Il libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Sebben che siamo donne. Resistenza al femminile in IV Zona Operativa, tra La Spezia e Lunigiana” (edizioni Cinque Terre) è stato presentato nei giorni scorsi a Pignone, Monterosso e Sarzanello, sempre con larga partecipazione di pubblico.
A Pignone sono intervenuti il Sindaco Mara Bertolotto, che ha sottolineato come dal libro emergano “la volontarietà, l’umiltà e il silenzio” come “tratti essenziali della Resistenza civile delle donne”, e il Presidente del Consorzio Il Cigno Silvano Zaccone, che si è soffermato su alcuni dei ritratti delle partigiane contenuti nel libro, che dimostrano che “nonostante tutto il ruolo delle donne nella Resistenza non è stato subalterno”.
A Monterosso il Sindaco Emanuele Moggia ha evidenziato che “le donne nella Resistenza hanno saputo assumersi una responsabilità e sono state capaci di dire dei sì e dei no”, mentre Danilo Francescano della Sezione Anpi ha parlato di “un libro che sa entrare nella psicologia dei personaggi” e che è “unico per ricchezza di dati, compresa la cronologia della nostra Resistenza, strumento di studio e ricerca utilissimo”.
A Sarzanello, dopo il saluto del Presidente del Circolo Arci Giovanni Destri, il libro è stato presentato da Bianca Lena, studiosa della Resistenza al femminile: “questo libro -ha detto- ci dimostra che molte donne, durante la Lotta di Liberazione, hanno finalmente potuto esprimere autonomamente la loro ricchezza interiore, attraverso la solidarietà e l’opera di cura verso i partigiani e attraverso il coraggio dell’impegno come staffette e come partigiane in armi”.
Gli autori si sono soffermati sulle testimonianze di donne resistenti della Val di Vara, della Riviera e della Val di Magra. “Il ruolo delle donne non fu subalterno: non solo quando entrarono a far parte delle formazioni armate o si impegnarono come staffette, ma anche quando prestarono assistenza e cura come madri”, ha detto Giorgio Pagano. “Gli uomini -ha spiegato- nel momento di difficoltà si rivolgono alla donna come madre: è l’unico modo concesso alle donne di mostrarsi più forti dell’uomo”. Maria Cristina Mirabello ha evidenziato “l’impegno gratuito delle donne nella Resistenza” e il fatto che “altrettanto gratuitamente non chiesero, in gran parte, il riconoscimento come partigiane nel dopoguerra, rifluendo nel privato”. Ma una breccia fu aperta, e lasciò un segno indelebile nella Costituzione. Oggi, hanno concluso i due autori, “in un momento di svuotamento della democrazia e della politica bisogna tornare ai principi fondamentali, all’umanesimo delle donne partigiane e madri del periodo 1943-45”.
(Foto: Enrico Amici)