"UN POSTO DI VACANZA Hélène de Beauvoir in Liguria" è il titolo della mostra, a cura di Dr. Marianne Reuter e Ursula R. Vetter, che si terrà a Porto Venere, nella Sala Renzo Mantero, dal 22 al 29 agosto, dalle 18.00 alle 22.00. Inagurazione il 22 agosto alle 17.30.
Così come numerosi intellettuali ed artisti del dopoguerra, anche Hélène de Beauvoir frequentò il Golfo dei Poeti nel lasso temporale che va dagli anni cinquanta fino agli anni novanta del ventesimo secolo. Inizialmente a Bocca di Magra per poi stabilirsi a Trebiano dove conobbe un periodo artistico intenso ed innovativo. Infatti comincia proprio qui, a stretto contatto con la natura ed il mare, a creare opere di una originalità rara, tante delle quali non sono mai state esposte.
La mostra di Porto Venere propone, insieme ad alcune di queste opere dell’artista, anche un percorso biografico che ripercorre la vita della pittrice e la sua produzione artistica.
Tutte le opere esposte provengono dalla collezione privata dell’artista ed amico di Hélène de Beauvoir, Walter Tacchini.
Con il patrocinio del Comune di Portovenere
In collaborazione con Liguria Vintage / Associazione Marco Polo / Accademia libera Natura e Cultura / Albergo Cristallo
UN POSTO DI VACANZA Hélène de Beauvoir in Liguria
Marianne Reuter
Hélène de Beauvoir – chi prego? Il nome Beauvoir, qualora questo sia sempre conosciuto nel ventunesimo secolo, evoca inesorabilmente la figura di Simone de Beauvoir, la sorella maggiore di Hélène, la filosofa, protagonista e promotrice del movimento femminista, dell’ autonomia femminile e compagna di Jean-Paul Sartre.
A partire da diverse fonti riconducibili alle due sorelle, si evince un certo grado di superiorità e dominio di Simone nei confronti della sorella minore Hélène, dinamica che rispecchiava la visione che del duo si era fatta l’opinione pubblica.
In seguito ad accurati confronti di questa presunta superiorità con diversi esperti, sono tuttavia giunta alla conclusione che tale prospettiva risulta fallace ed inadeguata a descrivere il reale rapporto che legava le due consanguinee.
Da quest’ombra del pregiudizio, dettato dall’opinione comune, Hélène de Beauvoir (1910 - 2001) si emancipa sempre di più negli ultimi due decenni. Già dalla sua gioventù, a partire dall’anno 1935, era stata regolarmente presente presso il pubblico tramite numerose mostre tenutesi in diverse città europee, così come in altri paesi quali il Giappone, gli Stati Uniti e l’Africa del Nord.
Una prima sintesi biografica ed artistica della pittrice fu pubblicata nel 1987 sotto il titolo di „Souvenirs“, un testo sviluppatosi a partire da una serie di interviste. La prima vera e propria analisi complessiva della sua produzione artistica fu pubblicata successivamente nel 1991. La sua morte nel 2001 fu poi seguita da diversi anni di silenzio circa la sua persona ed il suo lavoro, silenzio interrottosi con la pubblicazione, nel 2014, di una monografia di Karin Sagner. Quest’ultima fu seguita da ulteriori svariate pubblicazioni che vanno progressivamente delineando, in maniera sempre più articolata, il ritratto di una figura di un’autonomia pari a quella di Simone, caratterizzata da una forte indipendenza di pensiero e di giudizio; una donna la cui creatività artistica è stata immensa e la cui dolcezza e modestia parimenti grandi.
Come ulteriore segno di distacco rispetto alla sorella, Hélène scelse come proprio mezzo di espressione artistica la pittura.
Nel 1942 la pittrice sposò a Faro, in Portogallo, Lionel de Roulet (1910-1990), allievo di Jean-Paul Sartre ed allora segretario francese della camera di cultura di Faro. Egli fu il fondatore dell’Institut français Algarve, nonché un diplomatico francese (successivamente Directeur de l’information pour les Affaires Culturales du Conseil d’Europe a Strasburgo / Francia). Tale funzione da lui ricoperta richiedeva una vita all’insegna di continui spostamenti per il mondo, non permettendo un particolare sedentarismo ed obbligando invece i due coniugi a cambiare di sovente il proprio alloggio. Hélène seguiva il marito e portava sempre con sé i propri attrezzi ovunque essi andassero, ebbe così l’opportunità di entrare in contatto con dimensioni differenti ed impregnare le sue tele di tutte quelle realtà, quegli ambienti, e quelle culture così divergenti dalla propria. Le varie località in cui approdavano divennero poi anche sede di numerose mostre da lei organizzate. Così tra Parigi, Faro e Lisbona in Portogallo, tra Vienna, Belgrado, Casablanca in Marocco, Milano in Italia, Giappone e gli Stati Uniti arrivò a realizzare un œuvre che conta più di tremila opere tra quadri ad olio ed acrilico, acquerelli ed incisioni .
