La festa di Avvenire a Lerici inizia sabato prossimo con la Messa solenne celebrata alle 18.30 dal vescovo Luigi Ernesto Palletti. La festa, giunta quest’anno alla quarantaquattresima edizione, conobbe un’anteprima. Era l’estate del 1975. Le elezioni regionali, svoltesi in tutta Italia a metà giugno, avevano segnato un forte aumento delle sinistre, pronte ad andare al potere in molte grandi città, Roma compresa. Il mondo cattolico, reduce un anno prima dalla cocente sconfitta nel referendum sul divorzio, sembrava disorientato, incapace di riprendere contatti veri con la gente. Qualcuno, però, cercava di correre ai ripari.
Così, mentre la parte più giovane e rinnovatrice della Democrazia cristiana, eletto segretario politico Benigno Zaccagnini, gettava le basi di quelle che sarebbero divenute le “feste dell’amicizia”, a Lerici un parroco, don Franco Ricciardi, decideva di realizzare una sorta di “festa popolare” proprio nel cuore della stagione turistica. Fu un successo, in un campo inesplorato, sino ad allora patrimonio quasi esclusivo delle sinistre, con le varie feste dell’”Unità” e dell’”Avanti”.
Di fatto, era un anticipo di quella che si sarebbe chiamata “nuova evangelizzazione”. A Lerici il nome “Avvenire” ancora non compariva. Sino al 1974 il quotidiano cattolico italiano, voluto da Paolo VI nel 1968, non era diffuso in Liguria, dove il cardinale Giuseppe Siri aveva mantenuto in vita l’antica e gloriosa testata cattolica locale, “Il cittadino”, presente alla Spezia con una pagina quotidiana. Nel 1974, però, “Il cittadino” dovette chiudere per motivi economici, e ciò aprì la strada ad “Avvenire”, sostenuto con forza dal nuovo vescovo Siro Silvestri, insediatosi nell’ottobre 1975. Nel febbraio 1976 usciva per la prima volta la pagina domenicale “Spezia 7”, mentre un gruppo di lavoro coordinato da don Angelo Fontanella si occupava della distribuzione capillare nelle parrocchie.
Di lì a trasformare la festa popolare di Lerici in festa di “Avvenire” il passo fu breve, potremmo dire naturale. A fine luglio tutto era pronto, e prese così il via l’avventura proseguita sino ad oggi. A monsignor Franco Ricciardi subentrò, dal 1993 al 2010, il cugino monsignor Carlo Ricciardi, e dopo di lui il parroco attuale don Federico Paganini. Diversi, da quel lontano 1976, sono stati i vescovi diocesani, e numerosi, a Milano, i direttori del quotidiano cattolico, da Angelo Narducci, al cui nome – dopo la prematura scomparsa nel 1984 – don Franco volle venisse intitolato il premio tuttora conferito ogni anno, sino a Marco Tarquinio. La formula, con gli arricchimenti legati alle nuove esigenze e alle nuove tecnologie, è sempre rimasta inalterata: un insieme di eventi di cultura, di fede, di sano benessere, aperti a tutti, e mai invasivi. Il rispetto di tutti è uno dei grandi “segreti” della festa, così come la chiarezza nella propria impostazione e il desiderio, per quanto possibile, di trasmettere una passione: quella per un “incontro” che è anche scelta di vita.
Testo di Egidio Banti