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Sarzana ricorda Dino Grassi, ad un anno dalla morte In evidenza

sarà presentato il libro “Io sono un operaio. Memoria di un maestro d’ascia diventato sindacalista” e sarà inaugurata la mostra "Uomini e navi".

 

Dino Grassi sarà ricordato venerdì 24 maggio alle ore 17 a Sarzana, a un anno dalla scomparsa. L’iniziativa è organizzata dal Comune di Sarzana e dall’Associazione Culturale Mediterraneo. Interverranno Cristina Ponzanelli, sindaco di Sarzana, Egidio Banti, studioso di storia locale, Andrea Ranieri, saggista, e Giorgio Pagano.

Alle ore 17 verrà inaugurata, nell’atrio di Palazzo Civico, la mostra fotografica “Uomini e navi”.

Dino Grassi (1926-2023) è stato un operaio del Cantiere del Muggiano alla Spezia, per oltre dieci anni segretario della Commissione Interna. Fu poi consigliere regionale del PCI dal 1970 al 1980. In quella fase continuò a fare l’operaio. Nato a Massa, si trasferì prima a Pozzuolo, poi a San Terenzo. Dopo il matrimonio visse sempre a Sarzana, dove fu consigliere comunale e assessore, dal 1980 al 1985.La “memoria” annota la vita lavorativa di Grassi al Cantiere del Muggiano tra il 1940 e il 1980 del secolo scorso. La sua pubblicazione è stata curata da Giorgio Pagano, autore di un’intervista a Grassi e di una Postfazione che completano il libro.

Pagano ha curato anche la mostra “Uomini e navi”, che segue il filo narrativo della “Memoria”: l’infanzia e la gioventù di Dino, il primo affascinante incontro con le navi e con gli operai, il matrimonio e la vita familiare, le lotte in fabbrica, i vari e le trasformazioni del Cantiere, fino all’impegno in Regione.
“Il titolo ‘Uomini e navi’ – spiega Pagano – era uno dei due titoli proposti da Dino per la ‘Memoria’. ‘Io sono un operaio’ era la risposta che Dino dava quando gli si chiedeva l’identità. ‘Uomini e navi’ erano le due grandi passioni della sua vita: la sua classe, gli altri, gli oppressi in tutto il mondo, e i prodotti del lavoro, in cui lui e i suoi compagni si realizzavano come persone”.

“Io sono un operaio” ha suscitato interesse, nei giorni scorsi, anche a Carrara e ad Empoli. Alla presentazione a Carrara, organizzata da Spazio Alberica nell’ex ospedale San Giacomo, hanno partecipato Giorgio Pagano e Marcello Palagi, direttore di Ecoapuano. Palagi ha definito il libro di Grassi “molto ricco di implicazioni”: “è la storia di una persona ma anche di una comunità - quando la classe operaia aveva un’identità collettiva - ed è la storia di un cantiere e di un territorio, con un’attenzione sia alle lotte sociali sia alle tecniche del lavoro”. Pagano si è soffermato su quelli che ha definito “i punti chiave” che emergono dalla Memoria. Il primo è “lo stile di vita operaio, con una forte connotazione morale: correttezza, lealtà, equilibrio, maturità, capacità di autoeducazione civile, disinteresse personale, lotta alle ingiustizie”. Il secondo è quello delle “interrelazioni, connessioni e interscambi tra militanti e dirigenti, tra idee e azioni provenienti dal basso e indotte dall’alto”: il partito e il sindacato di allora erano “potenti strutture pedagogiche che influenzavano le persone, ma ne erano anche influenzate, come dimostrano tante vicende, dagli scioperi del 1944 a quelli del Sessantotto, in cui fu decisiva la spinta operaia spontanea dal basso”. “Di grande interesse – ha concluso Pagano – è infine il rapporto con il lavoro: Grassi e i suoi compagni sono “antagonisti al capitalismo” e “criticano il lavoro cattivo, cioè oppresso e sfruttato”, ma “amano il lavoro buono, cioè libero e cosciente, in cui realizzano se stessi”. Da qui l’urlo “Uomini sì bestie no!” nei cortei ma anche le pagine quasi liriche sul lavoro, “sulla musica e sulla poesia del legno” e la “seduzione per le navi, i vari, le macchine”.
Moltissimi gli interventi, anche sull’oggi, e sul come ridare voce e rappresentanza a un mondo del lavoro in cui, come scrive Grassi, “gli operai esistono e soffrono ancora” e devono avere la dignità di uomini.

“Io sono un operaio” è stato presentato con successo anche a Empoli, per iniziativa del Museo Remiero, fondato per volontà dei maestri d’ascia di Limite sull’Arno. Marzio Cresci, direttore del Museo, ha definito il libro di Grassi “un manifesto del lavoro di ingegno e creativo e per il rispetto e la dignità del lavoro”.

 

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