Una prima grande retrospettiva si tenne nel 2018 presso il Museo Würth a Erstein nella regione dell’Alsazia in Francia, poco distante dalla sua ultima dimora a Goxwiller, nella solita zona. Questa mostra con le sue opere esposte rese manifesta l’abbondanza, la varietà e la ricchezza dell’arte di Hélène .
Hélène de Beauvoir amava l’Italia sin dall’infanzia, e nutriva per questa un affetto particolare; fu così che i sette anni trascorsi nella città di Milano (1950-1957), e non solo, risultarono essere tra i più felici della sua vita. Nei suoi „Souvenirs“ racconta della meravigliosa accoglienza ricevuta a Milano e di come fosse stata la sorella Simone a raccomandarsi di telefonare, non appena fosse arrivata in Italia, all’amico che ella condivideva con il compagno Sartre, Elio Vittorini. L’incontro con quest’ultimo risultò essere per Hélène un vero e proprio regalo. Vittorini era bello, affascinante, intelligente e divenne ben presto un amico intimo della donna e di suo marito. Fu la moglie di Vittorini a condurre la coppia francese a Bocca di Magra, dove i Vittorini avevano una casa. Bocca di Magra all’epoca era un veritiero „nido“ di intellettuali ed artisti. Qui la coppia ebbe l’opportunità di incontrare tra gli altri Vittorio Sereni, Franco Fortini e Dino Buzzati. Di lì a poco Hélène avrebbe poi scoperto anche l’incantevole paesino di Trebiano, situato nelle vicinanze, dove i due coniugi presero l’abitudine di trascorrere due mesi l’anno.
La storia della pittrice francese in Liguria cominciava dunque a Bocca di Magra, un piccolo paese nei pressi della Spezia dove il fiume Magra incontra il Mar Tirreno - una zona soave. Il primo a nominarlo è Dante Alighieri (1265-1321) nella Divina Commedia (Purgatorio, Canto VIII, v. 116), ed in seguito anche i non meno illustri poeti Francesco Petrarca (1304-1374) e Giovanni Boccaccio (1313-1375). Corre tuttora la voce che qui si troverebbe il manoscritto autentico della Commedia, nascosta in un angolo remoto di Trebiano!
L’intera zona di Bocca di Magra insieme al golfo adiacente della Spezia (tra Lerici e Porto Venere), viene designata, a partire dall’inizio del secolo scorso, con l’espressione „Golfo dei Poeti“. Più nell’entroterra si trova poi il territorio della Lunigiana, la cui antica storia è rappresentata dalle statue stele, megalitici antropomorfi. La lunga tradizione culturale di questa parte d’Italia è dunque ben caratterizzata.
I primi intellettuali a scoprire il valore unico di questa zona in tempi moderni furono: nel 1800 i poeti britannici del romanticismo Lord Byron (1788-1824) e Percy Shelley (1792-1822), ai quali seguirono nel ventesimo secolo numerosi artisti ed intellettuali europei ed americani. Il soggiorno della De Beauvoir coincise con quello di altre figure degne di nota tra le quali l’amico Vittorio Sereni (1913-1989), un poeta che dedicò una seria di poesie alla natura singolare del posto, alla sua aria dolce, e soprattutto a quel gioco unico di luce che prende il sopravvento; a questo „Posto di vacanza“ che aveva scelto come dimora estiva. Non tralasciando tuttavia cenni di memorie dolorose della guerra appena passata.
