Lunedì 5 luglio alle ore 18 si terrà la prima presentazione “in presenza” -dopo quella on line del 19 febbraio scorso- del secondo Volume del libro di Giorgio Pagano e Maria Cristina Mirabello “Un mondo nuovo, una speranza appena nata. Gli anni Sessanta alla Spezia ed in provincia”, intitolato “Dalla Primavera di Praga all’Autunno Caldo”. Il secondo Volume contiene cinque Parti: Racconti. Luglio 1968-dicembre 1968; Racconti. 1969; Quel che resta di quegli anni; Immagini. Luglio 1968-dicembre 1972; Documenti.
L’incontro si svolgerà a “La Maggiolina-cibo, socialità, cultura, lo storico chiosco nel parco 25 Aprile”. Il chiosco, gestito dalla cooperativa sociale Lindbergh, ha, di recente, riaperto i battenti per offrire agli abitanti dei quartieri circostanti -e a tutta la città- un punto di ristoro ma soprattutto occasioni di socializzazione, di inclusione, di promozione culturale dando spazio e voce in primo luogo alle associazioni del territorio.
Alla presentazione interverranno Gianluca Solfaroli, storico e Vicepresidente dell’Associazione Culturale Mediterraneo, e Roberto Centi, docente e Consigliere regionale. Saranno presenti gli autori.
I testimoni che hanno collaborato al libro sono 341, a cui aggiungere i due autori.
“Caratteristica dell’opera -scrive lo storico Paolo Pezzino nella Prefazione- è lo spettro veramente impressionante degli argomenti trattati: non ci si limita infatti agli aspetti più evidenti delle lotte sindacali degli operai, del movimento degli studenti, dei rapidi mutamenti del mondo politico, ma si prendono in considerazione anche l’evoluzione del costume, della cultura artistica e musicale, dei quadri ideologici, delle pratiche religiose. I due Volumi sono poi corredati da importanti apparati: una cronologia internazionale e nazionale, oltre che locale, appendici documentarie, le schede biografiche dei testimoni, e le fotografie, che fanno parte a pieno titolo dell’interpretazione e della narrazione storiografica. In conclusione un’opera monumentale che restituisce alla Spezia, importante città industriale, il ruolo di primo piano che le spetta nel quadro dei sovvertimenti politico-sociali ed economici degli anni Sessanta.
Il secondo Volume si sofferma sulla “grande occupazione” delle scuole del dicembre 1968, sulla lotta per il Cantiere Ansaldo Muggiano e le dimissioni, per contrastarne la chiusura, del Sindaco Ezio Musiani, nonché su tutti gli altri avvenimenti del biennio: dagli scontri davanti al Liceo Costa alla notte della Bussola, dall’occupazione della SNAM alle lotte dei metalmeccanici fino alla strage di piazza Fontana, offrendo un ritratto compiuto della vita politica, sociale e culturale di tutta la provincia e anche, per molti aspetti, delle province limitrofe.
Scrivono gli autori nel retro di copertina:
“Negli anni Sessanta prese corpo, fino all’esplosione nel 1968-1969, una ‘rivolta etica’: una lotta antiautoritaria contro autorità a cui non si riconosceva più legittimità. Una contestazione della grande razionalizzazione autoritaria che negava autonomia, autorealizzazione di sé e dignità alla persona umana: allo studente della scuola nozionistica e gerarchica, che ossificava la cultura, come all’operaio della fabbrica fordista, nella quale i calcoli ingegneristici applicati ai tempi di produzione si sposavano con un comando brutale affidato all’onnipotenza ed alla prepotenza dei capi.
Si trattò di un movimento complesso, che aveva alle origini una miscela di sentimenti e di politica, un intreccio tra l’affermarsi di una volontà di autogoverno della propria vita e lo sviluppo di un’azione collettiva ispirata ai valori della libertà, dell’eguaglianza e della fratellanza. Protagoniste furono anche le giovani donne: all’insegna, in questa fase, più dell’emancipazione e della parità che della liberazione e della differenza. E tuttavia anche tali caratteristiche segnavano, per l’ampiezza delle ragazze coinvolte (che, in un certo senso, stimolavano la generazione delle madri), qualcosa di veramente nuovo.
Nel libro si delineano i tratti, riguardanti la cultura -si pensi all’importanza del linguaggio della musica- ma anche gli stili di consumo ed i comportamenti di vita, della comunità giovanile protagonista della ‘rivolta’. ‘Dio è morto’ fu anche il manifesto di questa comunità e della frattura giovani-adulti che si verificò. Era emersa una generazione, per molti aspetti diversa dalla precedente e da essa distinta, insoddisfatta del presente ma anche delle proposte di cambiamento indicate sia dal centrosinistra che dalla ‘sinistra storica’.
Il tentativo di questa generazione di costituire una ‘soggettività politica’ subì uno scacco. Ma le sue pulsioni vitali hanno lasciato segni che ci riguardano ancora”.