Quest’oggi presso la sala stampa del Centro Sportivo Ferdeghini, gentilmente offerta per l’occasione dallo Spezia Calcio, si è tenuta un interessante riunione tecnica organizzata dall’Associazione Italiani Allenatori di Calcio (AIAC) grazie ad Alteo Bolognini, presidente sezione Liguria, e Maurizio Figoli, presidente provinciale. Il tema, "Il fattore esperienza nella guida tecnica di una squadra e la tattica tra ieri, oggi e domani", è stato ben sviluppato dagli ospiti speciali, nonché ‘miti’ del calcio spezzino: lo storico allenatore dello Spezia Calcio Sergio Carpanesi e alcuni dei suoi giocatori, tra cui Maurizio Rollandi, Marco Tarasconi e Andrea Mariano. I protagonisti dell’incredibile cavalcata dalla C2 alla C1 delle aquile sono intervenuti dando uno sguardo al passato ma anche al presente delle aquile.
Mister Carpanesi sull’esperienza sulla panchina dello Spezia: “Molto bello ritornare in un luogo dove sei stato bene con un gruppo che si è integrato da subito e che ha espresso un calcio di alto livello per diverso tempo. Anni felici, anni importanti in cui abbiamo risolto una situazione societaria fallimentare dove dovevamo chiedere il concorso dei negozi per sopperire all’assenza di mezzi. Nonostante tutto, abbiamo fatto bene in campo. A distanza di tempo questo gruppo si ritrova ancora perché rimasto un bel ricordo a tutti quanti. Tutti i giocatori in quegli anni potevano andare via, avevano richieste ma poi han deciso di rimanere”.
Il calcio di oggi: “Si tratta di annate irripetibili visto che il calcio sta cambiando in peggio, vediamo giornalmente partite brutte mentre prima le squadre erano create con certo criterio e la partecipazione di tutti i giocatori era fondamentale mentre ora il coinvolgimento di alcuni è superficiale. Il calcio se non cambia avrà una fine, non ha nulla di spettacolare adesso, un calcio che va avanti solo per denari che arrivano ma nessuno vuole adoperarsi per cambiare. Si aspetta un’evoluzione ma devono intervenire all’evidenza di fatti negativi”.
Un pensiero sulla situazione attuale in casa Spezia: “Ora la società è ricresciuta e sta andando piuttosto bene, mi fa enorme piacere in quanto mi sono sentito per lungo tempo anche spezzino e, per questo, ricevere anche un riconoscimento (Hall of Fame aquilotta, ndr) di questo genere importante. Ho rivisto persone che mi hanno sempre sostenuto e non è stato facile. Periodo della mia vita che ricordo con tanto affetto con tanta gente che mi ha aiutato a gestire i momenti difficili. Spero che lo Spezia riesca a realizzare il massimo anche perché l’ambiente Spezia risponde anche sul piano pubblico. Prima mi ricordo massimo 150 persone allo stadio, adesso 10 mila persone. Mi auguro come spezzino che lo Spezia salga di categoria e salire perché non c’è grande differenza, ad oggi, tra A e B.
A seguire, le parole dei tre ‘discepoli’ di mister Carpanesi.
Andrea Mariano: “Se io vado a vedere quella annata, la forza del mister è avere fatto cose incredibili con poche risorse, difficoltà abbastanza grandi, ma è riuscito con la sua capacità a gestire un gruppo. Avevamo al massimo 10 palloni, qualche casacca e poco più. L’arma era la passione, la voglia di fare, nelle difficoltà siamo riusciti a fare cose interessanti. La forza del mister era conoscere tutti i giocatori della categoria, di ogni squadra. Sapevamo sempre chi dovevamo affrontare e come. Non esisteva tattica, livelli di gioco: chi era più bravo la vinceva. Il calcio ora è totalmente diverso”.
Marco Tarasconi: “Tra di noi non dico che siamo come fratelli ma parenti: il mister è artefice del gruppo, se non hai una guida, il gruppo non cresce, eravamo ragazzini. Il calcio è passione e le vittorie creano entusiasmo. Lo Spezia non molla niente, sempre in pressione e la gente vuole questo. Noi, a nostro tempo, eravamo riusciti a creare lo stesso entusiasmo. Noi ci allenavamo dietro alla lunetta della Curva Ferrovia, ora ci sono tanti collaboratori, il mister aveva poca gente. Insegnamento del mister per me, come allenatore, è stato fondamentale. In quel gruppo in tanti sono finiti a fare gli allenatori”.
Maurizio Rollandi: “Ringrazio il mister perchè è il primo che mi ha lanciato titolare. Io sono stato allenatori dei portieri e quello che ho imparato è che se tu non crei rapporto con il giocatore, non riesci a fare niente. Se non si prepara un portiere, poi le cose si vedono. Nel calcio, aldilà dell’aspetto tattico e tecnico, le squadre vincono perchè hanno costruito un gruppo forte: a Spezia ho giocato ma mi hanno aiutato tantissimo. E’ il presupposto fondamentale per vincere la forza del gruppo, la coesione, sennò la squadra non va. Questo Spezia ha molte affinità con quello vecchio: la gente non va via prima che la partita finisca quasi come se si tutti sapessimo che la squadra segnerà all’ultimo minuto”.