Risalendo le colline sopra il golfo, si vedono da lontano la chiesa di Trebiano e la sua alta torre bianca. Oltre la piazza antistante - qui, secondo le dicerie, durante le visite di Simone de Beauvoir, il compagno Sartre trascorreva ore intere seduto su una panchina per godersi il panorama – dopo aver attraversato la porta del paese, ci si immerge in una fitta rete di vicoli sino ad arrivare di fronte alla casa di Hélène. Una piccola insegna posizionata accanto alla porta riporta il nome del marito della pittrice: „ Lionel de Roulet“. Oggi lo studio che era una volta della de Beauvoir è divenuto lo studio dell’artista, nonché amico dei coniugi Beauvoir - Roulet, Walter Tacchini. A lui Hélène de Beauvoir ha infatti lasciato in eredità sia il suo studio che numerosi dei suoi quadri realizzati proprio a Trebiano, un prezioso patrimonio artistico che egli custodisce tutt’ora.
L’amicizia che legava Hélène, Lionel e Walter ebbe inizio nel corso dei primi anni sessanta, un periodo in cui quest’ultimo prestava aiuto al padre, l’impresario edile e capomastro Attilio Tacchini, nella costruzione di una casa per il poeta fiorentino Franco Fortini a Bocca di Magra. La maestria di Walter suscitò grande ammirazione nel committente e in amici illustri del poeta tra i quali Le Corbusier ed i Coniugi De Beauvoir-Roulet.
Un ruolo centrale fu rivestito anche dal leggendario ristorante‚ La Capanna di Cicci‘ che, in quegli anni di pieno fermento postbellico, era un rinomato luogo di ritrovo a Bocca di Magra. Era lì che nascevano nuovi contatti e si intrecciavano le relazioni più svariate, era lì che tanti intellettuali convergevano regolarmente per il celebre „Concilio“. Qui, oltre ai diversi personaggi precedentemente nominati, si contavano figure quali l’editore Giulio Einaudi, il poeta torinese Cesare Pavese e numerosi pittori. "Questa convivialità diffusa è parte integrante dei lavori degli artisti nell’Italia del dopoguerra perché intorno alla tavola nascono veri e propri simposi e gli artisti dibattono di arte e di sociale, di poetiche e soldi, di attualità e di impegno“.
L’incontro con questi intellettuali, con Le Corbusier e con i coniugi Beauvoir - Roulet aprì a Walter un nuovo mondo che lo condusse a sviluppare i propri doni artistici dedicandosi allo studio della scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara, dove più avanti divenne professore. Per Hélène e Lionel, Walter non fu solamente l’artigiano che costruì lo studio a Trebiano ma l’individuo con il quale strinsero una profonda amicizia che si espanse poi a tutta la famiglia Tacchini che diventa, per la coppia francese, la propria „petite famille italienne“.
Oggigiorno lo studio di Hélène si presenta a noi come se la pittrice si fosse assentata unicamente “per un attimino” e fosse in procinto di irrompere nella stanza da un momento all’altro. Quadri, cavalletti, tubetti di colore, pennelli, libri e documenti scritti e stampati, l’arredo: tutto dimora intatto ed illeso. Attraverso le due grandi finestre dell'atelier si intravede quel panorama ligure che l'artista ha visto, assorbito e trasposto in maniera figurativa o astratta sulle sue tele: il blu del Golfo, la luce, l’orizzonte ampio, il cielo luminoso e le colline alberate del Monte Caprione. Tuttavia la sua arte ed il suo interesse in quanto artista non si limita alla bellezza della natura, ma allo studio delle persone nella loro „condizione umana“ specifica, la storia condizionante la loro maniera di vivere, questo è il reale desiderio propulsivo che alimenta la sua arte, il suo movens. L’arte di Hélène de Beauvoir si basa su un confronto tra l’essere umano e la natura, o meglio si presenta come un’indagine dell’uomo all’interno di un ambiente naturale, il suo impegno politico-sociale che si vuol fare propugnatore di un pensiero antielitario.
In Italia, già dai tempi del fascismo, l’interesse per le condizioni di vita di quella parte di popolazione maggiormente svantaggiata era stato spesso trasposto, dagli intellettuali della sinistra, in arte, determinando anche la contemporanea e conseguente produzione cinematografica e letterario fino agli anni cinquanta, ovvero il neorealismo. Il legame di Hélène de Beauvoir con il neorealismo è sicuramente confermato dall’amicizia profonda che ella stabilì con Elio Vittorini (1908-1966), uno dei massimi esponenti del movimento.
Trovarsi immersa in un insieme di intellettuali d’animo a lei affine rese indubbiamente i lunghi soggiorni della Beauvoir in questo posto di vacanza incantevole, un’esperienza entusiasmante. La permanenza a Milano e poi a Trebiano viene ricordata dall’artista come „un séjour parfait jusqu’au dernier jour, pourquoi ne pas dire jusqu’à la dernière minute?“ . Nell’anno 1984 il Comune di Arcola/La Spezia le assegnò la cittadinanza onoraria.
