Il titolo del libro di Pagano trae spunto da quello del libro di Francesco Piccolo "Il desiderio di essere come tutti", vincitore del Premio Strega 2014, un racconto autobiografico contenente una tesi politica con cui Pagano polemizza. La tesi di Piccolo è che la sinistra ha iniziato a perdere quando si è isolata in una diversità sterile e non si è posta la questione della responsabilità del potere, non si è "sporcata le mani" con il potere. Secondo Pagano, invece, "la sinistra negli ultimi vent'anni la questione del potere se l'è posta, ma male: perché l'ha esercitato adattandosi alle idee degli altri". La sinistra, rinunciando ad avere una sua ideologia, è stata in realtà subalterna all'ideologia dominante, il "pensiero unico" neoliberista, quello che ci ha portato alla "Grande crisi". Ecco perché, se vogliamo uscirne, "vale la pena -secondo Pagano-, almeno qualche volta, non essere come tutti".
I temi chiave del libro sono la critica del neoliberismo, nel nome dell'eguaglianza e della redistribuzione della ricchezza; l'elogio del conflitto; il lavoro umano come punto di partenza della politica; la critica a una concezione "istituzionalista" e "politicista" della politica, distante dai processi sociali e dalla vita delle persone; la critica al leaderismo e al populismo, nel nome della democrazia partecipata.
Il libro delinea un programma di "riformismo radicale" che Pagano propone a tutta la sinistra, politica e sociale, con l'obbiettivo di dar vita a "un nuovo partito della sinistra". Un nuovo partito che Pagano descrive così: "una forza non minoritaria, non semplicemente 'a sinistra del Pd', ma portatrice di un punto di vista autonomo e di un disegno di società", che potrà sorgere solo "da un'osmosi permanente tra politica e società", dall'impegno di lista Tsipras, Sel, Prc, persone di sinistra che sono nel Pd e nel M5S, energie del mondo della cultura, associazioni, movimenti...
Secondo Pagano "le piazze dello sciopero generale indetto da Cgil e Uil costituiscono una grande, nuova domanda di sinistra": "la sinistra, assente e distante in questi anni, umiliata dalle oligarchie dominanti della finanza e dall'inettitudine di tanta parte delle sue classi dirigenti, riemerge dal profondo di un dolore sociale dove il lavoro diventa pura merce". "Il popolo del 12 dicembre -conclude Pagano- chiede una nuova sinistra che si metta in sintonia con il tempo e sia capace di rappresentare sia il lavoro dipendente che i precari e le nuove forme del lavoro: il momento è adesso, dobbiamo dar vita a una rappresentanza politica che indichi e pratichi un'alternativa all'austerity neoliberista".