Tempi duri, per la sinistra italiana. I suoi rappresentanti, messi a dura prova da una lunga crisi dell’economia che ha accresciuto le disuguaglianze, e da una parallela crisi della politica che ha visto svilirsi il ruolo dei partiti e crescere sempre più il divario tra governanti e governati, sono a corto di un pensiero strategico: sembrano avere smarrito il nesso tra lo studio della realtà e la sua trasformazione. Da troppo tempo manca una visione, che sappia precedere e accompagnare l’azione politica. Nella sua elaborazione e iniziativa di questi anni Fabrizio Barca, economista ed esponente del Forum Diseguaglianze Diversità, ha provato ad affrontare il problema di una strategia d’insieme di cui si dovrebbe dotare il soggetto politico che volesse essere artefice di una trasformazione all’altezza delle sfide del presente.
Barca ne ha parlato nell’incontro tenutosi venerdì scorso a Sarzana sul tema “Essere e agire di sinistra”, quarto del ciclo “Socialismo e democrazia, uguaglianza e libertà. Storie, riflessioni, speranze”, organizzato dall’Associazione Culturale Mediterraneo e dal Circolo Pertini. Era presente la folla dalle grandi occasioni, che ha partecipato attenta e attiva: tra i tanti l’on. Andrea Orlando, la consigliera del Movimento 5 Stelle e candidata a sindaco di Sarzana Federica Giorgi, esponenti di Pd, M5S, sinistra radicale, sindacati, associazioni, e soprattutto molte persone impegnate nel civismo e nel volontariato. Correlatori Marco Baruzzo, vicepresidente del Circolo Pertini, e Luca Comiti, segretario della CGIL spezzina.
Per un disguido dovuto ai gestori della sala, purtroppo non è stata aperta la piena capienza di tutta l’area delle conferenze. Solo cento persone hanno trovato posto a sedere, molte decine si sono dovute accontentare di stare in piedi o di ascoltare dal loggiato di accesso.
I principi di fondo per “essere e agire di sinistra” sono ad avviso di Barca cinque: “la centralità della persona e la reciprocità delle relazioni umane, contro ogni egoismo; il riequilibrio del potere, per affrontare e per intersecare le quattro forme di subalternità da cui emanciparsi: di classe, di genere, di razza e ambientale; il conflitto, il dibattito pubblico ed il necessario compromesso di sintesi; il sistematico contrasto della concentrazione del controllo; l’operare nel capitalismo, che è realtà storicamente determinata, malleabile, dentro cui è possibile costruire forme alternative”.
Sulla base di questi principi il Forum Disuguaglianze Diversità, inusuale incontro tra i saperi delle organizzazioni di cittadinanza attiva e quelli di molti studiosi, ha formulato molte proposte concrete. Quella, ad esempio, di “ridare al lavoro una voce nel governo delle imprese, attraverso la creazione di consigli del lavoro e della cittadinanza”. O quella di “realizzare un hub europeo nel campo della salute che faccia non solo ricerca ma anche sviluppo delle terapie e dei prodotti, altrimenti i sistemi sanitari nazionali dovranno affrontare prezzi talmente elevati da non poter più assicurare una salute universale”.
Barca si è poi soffermato sulla svolta necessaria nelle politiche economiche: “Vedo grandi iniezioni di risorse pubbliche nel sistema, ma non una strategia per usarle. Guardiamo alla transizione ecologica: l’Italia, dicono gli studi, è ben posizionata dal punto di vista industriale, ma non siamo mai tra i primi nell’assorbire la torsione tecnologica verde. Non vedo nel Pnrr la spinta verso quella parte straordinaria della piccola e media impresa che ha alta produttività e forti esportazioni. Vedo soldini un po’ per tutti, roba vecchia”.
Tante di queste cose, ha proseguito Barca, “succedono in Italia, ma sono frammenti che non fanno sistema”. La strada è “la ricostruzione di un soggetto politico che prenda la guida di un cambiamento radicale, re-intermediando le persone, e che, andando oltre la stagione gloriosa consumatasi sulle spalle della socialdemocrazia, e innestando nuovo pensiero nel meglio del pensiero del Novecento, trovi l’intersezione delle quattro tensioni primarie del vivere umano: di classe, di genere, ambientale e di razza”.
Dopo un’ampia discussione e gli interventi di Baruzzo e Comiti, Barca ha lodato “alcune esperienze fatte dal M5S che ha raccolto la bandiera di molte lotte sociali, che altri avevano lasciato cadere”, ha detto di riporre “grandi speranze nella novità introdotta dall’elezione di Elly Schlein alla guida del Pd”, ha parlato della necessità di “riunire la sinistra più radicale” (Potere al Popolo, Sinistra Italiana, Verdi). La sinistra deve unirsi e “ascoltare ed essere interprete di quanto il sindacato, le associazioni e i vari movimenti sanno oggi trasmettere”. Nessuna preclusione a priori: “Ma sulle proposte e sulle vertenze è difficile poter immaginare un rapporto con chi definiva innovativo Marchionne e conservatore il sindacato, o con chi ha varato misure di controriforma come il Job’s act e la cancellazione dell’art. 18 dello Statuto dei diritti dei lavoratori”.
Queste le parole conclusive: “Se si va alla radice del comune sentire, e dove c'è un comune sentire e lo si coglie, le differenze stratificatesi fra tante delusioni e piccole e grandi divisioni quotidiane, certo non scompaiono, ma possono essere viste con maggiore distacco e magari, chissà, diluite, in uno sforzo rinnovato e comune”.