Una piacevole sorpresa la sua visita. Ci racconta che da giovanissimo è stato un acceso appassionato di Formula Uno, quando le corse le facevano i piloti e non l'elettronica o l'intelligenza artificiale.
Ricordi così piacevoli che lo hanno spinto a scrivere un libro e non di certo per la fama e gli onori, ma soltanto perché vorrebbe che queste sensazioni non andassero perse e soprattutto per condividerle con i giovanissimi di oggi.
Il libro è scorrevole e piacevole e i racconti di Falli fanno tornare indietro nel tempo, al punto che non sembra di leggere le pagine ma di rivivere la cronaca di un GP di F1 con la voce di Poltronieri su un antico Tv GRUNDIG TRIUMPH 1220, rigidamente in bianco e nero.
Qual è stata la tua fonte principale di ispirazione per scrivere questo libro sulla Formula 1 di quegli anni specifici?
La nostalgia per un tempo ormai lontano, e per una disciplina - la Formula Uno- molto cambiata e, per questo, davvero diversa da quella attuale.
Cosa rende gli anni '77/'78/'79 così significativi nella storia della Formula 1?
Sono stati in un certo senso il definitivo ingresso della F1 nella Modernità, percorso già avviato nei primi anni Settanta: debutta il motore turbo, arrivano le prime grandi case (Renault, Alfa Romeo); i piloti sono sempre più personaggi grazie- in questo caso- alla rivalità fra Lauda ed Hunt del 1976, che cambia per sempre il mondo della F1 e che ritornerà con Prost e Senna, con Schumacher ed Hakkinen, con Alonso e Vettel, fino ai nostri giorni.
Quali sono stati i principali protagonisti di quegli anni nella Formula 1 e quali sono stati i momenti chiave?
I principali protagonisti, fra i piloti, sono stati Lauda, Andretti, Peterson, Reutemann e il giovane Villeneuve, che ''esplode'' nel 1979 pur senza vincere il titolo, ma collaborando al successo finale del compagno Jody Scheckter; e molti altri ancora, da Laffite a Jones.
I momenti chiave sono tanti: ricordo fra tutti l'introduzione delle ''wing car'', le macchine a effetto suolo ideate da Colin Chapman della Lotus, che infatti vince il titolo 1978 con Mario Andretti, un esule istriano che va in America.
C'è qualche particolare episodio o aneddoto che hai scoperto durante la ricerca per il libroe che ti ha particolarmente sorpreso?
Alcune curiosità, come quando Frank Williams, titolare di un team non ancora famoso, va in Arabia Saudita a conoscere il suo nuovo sponsor: percorre una autostrada deserta, e chiede all'autista come mai c'è così poco traffico. Ma l'autista gli spiega che quella non è l'autostrada, ma il raccordo privato che dall'aeroporto va a casa dello sceicco-sponsor. Fu a quel punto, dice Williams, che ''...capii di avere svoltato''...
Come hai affrontato il processo di ricerca e raccolta di materiale per il libro?
Con la mia collezione di riviste d'epoca, i miei libri, i miei ricordi. E, soprattutto, il libro è reso speciale dalle foto originali, scattate in quel tempo ormai lontano, da due amici appassionati che mi hanno messo a disposizione i loro scatti: Vincenzo Zaccaria ed Eric Hauteekete: il primo vive a Castel Bolognese ed il secondo in Belgio, a Wevelgem.
Infine, ho chiesto ad alcuni piloti, con i quali ero già in contatto sui social o che avevo già incontrato di persona, qualche aneddoto e ricordo: gli italiani Beppe Gabbiani e Franco Scapini (molto interessanti i loro contributi); e l'inglese Tony Trimmer (che vinse in F3 a Monaco, nel 1970); e perfino il dimenticato finnico Mikko Kozarowitzky.
Secondo me queste testimonianze permettono di capire molto bene il senso di ''come eravamo''.
C'è un pilota o una squadra che ritieni abbia avuto un impatto particolarmente significativo durante quegli anni?
Beh, più d'un pilota e più di un team: dovendo far sintesi, tornerei a citare Lauda, Andretti e Villeneuve fra i piloti e Ferrari, Lotus e Tyrrell, che schierò la iconica ''sei ruote'', fino a fine 1977.
Qual è stato il processo di scrittura del libro e quanto tempo ci hai impiegato?
Dall'inizio all'ultima rilettura ho impiegato un paio d'anni perchè purtroppo alcuni imprevisti personali mi hanno rallentato; quindi i tempi sono stati superiori al previsto.
Alla fine, i tempi veri e propri di stesura del testo, e di raccolta delle foto dei bravissimi Eric e Vincenzo, sono stati di qualche mese.
Cosa speri di trasmettere ai lettori attraverso questo libro sulla Formula 1 degli anni '77/'78/'79?
Spero di trasmettere il senso della passione di allora che fu mio, e quello (più artistico) degli amici Eric e Vincenzo.
Qual è il tuo ricordo personale più prezioso o la tua storia preferita legata a quel periodo della Formula 1?
Nel 1979 ho visto per la prima volta le F1 dal vivo, a Monza; e questo è rimasto nella mia mente come un ricordo speciale; la mia storia preferita è quella del duello straordinario fra Villeneuve ed Arnoux, in lotta per il secondo posto, a Digione, sempre nel 1979. Fu una cosa molto emozionante, vista in una indimenticabile diretta TV commentata dalla voce amica di Mario Poltronieri, ed oggi del tutto irripetibile.