Nell'introduzione all'incontro il presidente dell'Associazione Giorgio Pagano ha sintetizzato così il messaggio del libro: "il Mediterraneo per Scaglia è un mare di salvezza, la culla della civiltà, il luogo dell'incontro tra le culture e le religioni, non è la frontiera sud dell'Europa, sulla quale attestarsi per difendersi dalle migrazioni e per respingerle". Un messaggio "radicalmente alternativo a quello che ha portato alla strage di Lampedusa". Pagano ha sottolineato la comunanza di visione con il grande libro di Predrag Matvejevic "Breviario mediterraneo", con una differenza: la centralità, nel libro di Scaglia, di Gerusalemme, città dalla "bellezza barbarica, priva di sorrisi". Come ritrovare lo spirito del Mediterraneo? Nel "Giardino di Dio" è centrale la figura di Francesco, il santo di Assisi, l'uomo che scelse una strada opposta a quella dello scontro militare con l'Islam intrapresa dai crociati: "la strada della pace, del dialogo e dell'amore". Franco Scaglia ha raccontato il suo libro, che è insieme romanzo, fiaba, memoir, ricco di ricordi personali e intimi, di considerazioni politiche e civili, di storie di pirati e di miti (tra cui quello della polena Atalanta, ospitata nel nostro Museo Navale), di riflessioni storiche, di spiegazioni sulle navi o sulla fauna marina. Su Lampedusa è stato durissimo: "i migranti sono trattati come i tonni, bisogna assolutamente cambiare le leggi, perché un Paese serio apre le braccia, non respinge". L'autore ha poi insistito su Gerusalemme come "luogo della nostra storia, dove ci sono i segreti più forti della nostra vita e dove si capisce che, nonostante tutto, il Mediterraneo non può essere diviso". La soluzione dei problemi del mondo sta in un "nuovo umanesimo", di cui Francesco allora e il Papa oggi sono il simbolo: li accomuna la concezione per cui "la povertà è un valore".