Iva per poi incidere sull'Irap, sull'esclusione dall'Imu degli immobili strumentali all'attività di impresa; ridefinire il tributo rifiuti e servizi Tares;
2 - proseguimento sempre più deciso nella spending review che non solo bonifichi radicalmente inefficienze, improduttività, inutili doppioni e sprechi ma che ridisegni l'efficienza richiesta a una funzione di servizio richiesta a una Pubblica amministrazione moderna;
3 – proseguire nell'azione di semplificazione che non costa ma che libera risorse per la crescita (si spendono più di 23 miliardi di euro all'anno in oneri amministrativi per 81 procedure rilevanti, senza contare energie e tempo distratti dall'attività propria dell'azienda);
4 – dare credito all'imprese (risolvere definitivamente con procedure semplici il problema dei pagamenti della PA per la cui affermazione è stato da tutti riconosciuto il ruolo che ha avuto Rete Imprese Italia, prevedere un vincolo di destinazione a favore del sistema delle imprese del credito concesso dalla Bce alle banche;
5 – sviluppare le imprese sostenendo il mercato del lavoro (piani strutturali di intervento sul costo del lavoro. Garantire il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga per tutto il 2013; sviluppare gli incentivi per l'assunzione dei giovani e delle donne e favorirne l'ingresso nel mondo del lavoro anche come imprenditori).
Queste sono le urgenze in un Paese al quale non più consentito di finanziare lo stato sociale con il deficit e al quale è richiesto di finanziarlo con la produzione, il lavoro, la crescita. Queste sono le urgenze concrete superate le quali potremo anche permetterci di filosofare sulla suggestione di una decrescita felice. Altrimenti ci sarà sempre più decrescita non solo infelice ma drammatica.