Predrag è morto senza il riconoscimento che gli spettava, quel premio Nobel che un anno fa un comitato di scrittori reclamò con urgenza, omaggio a un grande, già prossimo alla fine. Lo avrebbe meritato solo per "Breviario Mediterraneo", splendido "saggio poetico", un libro geniale.
Era nato a Mostar, da padre russo e madre croata. Radici multiculturali e grande apertura al mondo. Mi raccontò che suo padre lo mandava di nascosto a portare un po' di pane a tre prigionieri tedeschi che pativano la fame: a ricambiare un gesto analogo, quando il padre, ai lavori forzati in Germania, era stato rifocillato da un pastore protestante.
Combatté a fianco dei dissidenti dei Paesi dell'Est. Criticò Tito ma anche le guerre nei Balcani. Si sentì sempre jugoslavo:"Sono nato in un paese senza frontiere e poi le frontiere si sono costruite", diceva. Per questo fu perseguitato dalle autorità croate, che nel 2005 lo condannarono a cinque mesi di prigione.
Fu instancabile nel riportare al centro il Mediterraneo, casa comune da contrapporre alle fratture e agli odi. Ecco una frase della sua conferenza spezzina del 2009:"L'Europa deve ridisegnare la sua identità e non guardare solo a Est e a Nord, ma anche a Sud, al Mediterraneo che è la sua culla".
Parlò anche dell'immigrazione: "Mi ha colpito che gli italiani usino molti termini, quasi ci sia l'impossibilità di esprimere ciò che realmente accade: profughi, rifugiati, fuggiaschi, sfollati,esiliati, immigrati, espulsi, respinti, espatriati... Eppure gli italiani hanno conosciuto l'emigrazione più forte di tutti gli altri Paesi europei all'inizio del secolo scorso".
Chiese di non parlare sempre di "quanti" clandestini sono approdati e "quanti" devono andarsene ma di gettare uno sguardo anche sui loro "fagotti": per sapere cosa portano dai Paesi da dove sono stati costretti ad andarsene.
Terminò citando l'Esodo: "Non molesterai lo straniero, né l'opprimerai, perché foste anche voi stranieri in terra d'Egitto".
Giorgio Pagano
Presidente dell'Associazione Culturale Mediterraneo