Con lui, alla Spezia, sono almeno altri tre i protagonisti di quel periodo che nel corso del 2013 ci hanno lasciato: l'on. Giuseppe Fasoli, il generale Daniele Bucchioni, presidente dei partigiani cristiani, e da ultimo Amelio Guerrieri. Di "don Dino" si è giustamente parlato soprattutto come fondatore ed animatore di Tele Liguria Sud. Questo però ha fatto trascurare il ricordo della sua azione di giovane sacerdote proprio nel periodo della liberazione. Don Viviani, nato nel 1920, era stato ordinato sacerdote nel 1944 a Brugnato, dove il seminario era sfollato per motivi bellici. Il vescovo Giuseppe Stella lo mandò come curato a piazza Brin, parrocchia tra le maggiori della città, allora guidata da don Antonio Mori, personaggio di notevole spicco nel mondo ecclesiastico e di grande stima in città. Don Mori, nel novembre 1944, fu tra gli otto sacerdoti arrestati e poi torturati nel carcere genovese di Marassi. Liberati mesi dopo per l'energico intervento del cardinale arcivescovo Pietro Boetto, rientrarono però nelle loro sedi solo a guerra finita. Don Viviani resse così la parrocchia in quei mesi e soprattutto passò a lui la guida del gruppo dei giovani, poi passati alla storia cittadina come "i ragazzi di don Mori", che il prevosto stava formando anche nella prospettiva di offrire alla città, dopo la lunga dittatura, una nuova classe dirigente sensibile ed attenta ai valori della democrazia partecipata. Tutte le fonti riconoscono che quei giovani, guidati da don Viviani, ebbero un ruolo decisivo nei giorni del 25 aprile, quando la città, abbandonata dai tedeschi, era allo sbando e si correvano molti rischi di vendette e di giustizie sommarie. Il gruppo si era installato – come ricordano gli scritti di Silvano Rossato e di Gino Di Rosa – nelle elementari di via Napoli e da lì contribuì a catturare molti prigionieri tra la città e il monte Parodi, senza spargere sangue. Anche un sacerdote, don Rinaldo Stretti, accusato di aver collaborato con i tedeschi, fu arrestato e consegnato ai magistrati, salvandogli così la vita. Don Viviani coordinò tutte quelle convulse vicende sino al ritorno di don Mori. La città gli deve gratitudine anche per questo.