I dipinti di Hélène de Beauvoir qui in esposizione sono pochi ma particolarmente significativi della sua produzione ligure che ebbe luogo dal 1970 in poi. Eccetto uno sono tutti presentati per la prima volta al pubblico.
Tutti questi quadri dalle dimensioni impressionanti, vantano infatti misure come 180 x 60 cm. Sono dipinti su legno, un legno particolare, poiché si tratta del compensato marino ricavato da navi demolite. In attesa delle annuali visite di Hélène de Beauvoir a Trebiano, Walter Tacchini le procurava questo materiale dal cantiere navale della Spezia. Presumibilmente il legame fisico del materiale artistico all'ambiente del Golfo aveva, per la pittrice, un significato essenziale.
Per la realizzazione delle sue opere la Beauvoir usava l’acrilico, un materiale che cominciò ad adoperare in seguito al 1968, anno in cui il prestigioso „Premio Marzotto“ di Valdagno le fu negato con il pretesto che la sua tecnica, facendo riferimento al suo impiego dei colori ad olio, risultava fuori moda. Durante i soggiorni a Trebiano la Beauvoir usó dunque esclusivamente l’acrilico, utilizzo che ebbe delle conseguenze artistiche-stilistiche notevoli per quanto riguarda l'approccio al colore e alla superficie, manifestandosi nella struttura e nella linea adoperata.
L’arte di Hélène de Beauvoir non è facile da inquadrare. Le conseguenze della sua vita itinerante all’insegna degli spostamenti lavorativi del marito, resero la sua arte duttile e malleabile in termini di stile, tecnica e motivi, scelta dovuta al suo desiderio di non restare invariata e di poter presentare al pubblico opere divergenti che non la rinchiudessero entro settori precisi. Nonostante ciò le sue opere presentano quello che può essere considerato il suo „leitmotiv“, ovvero il confronto e la contrapposizione tra luce e linea.
La luce e riflessi luminosi l'avevano affascinata sin dall’inizio della sua formazione artistica a Parigi quando lavorava nella Bottega della vetreria Gruber. Durante il soggiorno a Milano approfondì il tema basato su studi di Cézanne ben visibile nell’unico quadro completamente astratto dell’attuale mostra, il quadro datato al 1970, ma anche nelle forme astratte e compatte del quadro „La chauve souris“ di 1993.
La linea, l’altro elemento artistico principale della sua produzione, veniva adoperata dalla de Beauvoir per contornare, con colori forti, gli elementi figurativi dandole la possibilità di organizzare maggiormente i propri dipinti ed accentuare le parti desiderate. In Italia, negli anni tardivi dei suoi soggiorni a Trebiano, questo approccio culminò in una serie di dipinti che somigliano alla „Dripping art“. Una serie in cui pennelate e punti di colore nero sono grossolanamente distribuiti di slancio sul fondo. In seguito, all’interno delle linee e pennellate si creano quasi „per caso“ spazi in sé racchiusi che sono riempiti di colori vivi e splendenti.
I motivi figurativi che appaiono sui quadri appartengono ad un canone sviluppato dalla Beauvoir, un cifrario dell’ambiente mediterraneo che prevede tra le diverse cose, l’uomo al mare, barche, uccelli in volo e fiori di colori vivi.
I quadri veicolano la gioia di vivere dell’essere umano in un’arcadia dell’armonia tra uomo ed animale, del vulnerabile – soprattutto il femminile – e del feroce, tra il reale, il mitologico ed il magico .
A Trebiano Hélène de Beauvoir si sentiva completamente avulsa dagli influssi esterni e dai dogmi che vigevano nell’arte, libera di poter dipingere in maniera autonoma e quanto più personale. Le opere da lei realizzate nella cittadina ligure sono di grandi misure e caratterizzate da colori chiari e raggianti. I dipinti emanano una leggerezza danzante ed una ilarità classica altrimenti conosciuta solo dall’arte di Picasso. Inerente alla sua arte è la profonda sensazione della vita mediterranea. Hélène de Beauvoir a Trebiano assorbiva questa atmosfera e la trasferiva nei suoi dipinti, dando un'immagine dell’ambiente suggestivo del “Golfo dei poeti” in Italia.