Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” ha fatto tappa anche alla Chiappa, nella Sala gremita di Caran, per iniziativa della Sezione Anpi, in collaborazione con l’Associazione Culturale Mediterraneo.
Sono state ricordate, in particolare, due donne partigiane molto legate alla zona nord della città: Vera Del Bene “Libera” e Maria Ledda “Mery”, presenti le figlie Oretta e Anna. Entrambe staffette, furono scoperte e imprigionate, ma riuscirono a salire ai monti e ad entrar a far parte di formazioni partigiane, la Brigata “Centocroci” e il Battaglione “Gramsci-Maccione”. Sia “Libera” che “Mery” diventarono partigiane in armi. Giorgio Pagano ha evidenziato che in altre formazioni partigiane ciò non sarebbe potuto accadere, perché alle donne era proibito farne parte. “I casi di ‘Libera’ e di ‘Mery’ dimostrano -ha affermato- che l’esercito partigiano, pur maschilista e gerarchizzato, in alcuni momenti e comportamenti seppe prefigurare qualcosa di nuovo: la democrazia e un diverso modello di società basato sull’eguaglianza tra uomini e donne”.
Pagano ha poi sottolineato che “le armi furono quasi sempre considerate dai partigiani come strumento temporaneo di lotta, non elemento fondativo”, e che “soprattutto le donne manifestarono un forte disagio nel ricorso alle armi”. Pagano ha infine ricordato lo straordinario rapporto costruito da “Libera” e da “Mery” con le donne contadine: senza di loro, sostengono entrambe nelle testimonianze contenute nel libro, “non ce l’avremmo mai fatta”. Le donne “si assunsero la loro responsabilità in modo diverso, con gradi diversi di partecipazione e di maturazione politica”: ma per tutte “fu il momento della scelta”. “Per la prima volta nella storia -ha concluso l’autore- la grande maggioranza delle donne uscì dal privato ed ebbe un ruolo protagonista nella società”.