"Nella Libia non c'è solo il caos, c'è anche la speranza della concordia nazionale", ha detto lo scrittore e giornalista libico Farid Adly, invitato a Vernazza e al Liceo Cardarelli dall'Associazione Culturale Mediterraneo, in collaborazione con il Parco Nazionale Cinque Terre, il Comune di Vernazza e il Liceo Cardarelli.
Il progetto "Mediterraneo diviso. Prove di dialogo" ha consentito di venire a conoscenza che le "prove" di dialogo esistono anche in Libia, nonostante la vulgata dominante nei media. Adly è partito dalla caduta di Gheddafi, per dire che nessuno in Libia desidera tornare al passato: "Con la dittatura i libici avevano paura di esprimersi, non c'era distribuzione equa della ricchezza, la disoccupazione era enorme... la rivolta fu genuina e insopprimibile, anche se purtroppo fu decisivo l'intervento francese perché l'opposizione non aveva una forza militare". Prese voce la società civile, e i movimenti islamisti non vinsero le elezioni, a differenza che in Tunisia ed Egitto, ha continuato Adly, ma poi "gli islamisti rovesciarono il processo democratico, forti delle milizie armate", fino ad arrivare a oggi, agli scontri armati tra fazioni e al blocco dell'economia, con la caduta fortissima dell'esportazione di petrolio. Il governo di unità nazionale di Sarray, con sede a Tripoli, esiste solo sulla carta, mentre a Bengasi c'è un altro uomo forte, Haftar. E tuttavia, ha spiegato Adly, "il dialogo interlibico non è mai cessato, i libici, anche gli stessi islamisti, stanno capendo che o c'è l'unità o c'è la 'somalizzazione', cioè la frammentazione del Paese in più staterelli senza futuro".
Il problema, ha aggiunto, è che "le milizie non devono più essere finanziate, altrimenti Sarray e Haftar non potranno mai fare l'accordo". Su questo "la responsabilità primaria è dei libici, ma anche la comunità internazionale deve fare la sua parte: gli attori internazionali, Italia in primis, devono favorire il processo unitario con un'opera di mediazione, non pensare soltanto ai propri interessi economici e ai nuovi equilibri di potere nel Sud del Mediterraneo".
Servirebbe, ha concluso Giorgio Pagano, Presidente di Mediterraneo, impegnato come cooperante in Libia al tempo della caduta di Gheddafi, "quello che Europa e Italia non vollero fare allora, cioè il supporto alla costruzione dello Stato decentrato e al rafforzamento della società civile". E servirebbe "mediare tra le forze in campo per dare stabilità al Paese". Un Paese in cui, hanno spiegato Adly, Pagano e Gianfranco Damiano, intervenuto a nome della Camera di Commercio italo-libica, tantissime sono le potenzialità di lavoro per i nostri giovani e di investimento per le nostre imprese.
La prossima iniziativa dell'Associazione si terrà venerdì 18 novembre alle ore 17 all'Urban Center: l'incontro sul tema "La violenza di genere: parliamo delle mutilazioni genitali femminili", che si terrà venerdì 18 novembre alle ore 17 all'Urban Center. Interverranno Laila Abi Ahmed e le altre donne dell'Associazione Nosotras. L'incontro si tiene in collaborazione con il Comune della Spezia, nell'ambito delle iniziative "25 novembre Giornata Mondiale contro la violenza alle donne. Insieme si può!!!".
(Foto: Enrico Amici)