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Fammoni e Pagano: "Ridiamo valore al lavoro", incontro all'Urban Center

"Il lavoro ed il sindacato ieri ed oggi"

 

La CGIL e l'Associazione Culturale Mediterraneo hanno organizzato giovedì 26 gennaio la presentazione dei due Volumi del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello "Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia", a cui ha partecipato il presidente della Fondazione Di Vittorio Fulvio Fammoni. Il dialogo tra Giorgio Pagano e Fulvio Fammoni, incentrato sul tema "Il lavoro ed il sindacato ieri ed oggi", è stato introdotto dal segretario della CGIL spezzina Luca Comiti e moderato dal giornalista Marco Ursano.

Pagano si è soffermato sui caratteri delle lotte operaie degli anni Sessanta, sviluppatesi nel periodo 1960-1963 e poi, dopo una pausa a metà decennio, esplose nel biennio 1968-69: "erano lotte contro i bassi salari, l'ambiente nocivo, la mancanza di democrazia nei luoghi di lavoro".

"Il 'ritorno in fabbrica' del sindacato dopo la sconfitta degli anni Cinquanta – ha proseguito – affrontò i temi concreti della condizione operaia e della dignità delle persone. Dietro quelle lotte si scorge un senso di giustizia offesa, una sorta di 'economia morale', che si incontrò con la mobilitazione giovanile. Movimento operaio e movimento studentesco ebbero molti punti in comune: antiautoritarismo e critica al classismo; lotta morale per la dignità; fratellanza: voglia di essere liberi e voglia di stare insieme. Nelle occupazioni studentesche come nei cortei operai. Su queste basi ci creò l'osmosi in fabbrica tra la nuova e la vecchia generazione, tra i giovani arrabbiati, più colti, e i loro compagni più anziani, sopravvissuti alla discriminazione degli anni Cinquanta. Le contraddizioni di generazione e quelle di classe scoppiarono assieme e contemporaneamente e si mescolarono tra loro".

Fammoni ha concordato: "il collante di quelle lotte furono la dignità e la libertà del lavoro", e ci parla ancora oggi. "Il sindacato italiano – ha aggiunto – ha ancora una dimensione di massa e un forte tratto confederale: quello che nel corso della sua storia lo ha sempre contraddistinto come elemento di raccordo fra società e Stato – forse l'elemento che dà più fastidio –, estendendo progressivamente a tutti i diritti conquistati dal lavoro. Questo governo di destra non propugna l'inutilità del sindacato, ma pensa a organizzazioni meno autonome e con caratteristiche corporative, fino a richiamare per il loro futuro esperienze simili a Paesi con sindacati o solo collaborativi o solo di opposizione. Non è questa la nostra Storia e non vogliamo sia il nostro futuro. Per questo, valore sociale e costituzionale del lavoro, condizioni materiali dignitose, universalità dei diritti, ruolo dei contratti nazionali, assieme a un moderno concetto di rappresentanza assumono oggi un significato strategico". Al termine dell'incontro è stata consegnata una pergamena ai lavoratori iscritti alla CGIL protagonisti delle lotte degli anni Sessanta.

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